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Saverio ma giusto

Viva Zelensky a Sanremo, a patto che la canzone sia inedita. Ultimo pronto a fare ricorso

Saverio Raimondo

Pare certa la collaborazione fra il presidente e Shakira: i sentimenti di lui per Putin sono gli stessi di lei per Piqué. Intanto i cantanti temono che all'Ariston succeda come all'Eurovision, quando l'Ucraina ha vinto sull'onda emotiva della guerra. Modà e Cugini di campagna hanno già sentito il Codacons

Si capisce che gli attacchi alla partecipazione di Zelensky a Sanremo sono ipocriti, strumentali e in cattiva fede dal fatto che chi lo critica ancora non ha nemmeno sentito la canzone. Amadeus infatti ha accettato il leader ucraino come super ospite straniero della serata finale del Festival a patto che Zelensky canti un brano inedito, ancora non ascoltato in nessuna delle altre cerimonie mediatiche dove sia già apparso nell’ultimo anno. Su ciò che Zelensky canterà vige dunque il riserbo più assoluto; ma pare certa la collaborazione fra il presidente ucraino e Shakira. La cantante infatti nelle scorse settimane è stata avvicinata dall’intelligence ucraina. Zelensky è rimasto molto colpito dalla canzone che Shakira ha “dedicato” al suo ex, ora virale anche su TikTok; e ritiene di avere molto in comune con la pop star: i suoi sentimenti per Putin sono gli stessi di Shakira per Piqué. Così fra i due è nata una collaborazione: al momento sembra escluso un duetto, ma di certo c’è la mano della pop-star sudamericana nel testo della canzone. Sono inconfondibilmente suoi i versi rivolti a Putin e che si riferiscono ai vetusti armamenti russi: “Hai scambiato una Twingo per un carro armato / un Casio per una bomba atomica”.  

La politica nostrana filoputiniana si è già schierata contro Zelensky; ma c’è un’altra fronda contro la partecipazione del leader ucraino alla kermesse: quella aperta dalle case discografiche. I cantanti in gara temono possa esserci anche all’Ariston un “effetto Eurovision” come successo a Torino meno di un anno fa quando, sull’onda emotiva dettata dalla guerra, l’Ucraina ha vinto il celebre song contest europeo. “Il presidente non è in gara”, continuano a ripetere dall’entourage di Zelensky; ma sono molti i cantanti che temono un escamotage all’ultimo, un codicillo scritto in piccolo nel regolamento, o direttamente un intervento del ministro Crosetto presso Amadeus. I Modà e i Cugini di campagna hanno già sentito il Codacons; il cantante Ultimo, che in passato fu molto polemico per il suo secondo posto sotto a Mahmood, fa sapere che non tollererebbe un secondo smacco.

Ma a preoccupare maggiormente il Festival è la reazione russa all’intervento del leader ucraino: Putin minaccia l’uso dell’atomica sull’Ariston durante la finale, prima della proclamazione del vincitore. Sarebbe un atto gravissimo, che danneggerebbe sicuramente gli ascolti dell’Amadeus IV. Si corre ai ripari: la Rai ha annunciato che la buca dell’orchestra verrà adibita a bunker e, in caso di attacco nucleare, tutti andranno lì sotto (prima le donne e i cantanti) e la diretta proseguirà in mondovisione. I cantanti che per paura abbandoneranno la gara verranno accusati di diserzione e alto tradimento; lo spettacolo deve andare avanti, fanno sapere da Rai1. Intanto la diplomazia sanremese è al lavoro per scongiurare un’escalation (già quest’anno c’è la contro-programmazione di Mediaset, ci mancava anche l’offensiva Putin al Festival): Al Bano ha parlato al telefono con Lavrov (colloquio riservato), mentre Toto Cutugno si è offerto come mediatore. Papa Francesco si dice preoccupato: “Questa è la Terza Guerra Mondiale, e ventotto cantanti in gara sono troppi. Preghiamo per la pace e il ritorno del Dopofestival”.

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