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piano con i gradi

Cari meteorologi, datevi una calmata

Antonio Pascale

Le temperature non sono uniformi, nemmeno in un quartiere. Spesso si hanno picchi di pochi minuti, e le immagini di termometri che mettiamo in rete per dimostrare che fa caldo dovrebbero essere rispedite al mittente. In meteorologia (come nella scienza) sono necessari i distinguo: è questione di metodo

Credo, fortissimamente credo, al cambiamento climatico di origine antropica e proprio per quello vi dico: meteorologi, vi prego, datevi una calmata! Se ogni giorno arriva l’anticiclone africano di turno, mo’ si chiama Pluto domani in altro modo, e porta le temperature a 40 gradi, poi arrivano i negazionisti del cambiamento climatico. Ve scongiuro! A parte l’imprecisione, che qui siamo tutti attenti ai distinguo, però poi si parla di anticiclone africano come se piovesse. L’Africa è un gigantesco continente, andate in Sudafrica e vedete se lì c’è l’anticiclone africano Pluto o chi per lui. In meteorologia, come nella scienza, sono necessari i distinguo, è questione di metodo e di abitudine al metodo.

Ci vuole pazienza, umiltà, analisi dei dati, il coraggio di cambiare opinione a seconda dei dati, non di esprimerla per fare like. Siete scienza, statistica, osservazione, tecnologia, satelliti, isobare, modelli da verificare e integrare, non potete buttarla ogni volta sull’anticiclone di turno, e corredare il tutto con l’immagine dell’anziano che a 90 anni mette la testa sotto la fontana. Poi diventiamo tutti fan degli oroscopi e dei sensitivi. Che, voglio dire, siamo già sulla buona strada, ma perché accelerare in tal senso? Ora, mi occupo per lavoro da 36 anni di calamità naturali in agricoltura, conservo serie storiche secolari e ho imparato a capire la differenza tra la previsione e l’accertato. Faccio pure lo scrittore e sono abbastanza sicuro di poter dire una sola cosa sull’essere umano: ci crediamo chissà chi, avventurieri e santi, ma siamo invece un po’ coglioncelli, persone facilmente influenzabili, il nostro umore, le nostre scelte quotidiane sono più vicine a Leopold Bloom perso nella sua ragnatela emotiva a Dublino, che a chissà quale eroe con mente fredda e analitica. Perciò non aggiungete il carico da novanta. Andateci piano con le temperature, perché poi il percepito conta e ci porta a deliberare in maniera sbagliata perché pensiamo in maniera sbagliata.

Le temperature non sono uniformi, nemmeno in un quartiere. Spesso si hanno picchi sì, ma di pochi minuti, e le immagini di termometri che mettiamo in rete per dimostrare che fa caldo dovrebbero essere rispedite al mittente. Ma davvero considerate il termometro della farmacia come indicatore della cattiveria dell’anticiclone africano Pluto?  Ma poi, invece di sprecare energia nell’elaborare grafiche dell’Italia ustionata dal caldo, non sarebbe meglio realizzare oasi verdi in città? Non sarebbe utile studiare in maniera analitica, di tanto in tanto, per capire come funziona un sistema complesso e abituarci ai distinguo? O dobbiamo bearci della china su cui tutti scendiamo, dai terrapiattisti agli anticiclonisti al grido di a Pluto a Pluto? Abbiate rispetto per noi, persone influenzabili, insegnateci a misurare e non a buttare numeri a caso, come se l’Africa intera fosse piazza dei Cinquecento a Roma, tra l’altro mal cementata, là sì che si raggiungono i 45 gradi, non per Pluto ma perché non c’è l’ombra di un albero o uno straccio di idea per usare degli ombreggianti. Ma del resto, abituati a generalizzare, non ci ingegniamo più di tanto.

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