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Il generale Vannacci e Benedetta Rossi? L'Armageddon dell'editoria

Saverio Raimondo

Un bagliore lontano in fondo al tunnel della crisi del libro: convincere il militare e la food blogger a fare un libro a quattro mani. Valgono milioni di copie e l'idea è semplice: ricette omofobe e razziste per una cucina italiana della tradizione. Il problema è metterli insieme

"Non succede, ma se succede…" è l’adagio che vanno ripetendosi da settimane nei corridoi dell’editoria italiana all’apparizione di un bagliore lontano (una luce di speranza?) in fondo al tunnel della crisi del libro. Si tratta di un “pensiero stupendo” che è venuto in mente per primo a non si sa più bene chi, ma sul quale adesso stanno lavorando tutti gli uffici contratti; e mai come in queste ore le pubbliche relazioni nel mondo editoriale sono intense, convulse, quasi febbricitanti. Chi riuscirà nell’impresa – sempre che, sia ben chiaro, qualcuno ci riesca – si porterà a casa un jackpot di milioni di euro, oltre che salvare l’intero settore dalla sua morte – che resterà comunque certa, ma sarà ampiamente posticipata a data da destinarsi. Inutile girarci intorno, tanto è il segreto di Pulcinella; il progetto – anzi, l’Eldorado – è questo: convincere il generale Roberto Vannacci e la food blogger Benedetta Rossi a fare un libro a quattro mani. Insieme, i due valgono milioni di copie; già solo di tiratura iniziale, e per garantire una pronta ristampa con disponibilità di copie fisiche su tutto il territorio nazionale, andrebbero aperte diverse copisterie in tutta Italia – si parla di far organizzare le rotative dal generale Figliuolo.

L’idea è semplice: ricette omofobe e razziste per una cucina italiana della tradizione, preparata da donne casalinghe madri o nonne, senza alcuna concessione al cibo etnico né allo zenzero che fa gay. Ipotesi di titolo: “Il mondo al contrario, impanato e fritto”; “Benvenuti a casa mia se siete normali, altrimenti sparo”; “Fatto in casa da mani bianche”; “In cucina con il forno crematorio”; “La nostra cucina, la vostra camera a gas”. In copertina: Benedetta Rossi (la donna) ai fornelli, che prepara manicaretti o stende la sfoglia, mentre Vannacci (l’uomo) sta seduto a tavola che aspetta che gli sia servita la cena. Foto sul retro di copertina che ritrae invece il dopo cena: Benedetta Rossi al tinello che lava i piatti sporchi, Vannacci sempre al tavolo che rutta (secondo i grafici, Rossi potrebbe avere un occhio nero, a suggerire che Vannacci durante la cena le ha pure mollato uno sganassone perché si è dimenticata di portare il vino a tavola). Il libro si scrive da solo: ricette semplici, della tradizione contadina, fatte con amore per la cucina e odio per omosessuali, neri e femministe. Piatti solo in bianco, che è il colore della razza italica; niente spezie, via quell’avocado, molta selvaggina portata a casa direttamente dall’uomo di ritorno dalla caccia; finocchi banditi; immigrati nella friggitrice ad aria.

L’impresa ora sta nel convincere i due a mettersi in società, seppur per un solo libro; entrambi però non vedono perché unire le forze quando sono già fortissimi da soli. Oltretutto entrambi sono diffidenti l’uno dell’altra: a Rossi non piace l’atteggiamento da bullo del generale, Vannacci invece non vede di buon occhio l’idea di fare un libro con una donna. Ma il mondo dell’editoria punta tutto sull’umana avidità e la sete di denaro – si parla di anticipi da capogiro. E poi si spera anche nell’ego irrisolto dei due: se uscissero in primavera, avrebbero il main stage del Salone del Libro assicurato. Vannacci potrebbe arrivare a Torino in parata militare e occupare il Salone con delle truppe improvvisate, in stile Junio Valerio Borghese; per Rossi verrebbe allestita una cucina da campo (militarizzazione anche per lei), dove potrebbe fare un cooking show che nemmeno all’Expo. I soldi sono smobilizzati, i contratti pronti: mancano solo le due firme.

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