Com'è che in due settimane siete diventati tutti esperti di basket, tennis e ciclismo?

Jack O'Malley
Neanche questa volta ce l’avete fatta. Eppure mancava così poco. Bastava scollinare il giovedì, e si sarebbe potuto parlare senza problemi dell’attesa per il derby di San Siro.

Londra. Neanche questa volta ce l’avete fatta. Eppure mancava così poco. Bastava scollinare il giovedì, e si sarebbe potuto parlare senza problemi dell’attesa per il derby di San Siro (questa volta non leggeremo, dopo, che la Milano calcistica non è più quella di una volta?), della Juventus che vuole comunque essere quella da battere (capisco la fatica, in queste due settimane Tuttosport e compagnia hanno intervistato tutti gli ex giocatori bianconeri viventi).

 

Esaurite le lamentazioni per la Nazionale brutta e antipatica che però vince (capisco, vedendo Wembley pieno per l’inutile Inghilterra-Svizzera sarà venuta un po’ di invidia), bastava ricordarsi che domani torna il campionato. Invece no. Ci siete cascati di nuovo. La spasmodica ricerca di riempitivi vi ha fottuti ancora una volta. La pausa di campionato genera mostri, la maggior parte dei quali sono retorici: sono bastati quindici giorni di vuoto e tutti sono diventati esperti di tennis, basket e ciclismo. Giovedì era tutto un fiorire di articoli e commenti su quanto è bella l’Italia della pallacanestro, quanto sono brave le ragazze del tennis e quanto è eroico l’italiano che vince nel ciclismo, signora mia, altro che il calcio. Di colpo la Vuelta, di cui non è mai fregato niente a nessuno, è una corsa importantissima, le due brave trentatreenni in semifinale agli Us Open il simbolo della rinascita di questo sport tra i giovani italiani, e i ragazzi della pallacanestro la sola vera Nazionale che fa palpitare i cuori (e il rugby, con cui avete rotto le balle per anni, che fine ha fatto?). Ora io non credo che tutto ciò sia falso, arrivo da un paese dove ogni sport è una religione, ha importanza tutto l’anno ed è bello da guardare.

 

[**Video_box_2**]Osservo divertito però l’illogico paradosso per cui ci si ricorda di certe discipline e certi atleti solo quando combinano qualcosa durante le pause di campionato o in estate, e vengono subito additati come esempi fulgidi di purezza, contrapposti a quella zozzeria brutta sporca e corrotta che è ormai diventato il calcio. Non posso evitare di riempirmi di nuovo il bicchiere di brandy quando vedo che a moralizzare il paese troppo calciofilo e ad auspicare che i bambini di oggi si identifichino in Aru e Pennetta invece che Zaza e Verratti, siano le stesse testate che riempiono le pagine sportive di calcio calcio calcio e mettono le notizie di basket nei box bassi delle pagine pari. Mi rallegra il fatto che questo pienone di luoghi comuni si esaurirà tra due giorni, quando ricominceranno tutti i campionati di calcio europei (ci sarà gente che si farà venire le occhiaie a guardare repliche notturne della Eredivisie), Pennetta e Vinci saranno state eliminate, e la Vuelta dimenticata.