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La popolazione è ancora in calo, ma meno dello scorso anno. Dati incoraggianti per una politica di rilancio della natalità

Roberto Volpi

Mentre lo scorso anno nei primi cinque mesi la popolazione era arretrata di 117.027 abitanti, quest’anno nello stesso periodo ha perso 65.927 abitanti, il 44 per cento in meno, grazie soprattutto all’apporto del movimento migratorio

Il governo Meloni ha nel programma il rilancio della natalità in Italia. Impresa che più improba (impossibile?) non si può. Ma già il proposito è lodevole, specialmente se paragonato all’indifferenza che da sempre, ma oggi ancor più colpevolmente, la sinistra dimostra per il tema. Se pure il governo Meloni, e la ministra Roccella segnatamente, avesse la bacchetta magica, le nascite, ci si può scommettere, si dimostrerebbero assai restie a lasciarsi smuovere dal suo tocco. E comunque i primi risultati al riguardo si potranno valutare solo alla fine della legislatura che, personalmente non ho dubbi, sarà appannaggio del governo attuale – rivisto o rimpastato non saprei ed è decisamente secondario. E però già una prima considerazione germina pressoché spontaneamente dalla lettura dei dati Istat relativi al bilancio demografico gennaio-maggio 2023. E la considerazione è questa: un pizzico di fortuna demografica sembra arridere al governo. Un pizzico chissà quanto gradito, visto che viene in gran parte da oltrefrontiera, ma pur sempre benedetto – sol che si abbia in nota la situazione demograficamente parlando patologica della popolazione italiana.

Ma veniamo ai dati. Le nascite nei primi cinque mesi dell’anno sono arretrate di 2.066, pari al’1,4 per cento in meno, rispetto ai volumi già così compressi dei primi cinque mesi del 2022. Ma trattasi, non fosse altro, di contrazione moderata, la più moderata da tempo. Accompagnata, e qui arrivano le note davvero positive, da una riduzione delle morti, sempre nel confronto tra i primi cinque mesi 2023-2022, di 25.761 unità (pari all’8,3 per cento in meno) e da un aumento degli immigrati dall’estero di 31.041 unità (pari al 22 per cento in più). Conclusione del discorso, statistico ma non solo, una volta considerate anche le rimanenti poste del bilancio demografico: mentre lo scorso anno nei primi cinque mesi la popolazione era arretrata di 117.027 abitanti, quest’anno nello stesso periodo ha perso 65.927 abitanti, il 44 per cento in meno.

Limitare la contrazione della popolazione è decisivo. Se si dovesse giudicare dai dati senza sapere nient’altro saremmo portati a credere che il governo Meloni sta attivamente agendo da un lato per limitare le perdite del movimento naturale (nascite meno morti) e dall’altro per incrementare i guadagni del movimento migratorio con l’estero (diminuiscono perfino quanti lasciano l’Italia per l’estero, altro buon segnale). Ma non c’è al momento una vera politica che percorra queste strade. C’è, piuttosto, uno stellone che spira nel senso giusto (sì, ministri Lollobrigida e Salvini, senza l’apporto del movimento migratorio non c’è salvezza, ficcatevelo in testa) e che non ci risparmierà, comunque, di perdere anche quest’anno 150 mila abitanti o qualcuno di più. Ma non possiamo affidarci allo stellone. I propositi sono buoni, le azioni oltre che conseguenti hanno da essere, specialmente per quel che concerne la ripresa della natalità, anche veloci. Forza, dunque, perché di tempo non ce n’è.

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