Dopo 30 anni Kyrgios a Wimbledon nel segno di Cash

Stefano Priarone

Il ventiduenne australiano ha la stessa età del suo connazionale quando, nel 1987 trionfò, a Londra contro Lendl. Ha poche chance di emularlo ma il tennis ha bisogno di bad boys come loro

Un simpatico pirata contro un guerriero freddo e invincibile. La finale di Wimbledon di trent'anni fa sembra un blockbuster d’azione. Nel 1987 si affrontarono il ceco Ivan Lendl, classe 1960 che da tre anni, dalla caduta di John McEnroe dominava il tennis con il suo gioco solidissimo e la sua preparazione atletica all’epoca insolita, e uno che sembrava scappato da casa. Il suo avversario era l’australiano Pat Cash, classe 1965 che si era messo in luce tre anni prima con le semifinali sempre ai Championships e agli Us Open, ma che era sceso molto in classifica a causa di vari infortuni. A Lendl mancava solo Wimbledon delle quattro prove del Grande Slam, aveva già vinto Roland Garros, Us e Australian Open, sembrava favorito per la finale dove non incontrava il lanciatissimo tedesco Boris Becker, che a meno di vent’anni, aveva già vinto due Championships, ma che quella volta aveva perso al secondo turno.

Il ceco rimase però stregato dallo splendido serve and volley di Cash e dai suoi pallonetti vincenti e perse in tre set. Lendl non vincerà mai Wimbledon, e si ritirerà con questo rimpianto. Cash non vincerà altri Slam ma poco gliene importerà, il suo fu un torneo leggendario. La sua bandana a scacchi da pirata da quel momento in poi entrò nell’immaginario tennistico.

 

 

Sembra venuto dagli anni Ottanta il connazionale di Cash Nick Kyrgios, classe 1995 (padre greco, madre malese), senz’altro la più interessante fra le nuove promesse del tennis. Non solo perché sa fare di tutto con la palla (servizio, passanti, gioco di volo, che però pratica meno di quanto potrebbe) e ha già battuto Roger Federer, Rafa Nadal e Novak Djokovic. Ma perché è lontano dal campione robotizzato contemporaneo.

 

I sette Slam di John McEnroe impallidiscono di fronte ai (finora) diciotto di Federer e ai quindici di Nadal. Adesso un campione è anche un grandissimo atleta. Cristiano Ronaldo a trentadue anni ha una prestanza atletica impensabile in passato. Michel Platini, che a quell’età si è ritirato ha detto a Claudio Gaudino, decano dei preparatori atletici della Juventus: “Voi preparatori mi avete accorciato la carriera di tre anni”.

  

 

Il campione adesso deve concentrarsi solo sullo sport, ed è molto politicamente corretto. McEnroe, Maradona, Platini non erano certo grandi atleti, ma trasudavano carisma. Cash, poi, era politicamente scorretto ante litteram. Negli anni Ottanta diceva: “Il tennis femminile sono due set di immondizia che durano appena mezz'ora” attirandosi le ire delle femministe.

Kyrgios, suo degno emulo, due anni fa al torneo di Montreal disse al suo avversario Stan Wawrinka: “Mi spiace dirtelo ma il mio amico Kokkinakis ha fatto sesso  con la tua ragazza”. Potrebbe anche darsi: Donna Vekic, la ragazza di Wawrinka è stata compagna di doppio misto di Thanasi Kokkinakis, altro australiano di origine greca, ma non è certo una frase da pronunciare, non lo era trent’anni fa e non lo è nemmeno adesso.

 

Nel 1987 il tennis era dei ragazzini ma tra questi resisteva il “grande vecchio” Jimmy Connors, classe 1952 che arrivò in semifinale a Wimbledon battuto proprio da Cash (quattro anni dopo, alle soglie dei quaranta sarà protagonista agli Us Open arrivando in semifinale). Sconfitto dichiarava: “Non posso pensare a trent'anni di essere ancora su un campo da tennis. Preferirei essere su una spiaggia a bere birra con gli amici”.

Anche Kyrgios non pensa di aver una lunga carriera, non ama particolarmente il tennis e non è un forzato dello sport come tanti suoi colleghi. Tre mesi fa gli è morto il nonno e ha saltato per lutto i primi tornei su terra rossa. Senza rimpianti, ha altre priorità.

 

Cash, appena battuto Lendl fece la storia con la famosa scalata della tribuna di Wimbledon per andare da familiari e staff, compiuta per la prima volta da lui e in seguito imitata da tanti altri. Kyrgios può permettersi di replicare “se lo sogna” a McEnroe che si offre di fargli da allenatore. Sono entrambi dei “cattivi ragazzi” dello sport. Li immagini in una Jacuzzi a bere birra e cocktail vari circondati da ragazze, non ad allenarsi.

 

Negli anni Ottanta Kyrgos, un po’ truzzo e anticonformista anche nel look, dalle pettinature all’enorme croce ortodossa che porta sempre durante le partite, sarebbe stato popolarissimo. Adesso è spesso preso di mira dagli alfieri del politicamente corretto. A Wimbledon, che inizierà domani 3 luglio, non è certo favorito (molti pensano a una finale fra gli eterni Federer e Nadal) anche perché reduce da un infortunio che lo ha fatto scendere al numero 20 del ranking. Ma ha ventidue anni, e spesso un giocatore nell’anno dei ventidue ha vinto il torneo (è successo a Connors, Borg, McEnroe, Cash, Edberg, Becker, Agassi, Sampras, agli stessi Federer e Nadal). Chissà che non  possa interrompere questa annata di gerontotennis dove vincono solo gli over 30.

 

Non sappiamo se adesso, come succedeva all’epoca con Cash, ci siano tredicenni verginelli  e ancora sobri che si attaccano sulla racchetta adesivi con la scritta, in un inglese non perfetto “I heart fucking”  pensando a Kyrgios come a un modello. Ma sarebbe bello. Lo sport ha bisogno dei cattivi ragazzi. Se le brave ragazze vanno in paradiso e le cattive dappertutto, nello sport sono spesso i cattivi ragazzi a creare la leggenda.