Addio monica

Vitti per sempre: il ritratto dell'icona cinematografica del Novecento

Giacomo Giossi

Maria Luisa Ceciarelli, in arte Monica Vitti, è stata 47 donne diverse in una carriera che l'ha consacrata tra le più brillanti attrici della storia del cinema italiano

È tarda mattina quando si diffonde la notizia che Monica Vitti non c’è più. Prima un tweet di Walter Veltroni e poi il rito dei giornali online con le home dei siti a lei dedicate. Viene voglia di continuare a camminare, di tenere la notizia per sé e approfittare di Roma calda e ancora semi deserta per sentirsi ancora un po’ in compagnia della sua presenza, del suo esserci, nonostante tutto.

 

Monica Vitti è nata a Roma, ma è stata bambina a Messina come ha anche raccontato in uno dei suoi due libri autobiografici Il letto è una rosa pubblicato nel 1995. È nata Maria Luisa Ceciarelli, ma è diventata nota come Monica Vitti quando l’iniziale insuccesso di critica per L’avventura di Michelangelo Antonioni l’ha proiettata tra le icone cinematografiche del Novecento. Si dice che Michelangelo Antonioni l’abbia scoperta, la si è definita la sua musa quando ancora l’unico ruolo deputato ad un’attrice era ispirare, ma è oggi evidente quanto quel rapporto amoroso e professionale, d’intesa e di conflitto ha dato e tolto a entrambi. Monica Vitti è stata l’immagine là dove l’immagine non poteva più esistere, là dove i concetti diventavano rarefatti e incomunicabili. La sua è sempre stata così una presenza fantasmatica, capace di dare e di togliere il fiato. Dove la città si fa deserta e razionale, la presenza di Monica Vitti - fortemente fisica - mostra la contraddizione, dà corpo alla differenza del non detto e anche di quanto il femminile risulti sempre così incomprensibile al maschile.

  

Si potrebbe dire che con Antonioni, Monica Vitti abbia dato corpo alla mente, ma allo stesso tempo ragione al cuore, spogliando le pretese di Sandro (Gabriele Ferzetti), di Giovanni (Marcello Mastroianni) e di Piero (Alain Delon), maschi inadeguati e infantili, ambiziosi e superficiali pur nella loro irresistibile bellezza di uomini immaturi. Ogni volta e ad ogni modo, Claudia, Valentina e Vittoria sapevano accogliere così, con dolcezza e rassegnazione, il maschio contemporaneo in crisi (e ormai sono davvero tanti anni che è in crisi) stando però ben lontana dalle loro pretese, dall’idea sciocca di una donna docile. Tra le dita dei suoi personaggi questi uomini si scioglievano al sole diventando ombre di discorsi perduti, di una felicità perduta che solo lei aveva saputo riconoscere per davvero. Monica Vitti portava su di sé la luce e tutto appariva più chiaro, anche quando con lei si iniziò a ridere, a ridere forte.

 

Mario Monicelli, come fece anche con Vittorio Gassman, le indicò una strada possibile per la commedia quando con una parrucca al rovescio che la mostrava nera e non più bionda e una pistola in mano le diede il nome di Assunta Patanè, giovane siciliana a Londra nel meraviglioso La ragazza con la pistola. Anche in questo caso il suo volto sapeva accogliere riso e dispiacere, ironia e sconforto, il tutto però mai miscelato, ma frantumato in piccoli pezzi affilati di gioia o di dolore, ma sempre radicali e assoluti. Monica Vitti non esiste sfumata, esiste e basta, lo è definitivamente perché se non fosse così il castello di sogni del cinema che la vede protagonista crollerebbe lasciando solo polvere di stelle.

 

E per l’appunto a capirne l’impatto assoluto e fortissimo fu anche Alberto Sordi, un altro che del viso era maestro, ma con una differenza, lui era la maschera, mentre Monica Vitti era la proiezione. Così la Vitti ci prese gusto per la commedia, e forse pure troppo, come disse Monicelli per Gassman. I film con Alberto Sordi furono popolarissimi, pellicole di una commedia all’italiana in via di esaurimento. Monica Vitti è stata in tutto 47 donne diverse, tutte raccontate splendidamente in E siccome lei da Eleonora Marangoni in uno dei libri più belli a lei dedicati. Ma la Vitti è stata (ed è) anche la donna davanti ai nostri occhi: quella dimenticata e quella rimpianta, quella odiata e quella amata. E lo è stata per sempre.

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