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Va bene la riforma della giustizia, ma vogliamo sapere che ne sarà di Pino Insegno

Saverio Raimondo

Cosa farà il prossimo anno l’amico di Giorgia Meloni è una questione di massima importanza per l’esecutivo: commissario Inps o Inail? Commissario all’Emilia-Romagna? Il seggio in Senato che fu del Cav.? Tutto può essere

Intanto che l’opinione pubblica è distratta dal dibattito sulla riforma della giustizia, le intercettazioni e gli abusi d’ufficio, il governo Meloni tenta di risolvere l’unico problema che gli sta veramente a cuore: Pino Insegno. Cosa farà il prossimo anno l’amico di Giorgia Meloni è infatti una questione di massima importanza per l’esecutivo – a oggi sono ben quattro i caffè presi a Palazzo Chigi negli ultimi mesi dal noto doppiatore e conduttore; rito che però non ha fatto che innervosire ulteriormente i soggetti coinvolti, forse sarebbe stata meglio una camomilla. Fra gli indicatori economici, il dato sull’occupazione di Pino Insegno è quello che la premier Meloni guarda con maggiore attenzione: l’obiettivo dichiarato è quello di arrivare entro il prossimo anno a un +200 per cento, tanto da aver sollecitato persino la ministra Calderone, titolare del dicastero per il Lavoro, a provvedere a una riforma che crei maggiori opportunità a chi si chiama Pino Insegno.

Il 7 luglio verranno presentati i palinsesti Rai: ma si teme che gli spazi pensati dalla tv pubblica possano non essere sufficienti per quello che, a tutti gli effetti, è diventato ormai una figura governativa, quasi istituzionale; tanto che nei giorni scorsi, prima delle nomine di Gelera e D’Ascenzo, si era fatto il nome di Pino Insegno anche per il ruolo di commissario Inps o Inail – ruoli che però il diretto interessato ha  rifiutato dopo aver scoperto che “commissario Inps” e “commissario Inail” non erano due fiction di Rai1. Anche il fatto che Matteo Salvini, nelle ultime ore, abbia riconosciuto Stefano Bonaccini come commissario all’Emilia-Romagna dopo averlo tanto osteggiato nelle settimane precedenti, va letta come una chiara mossa politica per evitare che una persona vicina a Meloni – Pino Insegno, appunto – venisse nominata a gestire i soldi per la ricostruzione.

Perché proprio di soldi si sta dibattendo in gran segreto nelle stanze del potere: l’idea è quella di dirottare su Pino Insegno parte dei fondi del Pnrr – pare saprebbe come spenderli. Il ministro Fitto però non è convinto, e anche a Bruxelles dicono che non basta che poi porti gli scontrini. In alternativa, ambasciatori di Meloni stanno trattando direttamente con Marina Berlusconi per dare a Pino Insegno il seggio in Senato lasciato libero dal defunto padre (“Se Luigi Di Maio può fare l’inviato nel Golfo Persico, allora Pino Insegno può entrare in Senato”, è il ragionamento dei fedelissimi della premier). Pare che Giorgia Meloni abbia parlato di Pino Insegno anche con Elon Musk e Tom Cruise (entrambi in visita dalla premier nei giorni scorsi a Palazzo Chigi): con il primo, Meloni ha voluto accertarsi che nei prossimi anni l’intelligenza artificiale non porti via il lavoro a Pino Insegno; a Tom Cruise invece la premier Meloni ha fatto l’esempio di Flavio Insinna, invitando la star di Hollywood a lasciare i suoi ruoli nei futuri “Top Gun” e “Mission Impossible” al suo amico nonché ex membro della Premiata Ditta. Intanto ieri Meloni ha incontrato anche il presidente francese Macron, per sostenere la candidatura di Roma all’Expo 2030 e di Pino Insegno a Sanremo 2025; “Fatti passi concreti”, le parole di Meloni al termine dell’incontro. Si riferiva ai migranti, ma chissà… magari la Gioconda passa nella mani di Pino Insegno!

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