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Che afa! Meteo perfetto per un esecutivo tecnico-temperato

Saverio Raimondo

L’ombra del governo tecnico che si allunga sull’Italia dà un riparo dalle promesse elettorali troppo calde, un minimo di frescura. Non succede, ma se succede…

Che questo sarebbe stato un autunno caldo lo si diceva da mesi, ma nessuno aveva previsto così caldo. Siamo a ottobre e continuano a registrarsi più di 30 gradi in giro per l’Italia, domenica le spiagge erano piene, il mare è caldo, e molti stabilimenti hanno annunciato che resteranno aperti ancora tutto il mese; la famosa “ottobrata romana” è ormai un fenomeno nazionale, tanto che il sindaco Gualtieri ha chiesto il marchio Doc per tutelare l’originale. Effetto dell’anticiclone africano Apollo, ma anche dello spread che torna a salire come fosse una colonnina di mercurio. Alta pressione sia atmosferica sia dei mercati, con un rapporto deficit/pil che ricorda l’escursione termica fra la minima e la massima di questi giorni, quando la mattina fa freschetto ed esci con la giacca chiusa ma verso le due del pomeriggio ti vorresti strappare i vestiti di dosso e aderire alla frangia nudista di Ultima Generazione. Fa talmente tanto caldo che nasce un poco strisciando il pensiero stupendo del governo tecnico.

E’ bastato accennarlo in questi giorni per provare un po’ di refrigerio: persino Giorgia Meloni, sempre così accaldata, ha avuto i brividi; mentre il resto del suo governo – cioè la sua famiglia – ha continuato a sudare, ma freddo. Le previsioni meteo che arrivano dal Tesoro smentiscono quelle più ottimistiche: “Se casca questo governo si va alle urne!”, cioè o sarà una stagione “a tirare a campare”, con l’Italia in assetto balneare che galleggia (il famigerato “morto a galla” dell’Eurozona), oppure un’ondata elettorale subsahariana nel pieno dell’inverno del nostro scontento. Ma queste previsioni sono un classico caso di negazionismo climatico: tutte le app, persino i satelliti dell’Aeronautica, confermano che a metà novembre arriverà sull’Italia la perturbazione delle agenzie di rating. Il 17 novembre è previsto sull’Italia l’uragano Moody’s, con un brusco calo delle temperature da “investment grade” e “speculative grade”; non sarà un default, ma si rischia un inverno economico oltre a quello demografico; e si teme per l’assetto idrogeologico della maggioranza di governo. Potrebbero esserci precipitazioni monsoniche di consenso, gli alleati potrebbero esondare, il Parlamento sarebbe alluvionato. Si potrebbe dover spalare fango dai banchi della maggioranza, ma difficilmente sarà distinguibile da certi esponenti di Fratelli d’Italia. L’unica speranza, per mitigare gli effetti del cambiamento climatico di mercati e agenzie (improvvisamente così freddi) nei confronti dell’affidabilità italiana (sempre più calda), è il governo tecnico: mite ma temperato, in linea con le medie stagionali e con quelle europee.

Un governo sufficientemente freddo da rilanciare i consumi nel settore del tessile (compresa la maglieria pesante), ma non gelido così da mantenere il risparmio nel settore energetico. Soleggiato ma non arido, per tenere lontano il rischio siccità economica; e con temperature che consentano a Mattarella di bere meno acqua e di uscire a tutte le ore. Già solo l’ombra del governo tecnico che si allunga sull’Italia dà un riparo dalle promesse elettorali troppo calde, un minimo di frescura, una tregua dalla morsa dell’anticiclone sovranista e dall’alta pressione populista. Speriamo: non succede, ma se succede…

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