In una notte genovese Pellegri anticipò pure il grande Piola

Leo Lombardi

Al Ferraris contro la Lazio il ragazzo del Genoa diventa il più giovane calciatore a segnare una doppietta nella serie A. Storia di un predestinato

Avrebbe potuto frantumare il primato di debuttante più giovane in Italia, non gliene hanno dato la possibilità. Il 15 maggio 2016 il Genoa chiude il campionato in casa contro l'Atalanta, tipica partita di un tranquillo finale di stagione. Da tempo Enrico Preziosi racconta di avere tra le mani un calciatore che considera un fenomeno. Si chiama Pietro Pellegri, il presidente rossoblù lo considera il nuovo Messi, “ma spero che non mi senta, altrimenti si monta la testa”. Gian Piero Gasperini lo ha appena chiamato per una partitella di metà settimana con il Casale, tutti pensano a una replica in campionato. In caso di esordio Pellegri, nato il 17 marzo 2001, demolirebbe il record di Amedeo Amadei, il “fornaretto” della Roma, che aveva debuttato a 15 anni e 280 giorni. Non se ne fa nulla, visto che non viene nemmeno convocato. A metterci una pezza ci pensa Ivan Juric all'ultimo giorno utile: se il primato non è in solitaria, che almeno sia in coabitazione. Così Pellegri debutta in serie A in trasferta con il Torino il 22 dicembre 2016, quando ha la stessa età di Amadei.

 

Un filo giallorosso che lo guida fino al 28 maggio, un'altra ultima di campionato. A Roma basta citare quella cifra e quel mese e tutti sanno dirti che pomeriggio fosse. Quello dell'addio al calcio del Capitano, di Francesco Totti. Una giornata di lacrime e applausi che fa passare in secondo piano il primo gol di Pellegri in serie A. Arriva a 16 anni e 72 giorni, ma non gli basta per il primato, visto che ancora Amadei e anche Gianni Rivera hanno fatto meglio di lui. Serve uno step ulteriore e questo arriva domenica sera. Due reti contro la Lazio che non evitano la sconfitta al Genoa ma che consentono a Pellegri di realizzare – a 16 anni e 112 giorni – la doppietta più giovane della storia del nostro campionato, battendo un monumento come Silvio Piola. Gol da centravanti vero: il primo sfruttando un errore della difesa, il secondo andando in spaccata feroce su un cross. E con caratteristiche da centravanti vero, di un ragazzo di quasi 191 centimetri di altezza e un'ottantina di chili di peso.

 

Sono numeri che non c'entrano nulla con il Messi citato da Preziosi, come non c'entrano le caratteristiche tecniche, completamente differenti e imparagonabili. Ma se si parla di precocità, allora è un altro discorso. Perché Pellegri non ha bruciato le tappe solo tra i grandi: lo ha fatto fin da ragazzino, abituato a lottare contro gente con un paio di anni in più di lui. Sempre sotto gli occhi di Michele Sbravati, il responsabile del settore giovanile che ha reso il Genoa una macchina capace di produrre talenti in serie (basti elencare Perin, El Shaarawy, Sturaro oppure Mandragora), facendoli crescere con radici ben salde in Liguria. La preferenza verso giocatori nati sul territorio è diventata sempre più una scelta precisa e vincente di cui Pellegri, genovese e genoano a tutto tondo, è oggi l'immagine simbolo in attesa che lo affianchi Eddy Salcedo, sedici anni come lui e genovese come lui, nonostante il cognome (i genitori sono colombiani). Nelle giovanili hanno fatto sfracelli in attacco, unendo la fisicità di Pellegri alla velocità di Salcedo. In estate l'Inter, anche per un gioco di bilancio legato al fairplay Uefa, li avrebbe voluto entrambi per un'operazione intorno ai sessanta milioni, molto rumorosa vista la loro età. Non se ne è poi fatto nulla, oggi Milan e Juventus restano vigili. Nell'attesa Pellegri si gode il Genoa, con due reti da realizzare sotto la Nord – cuore del tifo rossoblù – e da festeggiare abbracciando papà Marco, team manager di Juric: “Peccato solo non poter fare il figo a scuola”, ha osservato a fine partita. Non perché l'abbia lasciata, ma perché deve studiare al pomeriggio, da privatista, da solo. E solo a questo punto ti rendi conto di aver di fronte un ragazzino.