(foto Ansa)

Saverio ma giusto

Gli agenti di polizia non reggono la tensione? Esiste il giardinaggio, o lo yoga

Saverio Raimondo

Di fronte a una flagranza di reato come le manganellate senza motivo sugli studenti a Firenze e Pisa, compito di un bravo poliziotto non sarebbe quello di intervenire per salvare chi sta subendo un’aggressione?

Non c’entra niente il “ritorno del fascismo” o il “rischio regime”, dato che è un problema che si presenta spesso già da molti anni, ben prima del governo Meloni e non solo con governi di destra. La questione è di ordine pratico: se un malintenzionato in mezzo alla strada ti aggredisce, ti picchia o ti violenta, tu chiami la polizia; ma se ad aggredirti, picchiarti o violentarti in mezzo alla strada è la polizia, chi chiami? La retorica agraria delle “poche mele marce” che viene ripetuta ogni volta che dei poliziotti fanno i criminali nello svolgere la loro funzione non regge: se così fosse, perché le “mele sane” non intervengono mai a fermare i colleghi? Di fronte a una flagranza di reato come le manganellate senza motivo sugli studenti a Firenze e Pisa (solo per citare i casi più recenti), compito di un bravo poliziotto non sarebbe quello di intervenire per salvare chi sta subendo un’aggressione?

Scusate se lo chiedo, ma sarei io – anche io, in quanto contribuente – a pagare lo stipendio agli agenti di polizia; uno stipendio troppo basso, mi rendo conto, ma se tutti quelli che non vengono pagati abbastanza si mettessero a manganellare in giro non ci sarebbe più nessuno in circolazione senza la faccia spaccata. “Dire parolacce ai poliziotti non va bene”, dice il Ministro Tajani (immagino con la r moscia e inforcando un monocolo); posto che la buona educazione è sempre apprezzata, se degli agenti di polizia perdono la testa e gli partono i manganelli solo perché dei ragazzini ce li hanno mandati, li hanno fregiati di epiteti escrementizi e associato le loro madri al mercimonio dei corpi, o hanno suggerito agli agenti dove doversi ficcare quel manganello, beh se così fosse vuol dire che la polizia italiana ha un problema di suscettibilità e gestione della rabbia che altro che il bonus psicologo, qui ci vuole il Tso. Mi si dirà che non ho idea della tensione alla quale è sottoposto un poliziotto; e grazie al cazzo che è teso, fa il poliziotto! Un lavoro che prevede di doversela vedere con rapinatori a mano armata, assassini, criminalità organizzata, non è certo un impiego rilassante! Cosa pensavano di andare a fare questi agenti, quando gli hanno dato una divisa e delle armi in dotazione: giardinaggio? Una manifestazione – per giunta pacifica, per quanto “imprevedibile”, animata o aspra nei toni – è il minimo della tensione che ti possa capitare, se fai parte del corpo di polizia. Se tutti questi agenti italiani che smanganellano in giro non reggono la tensione, beh che si aprissero un negozio di erboristeria o andassero a fare gli insegnanti di yoga.

Oltretutto, viviamo tempi in cui la protesta è spesso demenziale, dal lancio di zuppa contro i quadri a slogan detti da un pupazzo in diretta tv – o, peggio ancora, una sfilata di trattori in un centro urbano. Per una volta che la protesta si esprime attraverso un caro, vecchio corteo – forse inutile, di certo novecentesco, ma almeno dignitoso – noi invece che apprezzare il civismo, ci mettiamo a spaccare nasi e procurare commozioni cerebrali? E allora non ci possiamo certo lamentare la prossima volta che tireranno vernice su un monumento: sarà anche scemo, ma scemi ce li abbiamo fatti diventare noi questi manifestanti, a forza di botte in testa. Urge un corpo di polizia dedicato, con apposito numero preferenziale, che si occupi della polizia. E magari, perché no, mi piacerebbe vedere un corteo di poliziotti sfilare contro le “mele marce”.

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