Foto di Carina Johansen, via Ansa 

soluzioni controverse

Il progresso della felicità è nelle mani di Elon Musk. Obiezioni?

Alfonso Berardinelli

Umano e postumano. L'uomo più ricco del mondo sta progettando un chip da mettere nel midollo spinale per "vivere meglio". Così avremo "molto più" (o molto meno?) di un cervello

Anche i bambini sanno che è finita l’èra delle ideologie, benché da mezzo secolo c’è chi dice che esiste una ideologia della fine delle ideologie. E quest’ultima ideologia abita altrove: non nelle filosofie della storia o nelle teorie politiche, praticate a malapena da un pugno di individui. Abita dove nessuno la vede, cioè dovunque: nell’estetica ed etica delle merci, nella pubblicità. È nella pubblicità che circolano autorevolmente formule come: “Non è una birra, è molto più che una birra”, “non è una spiaggia, è molto più che una spiaggia” (cioè che cosa?). E soprattutto l’attributo considerato più attrattivo: “Senza limiti”.

 

È bello ciò che è senza limiti, anche se non esiste: anzi, è bello proprio perché non esiste, è un’illusione, un’allucinazione, un’idea fissa che manda “fuori di testa”, crea infatuazione, eccessi, manie, affezioni paranoidi. E tutto ciò che è paranoide crea o cementa identità fittizie da esibire. Cioè: non so che cosa sono, ma so o fingo di sapere che cosa voglio, che cosa vorrei essere e dunque sono. Il desiderio smodato, senza limiti, che è più che un desiderio, è una fissazione che rende singolari, importanti, intrattabilmente sé stessi.

 

Lì dove una volta c’erano le ideologie, che erano surrogati della religione, a un certo punto del secolo scorso si capì che c’era l’“industria culturale” (secondo Adorno), o l’“industria della coscienza” (secondo Enzensberger) con i suoi bravi professionisti, i “persuasori occulti” (secondo Packard): tutte cose di cui non si parla più da un pezzo e formule che non si osa più pronunciare.

 

Quando la pubblicità è come l’aria inquinata, un’aria che invece di andare nei polmoni va (audiovisivamente) nel cervello distratto, allora ci si stufa anche di notare che c’è. È ineluttabile, se è inevitabile vivere come stiamo vivendo, cioè presi di mira ininterrottamente come acquirenti e consumatori di merci la cui vendita fa prosperare le nostre economie, dunque le nostre società, rendendoci quasi felici, o più che felici: soddisfatti senza limiti. Qualcuno ci costringe a questo forse “dall’alto” del suo potere? Macché: che cos’è questa fandonia della manipolazione delle coscienze! Siamo liberi, se è vero che le nostre società democratiche e liberali ci rendono per forza liberi, cioè liberi di cliccare “mi piace / non mi piace, ok / no”. In realtà siamo così assuefatti a cliccare “ok” che diciamo “occhei” anche per dire “sì”, per dire “è vero”, per dire “va bene”. Il consenso sociale si esprime quotidianamente con milioni di “ok” e migliaia di entusiastici “wow”. 

 

Se mi metto a scrivere questi riassuntini di vecchie storie, ora che l’umano è diventato una vecchia storia e il postumano è nello stesso tempo più realistico e più eccitante; se comincio a ragionare facendo per chiarezza un passo indietro, è perché siamo e saremo sempre oltre.

 

Le merci non ci entrano più, per via simbolica, nella mente in dormiveglia: ora ci vogliono entrare fisicamente, tecnologicamente nel cervello in quanto organo sovrano del sistema nervoso centrale. Altro che psiche o psyché (in greco: anima) degli psicanalisti o psicologi “del profondo”. Si tratta ora di puntare direttamente, senza mediazioni, sul sistema nervoso e sui comportamenti che produce. Prima si passò da lunghi e laboriosi trattamenti psicanalitici all’uso molto più veloce e comodo della chimica farmacologica. Infine, come ho appreso da un articolo di Massimo Basile su Repubblica del 2 dicembre, è l’uomo più ricco del mondo in persona, un certo Elon Musk, a programmare di infilarci nel cervello, per la nostra salute e felicità, “il primo dispositivo Neuralink”, un chip che “all’inizio dovrebbe occuparsi di disabilità legate a traumi e degenerazioni, ma in futuro verrebbe inserito nel midollo spinale per curare le paralisi”. 

 

C’è qualcuno che può, che avrebbe il coraggio di obiettare? Che cosa volete che importi se il progresso della felicità umana o postumana è nelle mani dell’uomo più ricco del mondo. Se il progresso è la crescita dei nostri poteri sulla natura, applausi a Elon Musk, che vuole salvare da un’umiliante disabilità migliaia di esseri umani. E poi? Se vogliamo il “senza limiti”, chi stabilirà dei limiti all’uso del chip nel cervello? Altro che semplice cervello. Avremo “molto più” (molto meno?) che un cervello.

 

Per ora aumenta il consumo di psicofarmaci, droghe multiuso e alcol. A inibire una tale assuefazione e evitare i comportamenti delinquenziali o criminali che provoca, basterà un chip nel cervello e avremo una società più sana, più sicura, più civilizzata. Senza bisogno di pubblicità, persuasori occulti, industria culturale, psicanalisi, ideologie, scuola, università, libri e altri beni culturali che furono umani. 

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