La Nazionale del Nizza festeggia la vittoria della ConIFA del 2014

Di altri Balotelli e di altri Mondiali

Francesco Caremani

Non solo il Brasile. Esistono anche i tornei di quelle regioni o Paesi non affiliati alla Fifa. E che cercano un'affermazione politica oltre che sportiva.

Enoch Barwuah è il fratello naturale di Mario Balotelli, entrambi giocano a calcio ed entrambi hanno preso parte a un Mondiale, con la differenza che quello più famoso è uscito al primo turno con l’Italia, mentre Enoch con la Padania solo ai quarti, contro la Contea di Nizza che poi ha vinto la finale, superando ai calci di rigore l’Isola di Man. Appena un mese fa, infatti, a Östersund, nel nord della Svezia, si è svolta la Coppa del Mondo ConIFA, il torneo iridato di quelle regioni o Paesi non affiliati alla Fifa, ma che cercano un’affermazione di sé (prim’ancora che sportiva) attraverso il calcio. Si trattava solo della prima edizione, ma precedentemente c’erano state manifestazioni come la Coppa del Mondo VIVA (vinta da Lapponia, Padania tre volte e Kurdistan; nel 2008 e nel 2010 c’è stata anche la versione femminile); l’ELF Cup (un’unica edizione nel 2006 vinta da Cipro Nord); la FIFI Wild Cup (sempre 2006 e sempre Cipro Nord); la Coppa UNPO (vinta nel 2005 dalle Molucche Meridionali, 3-1 contro la Cecenia) che hanno visto la partecipazione, più o meno, delle stesse rappresentative.

 

Organizzata dalla Lapponia, la Coppa del Mondo ConIFA è stata disputata nel giro di una settimana (1-8 giugno). Catalogna e Rapa Nui hanno declinato l’invito insieme con Québec e Zanzibar, prontamente sostituite da Contea di Nizza e Ossezia del Sud. Tutte le partite sono state disputate nella Jämtkraft Arena, stadio dove giocano varie squadre locali con una capienza di circa 6.600 spettatori, in una località famosa per lo sci nordico che nella sua storia ha ospitato competizioni internazionali di biathlon, sci di fondo e alpino. L’Aramea e il Kurdistan hanno eliminato i Tamil Eelam, Abcasia e Occitania i padroni di casa della Lapponia, Padania e Ossezia del Sud il Darfur, l’Isola di Man e la Contea di Nizza il Nagorno Karabakh.

 

Nella Padania, oltre a Enoch Barwuah (AC Vallecamonica), che ha segnato tre gol, si sono messi in evidenza anche l’attaccante Matteo Prandelli, ex Siena, Como e Messina, che gioca in Albania con il Kukësi, Marco Garavelli (Pro Dronero) e Giacomo Innocenti (Acqui Calcio). Ma l’attacco più forte del torneo non è bastato contro la Contea di Nizza che nei quarti ha avuto ragione dei padani per 2-1, proprio la squadra nizzarda ripescata all’ultimo momento per fare numero, un po’ come la Danimarca del 1992. La Contea di Nizza ha poi stracciato l’Ossezia del Sud in semifinale (3-0), per ritrovarsi in finale contro l’Isola di Man che nel girone l’aveva battuta per 4-2. Una finale dura e senza gol, decisa solo ai rigori dove la Contea s’è dimostrata più fredda dell’Isola, vincendo 5-3 e aggiudicandosi la Coppa del Mondo di quei Paesi, regioni, comuni, quartieri non riconosciuti dalla comunità internazionale, sportiva e politica.

 

Sentirsi eroi per un giorno, di un Paese che non esiste sulle cartine e, spesso, nemmeno nei libri di storia. È questo che spinge alcuni giocatori, pure ex professionisti di buon livello, a cimentarsi in un torneo all’estrema periferia del football. C’è chi viene da guerre fratricide, chi da terre bibliche, come l’Aramea, in cui giocano tra gli altri i siriani e gli assiri scappati dal loro Paese e rappresentati da due squadre svedesi che in tempi diversi hanno militato nel massimo campionato scandinavo (Syrianska e Assyriska, entrambe di Södertälje, sobborgo industriale di Stoccolma). Tra i giocatori che si sono cimentati in queste “coppe minori” colpisce la storia del centrale difensivo Mansour Assoumani Gammali, calciatore maliano nato in Francia da genitori originari delle Isole Comore. Cresciuto nelle giovanili del Montpellier, ha giocato anche con Leeds United, Wrexham e Stockport County. Nel campionato dell’University of Central Lancashire c’è addirittura una squadra che porta il suo nome: Assoumani Thistle FC. Non saranno mai come Neymar e Messi, non avranno mai le copertine di Rodriguez e Lukaku, ma se il calcio è una terra straniera loro ne sono cittadini a pieno titolo.

 

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