Foto di Alessandro di Marco, via Ansa 

panettoni e giocattoli

La moda aberrante dei consigli per i regali (tranne i nostri, ovviamente)

Arnaldo Greco

“Che bello! quante cose di cui non ho bisogno!”. Liste infinite ed estremamente specifiche: dal New York Times alle riviste più disparate. Per i bambini, soprattutto, ci sono ombrellini Armani, personaggi Lego di Stranger Things, e, quelli per tutti, il dono "solidale", che libera endorfine

"I migliori 83 regali a meno di 25 dollari”, “i migliori 75 a meno di 50”, “i migliori 61 a meno di cento” sono alcune delle liste di regali di Natale suggerite dal New York Times, ma ci sono anche dodici liste dodici con i migliori regali per bambini, con addirittura una lista specifica per ogni anno d’età dagli 1 ai 9. Per mettere dentro quante più merci possibili, come se i regali per un bambino di sette anni potessero essere poi molto diversi da quelli per un bambino di otto (anche se poi si tende a regalare ai bambini prodotti per un’età maggiore di quella reale, per fare contenti i genitori. Ed è la ragione per cui, a cercare bene, ogni bambino in età da asilo ha nella cameretta una copia della “Divina Commedia” coi disegni di Doré, perché un genitore prima avrà detto “compragli quello che vuoi, ma considera che è più grande della sua età”). Tanto che un po’ ti viene da rimpiangere la semplicità con cui, una volta, i giochi da tavolo venivano indicati come adatti dai 7 ai 99 anni di età

  

Ma è un fenomeno che non riguarda solo i minorenni: ci sono altre dozzine di liste di regali per categorie sempre più specifiche, appassionati di cucina, tecnologia, attività all’aperto, “stare bene”, i migliori 36 regali per appassionati di tassidermia e chissà cos’altro. Naturalmente il New York Times spinge all’estremo questa tendenza, ma la cosa si avverte su molte altre riviste o quotidiani, anche italiani. Diciamo sempre che è scomparsa la fiducia dei lettori nei confronti della stampa e che i lettori non si fidano degli articoli o che non credono neanche agli scienziati, però poi speriamo che i lettori si fidino del nostro consiglio sul miglior estrattore dell’anno, quello “che cambierà la vostra opinione sugli estratti” (ma perché mai qualcuno dovrebbe formarsi un’opinione argomentata sugli estratti non si è mai capito). 

  

Certo, ogni vendita attraverso una di queste liste porta perfino un guadagno al giornale, ma non può essere solo questa la ragione di una tale abbondanza di consigli. Un po’ c’è l’antico piacere del proselitismo: se ti trovi bene con quella nuova religione non puoi fare a meno di provare a convincere qualcun altro a convertirsi e, se ti trovi bene con quel nuovo impermeabile, non puoi fare a meno di convincere qualcun altro ad acquistarlo (forse è anche la ragione per cui molte persone, mentre mangiano al ristorante, non fanno altro che consigliare altri ristoranti ai commensali e, di solito, sono le stesse che pensano che il miglior posto a fare una certa cosa sia proprio quello all’angolo vicino casa loro). Però, anche nei lettori c’è il desiderio di sentirsi come Socrate al mercato che guarda tutte le merci disponibili in vendita – legge ogni lista sterminata di regali –, si interessa ai prodotti nuovi, prova a capire cosa piaccia tanto agli altri, si domanda quale direzione stia prendendo il mondo, il tutto solo per poter esclamare: “Che bello! Quante cose di cui non ho bisogno!”. 

   

Naturalmente, in un dibattito in cui comunismo o liberismo vengono usati in maniera caricaturale e bidimensionale come “i francesi” o “i tedeschi” delle barzellette, il problema diventa che nessuna terza via tra il consumismo e il pauperismo viene riconosciuta e, dunque, se non entri in questo meccanismo sei praticamente un nemico del commercio, del tuo paese, responsabile del licenziamento e del Natale di miseria di qualcun altro. Sei Scrooge per non aver comprato almeno un ombrellino di Armani o un personaggio Lego di “Stranger Things” a un bambino. Anche a un bambino che non conosci, ovviamente. Perché nella messe di regali è finita dentro anche la carità cristiana, così che perfino gli enti religiosi mandano (giustamente) e-mail pregandoti di non cedere al consumismo e perciò fare a qualcuno un regalo “solidale”. Così da liberare comunque endorfine, non presentarsi ad amici e parenti “a mani vuote”, ma almeno farlo per nobili ragioni. Con simili scopi, anche l’antica tradizione napoletana del caffè sospeso è stata rimasticata in modo che oggi esistono “bollette sospese”, “giocattoli sospesi”, “panettoni sospesi” e così via. 

  

Anche qui, tutti pensieri mossi da nobili intenzioni e che, però, dietro le nobili intenzioni tradiscono anche il desiderio di adeguarsi a un rito che si vorrebbe antico e tradizionale, ma che invece è nuovissimo. L’unica cosa che, invece, andrebbe regalata a tutti, anche in forma “sospesa”, e che andrebbe messa come “avvertenza” in cima a ogni lista di regali possibili, sono le batterie, o le pile se preferite. Per aiutare chiunque si svegli il 25 mattina col desiderio di provare il suo nuovo termometro per arrosti o monti un gioco ai figli e, solo col forno acceso e pieno o col gioco montato, si accorga che non ha le pile. 

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