Foto LaPresse

Al Giro i briganti beffano il gruppo. A Terme Luigiane vince Dillier

Giovanni Battistuzzi

Sullo strappo conclusivo lo svizzero regola in volata i compagni di avventura dopo duecento chilometri di fuga. In classifica generale non cambia nulla

Fuscaldo è un cucuzzolo, un manipolo di case che domina la costiera calabrese. Da un lato l’azzurro e il blu del mare, dall’altro il verde rossastro dei monti. In mezzo la strada, l’asfalto, che è salita, anche se solo per un paio di chilometri, che è gran premio della montagna, anche se siamo a 156 metri sul livello del mare, che è intermezzo perché l’arrivo è oltre venti chilometri dopo. Fuscaldo è passaggio e lo è sempre stato, fuga per molti e per anni. Da lì sono transitati gli avanguardisti oggi, Stuyven, Pöstlberger, Andreetta, Dillier e Pedersen, in cima e nell’ordine, intenti a imitare quel che per secoli hanno fatto gli abitanti del luogo: fare i bagagli e partire. Ma questa volta senza possibilità di scelta, perché la strada era quella tracciata. Senza poter prendere la via del mare, come Anton Calabrès che da Amantea (quaranta chilometri più a sud di Fuscagno) si era imbarcato per raggiungere con Cristoforo Colombo l’America, oppure la via dei monti, come Salvatore Giglio, di professione brigante. Quando lo catturarono vicino a Paola, interi paesi insorsero. Era il 1864, l’Italia unita da pochissimo, e il capo della polizia regia promise botte e arresti se non fosse tornata la calma. “Lo chiede il Re”, disse. “Del re non ci interessa, vogliamo Giglio”, rispose la popolazione. D’altra parte i briganti portavano da mangiare, lo stato no. E così quando il fuorilegge riuscì a scappare dalla prigione una settimana dopo Fuscaldo e i paesi vicini festeggiarono per giorni interi.

 

Oggi verso Terme Luigiane, la parte dello stato lo ha interpretato il gruppo, quello dei briganti gli avanguardisti. I primi a inseguire i secondi, i secondi a fuggire dai primi. Inseguimento lungo, complicato, vano. Perché la Calabria è terra di fughe e così dove andare a finire: al re hanno sempre preferito Giglio.

Sulla salitella che porta all'arrivo si sono così ritrovati in tre davanti a tutti. Lukas Pöstlberger il primo a incontrare sotto le ruote la strada salire, Silvan Dillier, il primo a scattare verso lo striscione d'arrivo, Jasper Stuyven, l'ultimo a tentare l'affondo. Lo sprint finale è attesa e studio, occhiate e tempismo, poi è scatto, è azzardo, è resistenza alla voglia di mollare. E' Dillier davanti a tutti, primo sotto lo striscione d'arrivo, primo successo al Giro. Al suo fianco Stuyven, quasi spalla contro spalla, ma abbastanza dietro per capire che l'occasione è perduta, per sedersi e sfogare la rabbia con un pugno sul manubrio. 

 

Arrivo: 1. Silvan Dillier, 2. Jasper Stuyven, 3. Lukas Pöstlberger, 4. Simone Andreetta

Classifica generale: 1. Bob Jungels, 2. Geraint Thomas a 6", 3. Adam Yates a 10".

 


Giro d’Italia fisso – La rubrica di Maurizio Milani


 

Non l’ho mai voluto dire per evitare il conflitto di interessi ma Beppe Martinelli (dell’Astana) è mio zio.

Di più su questi argomenti: