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spazio okkupato

Sulle Ffp2, le associazioni di farmacisti ci risparmino l'ipocrisia

Giacomo Papi

Gli annunci traboccanti di pompa delle varie corporazioni sottintendono un punto: i farmacisti sono liberi di continuare a vendere al prezzo che vogliono, solo che a questo punto farebbero una figuraccia. Peccato, perché per la categoria ragioni di orgoglio ce ne sono

Qualche volta vengo colto da improvvisi attacchi di stalinismo, o almeno di statalismo sfrenato. Mi sale in corpo un’insopprimibile smania di confische, precettazioni e commissariamenti per rimettere in riga chi non lavora per il bene del popolo. Mi è accaduto pochi giorni fa, leggendo le dichiarazioni entusiaste del presidente della Fofi, Federazione ordini farmacisti italiani, Andrea Mandelli, in merito all’accordo sul prezzo calmierato delle mascherine Ffp2 a 75 centesimi raggiunto tra le associazioni di categoria e la struttura del generale Francesco Paolo Figliuolo: “In questi quasi due anni”, ha dettato Mandelli al Quotidiano sanità, “i farmacisti sono sempre stati pronti a fare la propria parte, schierandosi al fianco dei cittadini. Non vi era perciò alcun dubbio che la trattativa tra il generale Figliuolo e le associazioni di categoria giungesse a un esito positivo. Le farmacie sono il presidio sanitario più vicino ai cittadini e i farmacisti stanno dimostrando, ancora una volta, di sentire la grande responsabilità sociale che deriva da questo ruolo fondamentale”.

 

Alla pompa quasi sovietica di Mandelli fa eco l’orgoglio del presidente di Federfarma, Marco Cossolo, il quale chiarisce come la decisione di aderire resti volontaria: “Auspico una massiccia adesione, da parte dei colleghi, al protocollo d’intesa e li ringrazio per essersi resi sempre disponibili alle richieste delle istituzioni nell’interesse della collettività, confermando il ruolo della farmacia quale primo presidio sanitario di prossimità integrato nel Ssn. Aderire al prezzo massimo di vendita concordato per le mascherine Ffp2 è un ulteriore servizio che rientra appieno nell’evoluzione del nuovo modello di farmacia. Una farmacia che non ha paura di cambiare, perché consapevole di essere un tassello fondamentale nel processo di territorializzazione dell’assistenza sanitaria, primo anello di congiunzione tra cittadini e Ssn”. Insomma, i farmacisti sono liberi di continuare a vendere le Ffp2 al prezzo che vogliono, solo che a questo punto fanno una figuraccia.

 

Dopo avere trascorso le feste, come altri milioni di italiani, a peregrinare di farmacia in farmacia in cerca di Ffp2 ed essere riuscito ad acquistarle soltanto pagandole 3 euro l’una, l’entusiasmo dei vertici dell’Ordine e di Federfarma (e probabilmente anche di Assofarm e FarmacieUnite, le altre due associazioni coinvolte) mi suona indigeribile. Un miscuglio di pomposità corporativa, vacuo politichese e marketing aziendale. Mi chiedo, cioè, perché non si possa usare un tono più asciutto e onesto, raccontando le cose come stanno, visto che per i farmacisti ragioni di orgoglio ce ne sono. Le cose come stanno starebbero così: “Dal marzo 2020 abbiamo lavorato giorno e notte anche per svolgere la funzione che un tempo, prima che fossero semi smantellati, era in carico ai medici di base. Avere restituito qualcosa alla comunità è per noi un grande orgoglio, anche perché in questi due anni siamo stati tra i pochi a guadagnare tanto. Per questa ragione, non possiamo che biasimare i colleghi che hanno scelto di lucrare sul prezzo di presidi sanitari essenziali e obbligatori come le mascherine Ffp2 e scusarci con i cittadini che hanno dovuto sottostare al ricatto”.

 

Lo so benissimo che i prezzi seguono la legge della domanda e dell’offerta e che sotto Natale le richieste di Ffp2 hanno superato la capacità di produzione e distribuzione facendo crescere anche i prezzi all’ingrosso. Ma so anche che tra le categorie che in questi anni hanno fatto grandi affari ci sono anche distributori e produttori, che peraltro hanno ricevuto finanziamenti pubblici. Lo spiega in una nota Claudio Galbiati, presidente della sezione Safety di Assosistema Confindustria dei produttori e distributori dei dispositivi di protezione individuale, che protesta di non essere stato interpellato: “Il governo ha investito nel portare la produzione dei facciali filtranti nel nostro paese attraverso il Dl Cura Italia, ha permesso la riconversione e l’ampliamento della produzione di molte aziende e poi per definire il prezzo di vendita si affida ai soli distributori senza creare il minimo collegamento tra distributori per le farmacie e produttori di Dpi”.

 

In un mondo civile la legittimità morale della libera impresa si basa sull’esistenza di merci per cui la legge della domanda e dell’offerta viene sospesa o almeno frenata dallo stato. Tra queste merci, almeno in pandemia, ci sono le mascherine, specialmente in un paese che nonostante il decreto Bersani sulle liberalizzazioni vieta ai supermercati di avere l’aspirina, ma permette alle farmacie di vendere qualsiasi cosa abbia a che fare con la cura, quindi anche con il piacere, del corpo: occhiali da vista, mentine all’eucalipto, shampi antiforfora, bagnoschiuma al bergamotto, creme antirughe e lubrificanti.

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