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Saverio ma giusto

Altro che Metaverso: non c'è cosa peggiore della realtà, perché mai aumentarla?

Saverio Raimondo

L'universo virtuale di Zuckerberg, dicono, sarebbe "vuoto e triste". Un flop, e i numeri lo confermano. Ma se l’obbiettivo era sostituire le nostre vite con un surrogato del tutto simile all’originale, fare concorrenza al mondo, allora l’obbiettivo è stato pienamente raggiunto

Secondo documenti riservati, trapelati e riportati dalla stampa statunitense, il Metaverso – il mondo virtuale creato da Mark Zuckerberg per essere universale, immersivo e competitivo con le esperienze della vita vera, in altre parole “una realtà di cortesia” – è un flop. Gli utenti che visitano i mondi Horizon sono pochissimi (soltanto il nove per cento dei mondi creati viene visitato da un minimo di cinquanta persone); e ancora meno sono quelli che, dopo essersi fatti un giro col visore 3D in faccia, poi tornano. Anzi: la maggior parte abbandona l’applicazione dopo averla provata. L’obbiettivo inizialmente fissato di raggiungere i cinquecentomila utenti mensili entro l’anno è clamorosamente mancato; la stima è stata ora rivista al ribasso (duecentottantamila), ma sembra comunque un traguardo molto difficile da raggiungere.

Ma possiamo veramente parlare di flop? Se l’obbiettivo di Zuckerberg era sostituire le nostre vite con un suo surrogato del tutto simile all’originale, imitare la realtà, fare concorrenza al mondo, direi che l’obbiettivo è stato pienamente raggiunto. Voglio dire: se è vero com’è vero che attualmente il Metaverso è – testuali parole tratte da un paper aziendale – “un mondo vuoto e triste”, allora Zuckerberg si è effettivamente sostituito a Dio e ha creato una copia esatta della realtà. “Vuoto e triste”: vi vengono in mente parole migliori per descrivere il mondo in cui viviamo, o più nel dettaglio le nostre vite? “La vita non è che un’ombra che cammina, un attore che si pavoneggia per un’ora sulla scena e poi più nulla.  E’ una storia raccontata da un idiota, piena di rumore e di furia, che non significa nulla”: questa è la sentenza di Shakespeare/Macbeth sull’esistenza, ma potrebbe benissimo essere la recensione di un utente dopo aver visitato il Metaverso (sostituite “attore” con “avatar”, et voilà).

I mondi Horizon sono deserti? Lo sono anche certi paesi in Abruzzo o in Basilicata. Il Metaverso è un flop esattamente come le nostre vite: molti criticano all’universo tridimensionale di Zuckerberg l’essere poco affascinante, ma non lo sono forse anche i condomini o quartieri dormitorio dove abitiamo? Siamo tutti sarcastici e impietosi con gli avatar che popolano il Metaverso, giudicati senza appello brutti e ridicoli; ma basterebbe guardarsi allo specchio con obiettività per scoprire che noi in carne e ossa lo siamo altrettanto. Gli “abitanti” lamentano di non trovare gente che conoscono nei mondi virtuali; ma perché, nel mondo reale sono forse tutti amici e parenti? Il mondo è pieno di estranei, lo siamo tutti per la maggior parte dell’umanità; e se uno vuole incontrare persone che conoscete, gli dia appuntamento in un bar o gli faccia una telefonata, a che gli serve il Metaverso?

Da ultimo, una delle ragioni per cui gli utenti abbandonano il Metaverso sono i frequenti e diffusi bug nel software; anche qui nella vita vera ci sono le file, la burocrazia, i ritardi ferroviari, ma se dovessimo suicidarci per ogni volta che l’operatore di un call center ci fa attendere delle ore al telefono o che il navigatore ci fa sbagliare strada, saremmo rimasti vivi sì e no in due. Dunque ode a Zuckerberg, primo uomo a essere riuscito nell’impresa di creare un mondo a immagine e somiglianza del primo. Semmai c’è da chiedersi se aumentare le realtà sia davvero un business: al mondo non c’è cosa peggiore della realtà (una caratteristica su tutte: la realtà è quella cosa dove ad un certo punto si muore), perché aumentarla?

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