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saverio ma giusto

Cari evasori fiscali, sono l'unico gentleman che paga le tasse, in un paese di pezzenti

Saverio Raimondo

Il bilancio della Guardia di Finanza di quest’anno rivela che c'è un +54 per cento di chi evade rispetto all’anno precedente. Io invece pago tutto: non per senso del dovere, ma per dandismo. Quando arriva la cartella di Equitalia neanche guardo quant’è

L’Italia è un paese di santi, poeti e navigatori, nessuno dei quali paga le tasse: il santo evade l’Imu facendo figurare ogni suo immobile come luogo di culto e ogni suo bene come una reliquia, il poeta fa tutto in nero e nel frattempo chiede il Reddito di cittadinanza, il navigatore dà indicazioni false sulla merce importata per evadere i dazi e poi porta tutti i suoi risparmi su un’isoletta in qualche paradiso fiscale. Il cliché degli italiani “pizza, spaghetti, mandolino” non dice molto di noi, se non si specifica che tutti e tre vengono venduti e acquistati senza scontrino. Il bilancio della Guardia di Finanza di quest’anno ha rivelato che sono quasi 9 mila gli evasori fiscali totali scoperti negli ultimi dodici mesi, +54 per cento rispetto all’anno precedente. E questi sono soltanto quelli che hanno beccato, pensate gli altri! La nostra economia sommersa ricorda il recente “Ocean Gate”: solo i ricchi possono permettersi di inabissarsi per andare a esplorare il relitto del nostro debito pubblico, ma rischiano di implodere per un mix letale di pressione fiscale e rabbia da contribuente. Secondo il Guardasigilli Nordio, “anche un imprenditore onesto non può pagare tutte le tasse”. Potrei anche essere d’accordo – sia sull’ingiustizia del nostro sistema fiscale, sia sulla sua complessità – ma non ho capito perché un imprenditore onesto non può, mentre io sì!

 

Sia ben chiaro, non mi considero una vittima di “pizzo di stato” come Giorgia Meloni chiama il fisco (l’unica cosa che l’ufficio imposte mi ha fatto bruciare in tutti questi anni è lo stomaco); semplicemente ho capito di essere l’unico signore, l’unico gentleman, in un paese di pezzenti. Ritengo infatti sia del tutto inutile porre l’accento civico sul pagare le tasse: capisco lo debba fare Mattarella – “Ciascuno fornisca il suo contributo alla collettività come previsto dalla Costituzione” – è il suo lavoro; ma non illudiamoci sull’efficacia di certi moniti, sai che gliene frega della Costituzione a uno che dorme tranquillo pur sapendo di dovere migliaia di euro allo stato. Così come il discorso etico-morale attorno alle tasse è ormai più disperato che stucchevole. L’unica verità che possa spiegare l’evasione fiscale di massa che caratterizza questo paese è una spiccata avarizia, una tirchieria mostruosa, una micragna disumana, una pidocchieria abissale. E’ inutile puntare su un sistema fiscale più giusto, che sia flat (“alla romana”) o patrimoniale (“ciascuno paga quello che ha preso”): ci sarà sempre quello – anzi quelli, anzi quasi tutti! – che farà il furbo con i resti, che c’ha 50 intere e dice che poi cambia e te li ridà ma non lo rivedi mai più, oppure che fa direttamente il vento.

Rivendico il mio pagare le tasse – tante, troppe – non per senso del dovere, ma per dandismo. Per urbanità. Io non sono un bifolco come voi, io quando arriva la cartella esattoriale di Equitalia neanche guardo quant’è, metto subito mano al portafoglio per pagare e lascio anche una mancia generosa al finanziere. Tranquilli, cari amici e amiche evasori: faccio io. Vi offro l’apparato statale, le forze dell’ordine, le infrastrutture e il Servizio sanitario nazionale non perché sono un bravo cittadino, ma perché sono un signore. Consideratelo pure un regalo disinteressato, perché tanto già lo so che non ricambierete mai, perché voi evasori fiscali non avete classe né cortesia. Siete solo dei pezzenti.

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