L'effimera notorietà del finale di campionato

Leo Lombardi

Un'Inter sempre molto disponibile regala a Iemmello una doppietta e 15 minuti alla Warhol. A Palermo invece Lamanna sarà molto meno orgoglioso di ciò che ha fatto

Nulla regala notorietà come un finale di campionato. Obiettivi spesso raggiunti, giornate che si susseguono stancamente, partite senza stimoli, allenatori che aprono le porte della squadra titolare: si tratti di una vecchia gloria al passo d'addio oppure di giocatori che meritino una prima possibilità. Una notorietà spesso effimera, quei quindici minuti di gloria improvvisa un tempo attribuiti a Andy Warhol e oggi messi in discussione da un revisionismo citazionistico che cancella certezze acquisite. Nel 2011 Bari si infiammò per Francesco Grandolfo. Segnò tre reti nel 4-0 in casa del Bologna all'ultima domenica. Lo fecero passare per il nuovo Cassano (doveva compiere 19 anni), oggi gioca in Lega Pro nel Bassano.

 

Domenica è toccato a Pietro Iemmello, che ha trovato un'alleata preziosa nella sempre disponibile Inter. Due gol a San Siro per consentire al Sassuolo di vincere, per regalare ai tifosi nerazzurri l'ennesima giornata colma di domande sul significato dell'esistenza e per avere qualcosa da raccontare nel futuro che verrà. Due gol segnati da uno che non è più un ragazzino, visto che Iemmello ha compiuto 25 anni da poco. Una storia simile a quella di Gianluca Lapadula, con un inizio nel vivaio di una grande società (la Fiorentina invece della Juventus) che non si trasforma nel passaggio in prima squadra e il conseguente girovagare in provincia, nelle categorie inferiori, anche quando viene acquistato dallo Spezia. Un prestito continuo, fino a quando il centravanti non segna quaranta reti in due stagioni con il Foggia e la società ligure decide di tenerlo con sé. Meglio: vorrebbe tenerlo con sé, un desiderio che si scontra un'estate fa con la volontà di Iemmello, che pretende più soldi per restare. Una richiesta che si trasforma in cessione definitiva, vista la posizione ferma dello Spezia, che non solo lo manda al Sassuolo ma suggerisce anche che non venga ceduto in prestito in serie B, per non ritrovarlo sulla propria strada. La condizione avrebbe potuto trasformare Iemmello in uno buono per le amichevoli infrasettimanali e invece si è rivelata la sua fortuna. Il Sassuolo ha prima ceduto chi pensava fosse un esubero in attacco (vedi Falcinelli e Trotta), poi si è trovato a gestire parecchi guai fisici o cali di forma in prima linea. Iemmello ha conquistato la fiducia di Di Francesco, ripagata con tre gol in due giornate contro squadre non banali per lui: la Fiorentina in cui è cresciuto e l'Inter per cui tifa. E gli applausi di San Siro, al momento del cambio, hanno reso ancor più indimenticabili i suoi 15 minuti alla Warhol.

 

Allo stesso modo rischia di diventare indimenticabile il finale di campionato di Eugenio Lamanna. Di professione fa il portiere, anagraficamente (28 anni da compiere ad agosto) si trova nell'età di mezzo per chi ha scelto questo ruolo. Ovvero: si deve decidere se passare dall'anonimato di una panchina, ancor più rigida rispetto a un giocatore di movimento, a un orizzonte di gloria. Lamanna questa possibilità l'ha avuta nel Genoa. Pur in un'annata storta, spesso non ha fatto rimpiangere Mattia Perin, messo fuori causa da un altro grave infortunio. Ha saputo persino sopravvivere alle scelte balzane di Andrea Mandorlini, tecnico chiamato e poi cacciato per riprendere Ivan Juric, che aveva ripescato tra i pali Rubinho, uno che aveva giocato la sua ultima partita nel Torino sei anni fa e che in due uscite con il Genoa ha incassato otto gol, spesso in maniera goffa. Questo fino a domenica, fino alla trasferta di Palermo, una partita che i rossoblù non dovevano assolutamente perdere per non soffrire sul fondo nelle ultime due giornate. Sull'appoggio in area di Rispoli, Lamanna non respinge con i pugni ma prende saldamente il pallone con le mani, compiendo un mortale passo indietro. Tanto basta per superare interamente la linea bianca e regalare il più assurdo dei gol, con sconfitta inclusa. Anche questo da raccontare un domani, come Iemmello, ma con molto meno orgoglio.