Il ct dell'Italia, Luigi Di Biagio (foto LaPresse)

Guardate l'età media di Inghilterra e Italia e capirete tutto sulla partita di oggi

Jack O'Malley

Stasera a Wembley gli inglesi fanno allenamento per il Mondiale

Londra. Guardate l’età media delle due squadre, e capirete molto, se non tutto. Questa sera a Wembley l’Inghilterra farà un po’ di riscaldamento in vista dei Mondiali contro l’Italia. Più del ranking, delle bacheche, della storia, dei convocati e degli allenatori, l’età media delle due squadre è come il tappo delle bottiglie di vino da annusare per capire se stiamo per bere aceto o roba buona. 24,8 anni la Nazionale inglese, 28 quella italiana. Una delle due arriva da un percorso travagliato a livello manageriale ma quasi immacolato a livello sportivo, con la qualificazione mai a rischio e un gruppo che è cresciuto e migliorato negli ultimi due anni. L’altra è al suo anno zero, reduce da un’imbarazzante eliminazione, ma soprattutto da mesi di proclami sulla necessità di fare tabula rasa, ricominciare da capo, ricostruire con facce nuove e forze fresche. Una è il frutto del campionato più bello del mondo, l’altra di una imitazione a bassa risoluzione in cui la corsa al titolo è ancora virtualmente aperta solo perché la prima in classifica ha rallentato un poco dopo sei scudetti consecutivi. In una delle due squadre il giocatore più rappresentativo della storia della sua Nazionale, Wayne Rooney, ha lasciato un anno fa, a 31 anni. Nell’altra il capitano storico, Gigi Buffon, ancora spadroneggia a 40 anni suonati pur avendo versato lacrime amare in diretta tv annunciando il suo addio alla Nazionale dopo l’eliminazione dai Mondiali, e si offende anche se qualcuno glielo fa notare (non certo i giornalisti sportivi che fanno le pagelle, i quali gli darebbero 7 anche in caso di svenimento su retropassaggio di un compagno).

 

Non ho visto Argentina-Italia, c’è un limite anche al masochismo, ma ho letto che le riserve di una squadra che non vince un Mondiale dal 1986 (sì, lo so, sempre da meno tempo di noi) hanno passeggiato sui resti di un gruppo che doveva essere azzerato e invece è ancora lì a fare danni allo sport più bello del mondo. Questa sera ci racconteremo, ma soprattutto vi racconterete, che Inghilterra-Italia è comunque una sfida suggestiva e dal sapore antico, ricorderete il gol di Capello e quello di Zola, ce li sfracasserete ancora una volta con la storia delle due squadre e dei tre allenatori italiani ai quarti di finale di Champions, ma quando l’arbitro fischierà la fine della partita vi sveglierete di nuovo tutti sudati e con l’imbarazzo della scelta su come occupare quelle quattro settimane a cavallo tra giugno e luglio prossimi. Per noi sarà come allenarci contro Malta, Gibilterra o il Lussemburgo, senza offese per questi paesi ovviamente. Per voi una emozionante gita fuori porta. Ma non disperate, da una rapida occhiata ai siti dei giornali sportivi italiani ieri ho capito al volo che il futuro della Nazionale italiana è roseo e pieno di speranza. A proposito di volti nuovi e forze fresche, mentre il giovane Claudio Ranieri come un Cottarelli del calcio si diceva disponibile, il capo degli allenatori italiani, Renzo Ulivieri, parlando direttamente dagli anni Settanta diceva – evidentemente prima che gli suggerissero di posare il fiasco – che per lui l’Italia deve ripartire da Cesare Prandelli. Cazzata per cazzata, e bollito per bollito, perché non direttamente da Giampiero Ventura?

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