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Il bignami per le zozzerie

E venne il giorno in cui fu pubblicato il manuale per mettere le corna

Ester Viola

Nel suo libro Albert Arnaiz spiega come tradire e farla franca. Ma quando mai mettere le corna al proprio partner è stato un'impresa? Dopotutto, la storia del mondo è fatta di tradimenti 

Corsi per fare la valigia. Quella grande e quella piccola. Corsi per migliorare l’umore. Corsi per potenziare l’autostima, corsi per potenziare il portafoglio. Corsi per gestire il tempo, corsi per l’ansia, corsi per l’ambizione, corsi per arrivare pronti al matrimonio e corsi per divorziare bene e in tranquillità. Corsi pre parto. Corsi post parto. Corsi gestione adolescenti. Corsi per imparare a usare l’intelligenza artificiale. Corsi per non farsi accoppare dall’intelligenza artificiale. Corsi per comprare il mobiletto giusto da mettere in bagno, corsi per applicare il mascara. Non è rimasto un solo autodidatta al mondo. In nessuna specializzazione. Dateci qualcuno che dice “io lo so fare!” e lo pagheremo.

È il nuovo mercato, quello del ti-dico-come-si-fa. L’accompagnamento infermieristico alla vita s’è fatto mestiere interessante, segue l’economia dell’influencer e forse ne è il lucrativo ramo d’azienda che ci si poteva aspettare. Tanto si fanno i soldi coi corsi, coi manuali, col sostegno, che perfino un signore con jeans da gringo, giacchetta arancione aperol, mani in tasca e faccia da predone da bar può dirti di comprare il suo libro dove spiega come tradire e farla franca.  Si chiama Albert Arnaiz e ha pubblicato Shicret. Il bignami per le zozzerie. Neanche negli anni Novanta si sarebbero permessi. Ma perché, tradire era un’impresa? Quando mai? Ci è riuscito anche Fantozzi. È innamorarsi e restare insieme, che esigerebbe una Treccani.

In questi tempi di neoliberismo sentimentale che ci vuole? Tradiscono pure i chierichetti. Dal divano, sui social, con l’intenzione, con l’hotel, solo con le foto. Tradiscono senza conoscere chi c’è dall’altro lato della chat. Pagano gli abbonamenti premium sulle app. Un paio di ore di tregua dalla famiglia non si negano a nessuno, finché la commare non diventa un peso sul gobbo, pure lei con le pretese, petulante, di cattivo umore. È la moglie che rende sopportabile un’amante, dopo il viceversa dei primi tempi, ma quella è un’altra storia e la raccontiamo un’altra volta.

Pavese, in una delle lettere, concludeva così: “Ma dove andremo a finire, E.? C’è qualcosa di più assurdo dell’amore? Se lo godiamo fino all’ultimo, subito ce ne stanchiamo, disgustiamo; se lo teniamo alto per ricordarlo senza rimorsi, un giorno rimpiangeremo la nostra sciocchezza e viltà di non avere osato. L’amore non chiede che di diventare abitudine, vita in comune, una carne sola di due, e, appena è tale, è morto. A pensarci, si viene matti”.

Per non venir matti, si doveva trovare la maniera prosaica e tignosa di tenere ferma e salda la borghesia familiare. Tradire. Trovarsi un’altra persona. Una che capita e che un poco ti garba. Il sistema per fortuna non è meritocratico (allora sì, che si verrebbe matti davvero). Tradimento non si decide, non si sceglie. Non contempla migliorie di status. È perlopiù casuale, indipendente, atteso o inatteso non conta.  E fin qui, non pare impossibile farsene una ragione. Se non fosse per il lato fragile del triangolo. Lui, il cornuto. A tutti è concesso un soldino di pietà, a lui no. Ti hanno tradito, embè? Per il vittimario moderno – ma è così da sempre – cornuto è troppo poco per un’attestazione di tutela, per la protezione sociale. Ti scordi pure quel poco di consolazione a buon mercato. 

Si potrebbe telefonare agli amici, pensi. E sbagli. Il cornuto deve essere facile a dimenticare. Dignità, gli chiedono. Dritto e muto, o passerà dalla parte della ragione al fronte dei fessi. Al primo sbotto insofferente, un accenno di sfogo, al primo moto di risentimento cominceranno a scansarti e a pensare “che grande scassaballe, per forza lo lasciano, chi ti piglia”. Chiaro che con premesse del genere non si può vincere, non si può neanche pareggiare. Servirebbe un manuale. Qualcuno, uno spirito gentile, che si rivolga alla razza infelice. Alzi la mano chi non ha patito. La storia è sempre stata questa e nessuno si senta offeso. 

Altro che scuola di infrattamenti, servirebbe un coach che dica al tradito che lui c’entra poco e niente. Che non c’è nessuno – nemmeno i caratteri-vista-mare –  abbastanza speciale da scansarsi per sempre. Da meritarsi eterna devozione. Tradimento non riempie vuoti, non butta radici nella mancanza di qualità, è infido, guarda l’occasione, non la prospettiva. “Pensa alle tragedie. Cosa provoca la follia, lo spargimento di sangue, la paura? Otello: tradito. Amleto: tradito. Lear: tradito. È un tema molto grosso, il tradimento. Pensa solo alla Bibbia. Di che cosa parla questo libro? La situazione più comune, nella Bibbia, è il tradimento. Adamo: tradito. Giuseppe: tradito. Mosè: tradito. Sansone: tradito. Davide: tradito. E non dimenticare il tradimento di Dio. Dio tradito. Tradito dai nostri antenati in ogni occasione. “Quei pochi che si lasciano ancora affascinare, potrebbero trovare il tradimento nel cuore della storia. Di tutta la storia. La storia del mondo, la storia familiare, la storia personale. Niente di più spietatamente frequente”.

Basta P. Roth a spiegarti perché il mondo poi ti si mette di traverso e chiede fair play? Ti hanno tradito, e allora? Dai, non fa niente. Rimettiti in piedi. Sorridi.  Il povero cornuto è nudo. Al freddo. Solo sul cuor della terra odia tutti. Il coach da dove comincia?
 

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