La Roma si ferma a un gol dalla rimonta. Liverpool in finale

I giallorossi battono gli inglesi per 4-2, ma non basta. I Reds voleranno a Kiev dove incontreranno il Real Madrid che martedì ha eliminato il Bayern Monaco

Giovanni Battistuzzi

C'è Edin Dzeko, c'è Radja Nainggolan, due volte, c'è un autogol di James Milner, ma c'è pure Sadio Mané e Georginio Wijnaldum, e questo basta a rendere la vittoria della Roma all'Olimpico inutile. Perché tra il 4-2 del ritorno e il 5-2 dell'andata c'è un gol di differenza, uno di troppo subito, uno mancante all'attivo. E questo basta per scordarsi la finale di Champions League a Kiev contro quel Real Madrid che per il terzo anno di fila raggiunge la finale e per il terzo anno di fila con Zinedine Zidane in panchina.

 

La Roma deve rammaricarsi per gli errori difensivi per quei due vantaggi regalati ai Reds, prima della ribalta finale, prima di quello che sembrava un'altra rimonta incredibile stile Barcellona. Niente da fare però. Un palo, un rigore che forse c'era lasciano a terra i giallorossi, ma sono gli errori dietro che fanno mangiare le mani a Eusebio Di Francesco. Perché la Roma c'era, ha giocato bene, ma ha sbagliato troppo e contro una squadra quadrata e che utilizza il contropiede in modo eccellente come quella guidata da Jürgen Klopp, sono regali che nessuno si può permettere di fare.

 

E così la storia bella della Roma in Champions finisce, forse in modo triste, sicuramente in modo orgoglioso, perché la squadra si è battuta, ha lottato, ha fatto il suo, ha sbagliato certo, ma ha sempre provato a ribaltare quello che sembrava già scritto. I tifosi ieri hanno applaudito gli uomini che dal campo uscivano sconsolati. Applausi meritati.

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