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Editoriali

In difesa di Raoul Bova

Redazione

Privacy fottuta. L’incredibile gogna contro l’attore a cui nessuno si ribella, mentre si compilano colonne di giornali sulle sue questioni private, piene di pettegolezzi e insinuazioni

Raoul Bova è un attore di successo e anche una brava persona: nel 2010 è stato nominato ambasciatore di buona volontà dalla Fao, durante l’emergenza Covid ha messo a disposizione dei volontari la sua masseria di Montalbano, ha aiutato la Croce Rossa a distribuire pasti e indumenti ai senzatetto di Roma. Di tutto ciò, però non parla nessuno, mentre si compilano colonne e colonne di giornali sulle sue questioni private, piene di pettegolezzi e insinuazioni e soprattutto di una valanga di registrazioni di conversazioni private e di email senza nessun rispetto per il suo diritto alla privacy. Sulla sua controversia sull’ex convivente, relativa all’affidamento delle figlie, deciderà la magistratura, ed è comprensibile che le vicende di una persona nota suscitino interesse. Però c’è un limite che dovrebbe essere rispettato. Non è vero, come si dice con superficialità, che l’esposizione mediatica derivante dalla popolarità cancella di fatto il diritto alla riservatezza sulle comunicazioni private. Quando una personalità nota si lamenta delle intrusioni indebite nella sua vita privata spesso si sente rispondere che è stato lui a scegliere di esporsi al pubblico e quindi non può rifiutare le conseguenze, come se fosse colpa sua.

E’ un modo diffuso di considerare la violazione dei diritti di un cittadino giustificata dalla sua esposizione mediatica per la professione che esercita, diffuso ma profondamente ingiusto. Nessuno dice che non bisogna dare notizia delle vicende personali quando arrivano a controversie giudiziarie, nessuno chiede la censura, ma infarcire la notizia con una gragnola di insinuazioni basate sulla diffusione indebita di conversazioni private è un’altra cosa. Si parla tanto di deontologia professionale dell’informazione, ma questo principio, ricordato anche da Sergio Mattarella nella cerimonia del Ventaglio, comprende anche il rispetto umano per le persone, per la loro sfera privata che deve essere trattata con forme che non tracimino, dall’informazione sui fatti, alla diffusione indiscriminata di registrazioni peraltro selezionate ad arte. Un principio che vale per tutti i cittadini e quindi anche per Raoul Bova.

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