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Profondo rosso demografico

La mappa della Eu sui paesi che si spopolano. L'Italia è la peggiore

Giulio Meotti

Entro una generazione, il Mezzogiorno perderà da solo oltre sei milioni abitanti, passando dagli attuali 19,8 a 13,6 milioni. In vent’anni, il Pil italiano scenderà di cinquecento miliardi dagli attuali 1.800.  ha spiegato il presidente dell’Istat, Gian Carlo Blangiardo. Ci sarà un giovane ogni tre anziani. Cinquemila tra borghi e piccoli comuni spariranno 

La Commissione europea vuole aiutare le regioni europee che si stanno spopolando a formare, trattenere e attrarre lavoratori al fine di limitare l'impatto suicida della “transizione demografica”, ha spiegato Dubravka Šuica, commissario europeo per la Demografia. E per chiarire la situazione, la Commissione ha pubblicato una mappa. Dal bianco, tutto sommato stabile, al rosso, in pieno suicidio demografico. 

Ci sono regioni spagnole, la “España vacía”, come il villaggio di Pitarque, ai piedi di una montagna in Aragona, sopravvissuto per più di 1.300 anni, ma che se lo spopolamento continua al ritmo attuale sarà abbandonato entro il 2046. C’è quasi tutto l’est Europa, come la Bulgaria: la popolazione è diminuita di oltre l’undici per cento in dieci anni. Secondo il suo ultimo censimento, tra il 2011 e il 2021, la popolazione della Bulgaria è scesa di 844mila persone a 6,5 milioni. E scenderà a 5,3 milioni entro il 2050. Più di due terzi del paese saranno “deserti demografici” entro vent’anni. In pratica, in un secolo un paese europeo ha perso due terzi della propria popolazione. Petr Ivanov, un accademico bulgaro, ha commentato così la notizia: "La Bulgaria sta passando una fase di morte demografica clinica, sta morendo… Siamo la nazione che sta scomparendo più velocemente al mondo”. 

 

Poi ci sono tutte le regioni dell’ex Ddr. The Economist ci porta nella Germania dell’Est: “Bitterfeld-Wolfen ha visto la sua popolazione precipitare da 75mila nel 1989 a 40.500 oggi. Quasi un edificio su cinque è vuoto. Due terzi degli asili nido e più della metà delle scuole hanno chiuso. Il numero di alunni che finiscono la scuola secondaria è diminuito della metà. L’unico settore in  espansione è l’assistenza agli anziani”. 
Ma soprattutto nella mappa c’è praticamente tre quarti d’Italia. 

Dal Piemonte, che in questi giorni vede scendere per la prima volta sotto i centomila il numero di studenti, alla Liguria, al Friuli, e tutto il Sud e le isole. Entro una generazione, il Mezzogiorno perderà da solo oltre sei milioni abitanti (meno trentadue per cento) passando dagli attuali 19,8 a 13,6 milioni. Basilicata e la Sardegna subiranno un’emorragia del quaranta per cento. A Genova, per due negozi della linea Pré Natal ci sono una quindicina tra punti vendita e supermercati per animali delle catene Arcaplanet e Fortesan. 

 

Basta ascoltare quanto ha detto nei giorni scorsi il presidente della Società di Diagnosi Prenatale e Medicina Fetale, Claudio Giorlandino. “Pensate che dieci anni fa nascevano 600mila italiani, quest’anno solo 294mila nati di nazionalità italiana e le proiezioni future sono spaventose. Gli italiani sono in via di estinzione. Secondo le proiezioni nel 2025 saranno meno di 250mila. Se li mettiamo a confronto con i decessi, già oggi stiamo perdendo oltre 500mila connazionali all’anno. Tra pochi decenni non ci saranno più italiani! Eppure, le città sono piene di pubblicità, spesso macabre ed imbarazzanti, di agenzie di pompe funebri e non si vedono più in giro cartelli pubblicitari sui prodotti della prima infanzia”. 

 

In vent’anni, il Pil italiano scenderà di cinquecento miliardi dagli attuali 1.800, riducendosi di un terzo,  ha spiegato il presidente dell’Istat, Gian Carlo Blangiardo. Ci sarà un giovane ogni tre anziani. Cinquemila tra borghi e piccoli comuni spariranno. Negli ultimi otto anni, in base ai dati del ministero, in Italia sono state chiuse 1.301 scuole, il 13,3 per cento. Al ritmo di cento all’anno che chiudono, nel 2050 rimarranno meno di cinquemila scuole. Perderemo tremila scuole in una sola generazione. Siamo dei malati terminali. 
 

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  • Giulio Meotti
  • Giulio Meotti è giornalista de «Il Foglio» dal 2003. È autore di numerosi libri, fra cui Non smetteremo di danzare. Le storie mai raccontate dei martiri di Israele (Premio Capalbio); Hanno ucciso Charlie Hebdo; La fine dell’Europa (Premio Capri); Israele. L’ultimo Stato europeo; Il suicidio della cultura occidentale; La tomba di Dio; Notre Dame brucia; L’Ultimo Papa d’Occidente? e L’Europa senza ebrei.