editoriali

Meglio il Primo maggio di Lundini che quello di Landini

Redazione

La retorica arcobaleno del Concertone fatta a pezzi dal comico romano

Meglio il Primo maggio di Lundini che quello di Landini. Il giudizio è sintetico, ma non intende essere una battuta hate contro un monumento del progressismo nazional-popolare come il Concertone. Al contrario: si vuole dire che se alla retorica non sempre sincera che soffia ogni anno su Piazza San Giovanni – ieri il tema, o “la problematica” come ironizzerebbe Lundini, era ovviamente la guerra – si sostituisse un po’ di sana ironia, di capacità di denunciare le pose e i tic ideologici (di sinistra), anche il Primo maggio ne guadagnerebbe. Meglio il Primo maggio di Lundini che quello di Landini, allora. E qui non si parla dei problemi del lavoro – cosa di cui del resto il segretario generale della Cgil sembra non interessarsi da tempo, una delle sue ultime battaglie è stata contro il green pass, un fattore di sicurezza proprio per i lavoratori – ma dei problemi della guerra. Sulla quale il segretario ha seguito il mainstream della retorica pacifista, che probabilmente non dispiace a Putin: “La risposta non può essere spendere più soldi in armi, ma dobbiamo spendere più soldi in sanità e lavoro”. 

 

 

Nel bel mezzo di un concerto farcito di slogan facili spruzzati con “Blowin’ in the wind” e “Imagine”, a un certo punto è arrivato Valerio Lundini, comico allergico ai luoghi comuni, con la sua storica band VazzaNikki. Con una canzone fatta apposta per smontare gli slogan, già dal titolo: “La guerra è brutta”. Un florilegio delle banalità che venivano cantate anche lì, in diretta: “Non servono le armi”; “non servono i bunker”; “solo la musica ci può salvare dall’imminente scoppio di un conflitto mondiale”. Una presa per i fondelli di ogni landinismo e michelesantorismo, svelata in un verso devastante come un missile della Nato: “Più di qualunque proiettile è potente la nostra retorica”. Accompagnata da una gag, la finta chiamata di Putin che annunciava la fine della guerra, convinto dalla musica. La cosa più esilarante, se non fosse drammatica, è che gli adoratori dell’Arcobaleno manco si sono accorti che Lundini stava bombardando proprio loro.

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