Foto tratta dal sito della Conifa

I delegittimati del gol

Paola Peduzzi
 #Abkhazia2016. I sogni, gli assenti e i dispetti della Coppa del mondo di calcio dei popoli senza stato. La prima edizione è stata inaugurata due anni fa, però le squadre che si presentano cambiano, mai per un riconoscimento internazionale, ma per difficoltà organizzative o perché i paesi ospitanti non sono facilmente raggiungibili.

Il gol più bello finora l’ha segnato il peshmerga curdo Hunar Ahmad, centrocampista, al 77’ del secondo tempo, nella partita contro il Székely Land, la Terra dei siculi della Transilvania, che ha aperto sabato la Coppa del mondo di calcio dei popoli che non sono riconosciuti dalla Fifa né dagli stati in cui abitano. I curdi sono in formissima e sono dati per favoriti – hanno dedicato la loro vittoria alle forze peshmerga che combattono per noi contro lo Stato islamico – anche se la Padania, che è in testa nel ranking della Conifa, questa Fifa dei delegittimati, è già indispettita dal pregiudizio positivo sui curdi: i più forti siamo noi, dice, anche se la prima partita contro il Cipro del nord è andata male (alla seconda giornata la Padania ha reagito con grinta e ha rifilato sei gol alla Rezia, in quel che è considerato il derby subalpino). I detentori del titolo, gli atleti della Contea di Nizza, quest’anno però non giocano: “Disfunzionalità organizzative” è la motivazione ufficiale.

 

Questa competizione mondiale – hashtag #Abkhazia2016 – è stata inaugurata due anni fa, però le squadre che si presentano cambiano, mai per un riconoscimento internazionale sia chiaro, ma per difficoltà organizzative o perché i paesi ospitanti – quest’anno è l’Abkhazia – non sono facilmente raggiungibili: l’Isola di Man, per esempio, non è potuta venire perché il governo inglese, che ha giurisdizione su quest’isolotto del mare d’Irlanda, consiglia di non viaggiare in quel pezzo di Georgia che in realtà è un protettorato russo. L’Isola di Man ha in realtà anche un’altra offesa da digerire: è politicamente ben più indipendente di Gibilterra, eppure quest’ultima è stata accolta nella Uefa, e l’Isola no (nella Uefa è stato accolto anche il Kosovo, la decisione è stata molto contestata). Però alla Conifa World Football Cup del 2016 non si parla molto di riconoscimenti, se non a volte sugli spalti quando le tifoserie si accapigliano. Faide antiche o moderni battibecchi su legittimazioni mai arrivate: si parla soltanto di calcio.

 


La finale dei mondiali del 2014


 

Il cuore calcistico fogliante è un po’ diviso. I curdi sono i nostri preferiti, non potrebbe essere altrimenti (se dovesse un giorno giocare la squadra della Crimea ci sarebbero dissapori redazionali ben più grandi), ma quest’anno per la prima volta si è presentata la squadra del Somaliland, che è uno dei rari pezzi di mondo in cui l’islam radicale non attecchisce e anzi viene respinto con forza. Il Somaliland è partito male, ma sta recuperando, e dalle nostre parti la tifoseria si sta entusiasmando.
 

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  • Paola Peduzzi
  • Scrive di politica estera, in particolare di politica europea, inglese e americana. Tiene sul Foglio una rubrica, “Cosmopolitics”, che è un esperimento: raccontare la geopolitica come se fosse una storia d'amore - corteggiamenti e separazioni, confessioni e segreti, guerra e pace. Di recente la storia d'amore di cui si è occupata con cadenza settimanale è quella con l'Europa, con la newsletter e la rubrica “EuPorn – Il lato sexy dell'Europa”. Sposata, ha due figli, Anita e Ferrante. @paolapeduzzi