(foto Ansa)

litigi, ma dove?

La pandemia ci ha mostrato un'Italia che non conoscevamo: quella che sa fare squadra

Antonio Pascale

Ci dipingono e ci dipingiamo noi stessi come un paese spaccato. Però ora su vaccini e mascherine ci accorgiamo di una realtà diversa

C’è una sensazione nell’aria, e speriamo che un giorno riusciremo a sfruttarla. E cioè, durante questa pandemia siamo stati insieme, gli italiani dico, hanno fatto squadra per il bene comune. Ora, lo so, a sentire i talk e le liti, le accuse e scuse, vengono alla mente altre immagini: quello che inveisce contro la mascherina, quello che chiama iettatore il virologo perché ci sta mettendo in guardia contro un altro tornado, il virologo che si scontra con altro virologo, poi il No mask della porta accanto, il No vax che incontri in ascensore, e i politici che si rimbeccano. Ma fatti i conti a freddo, misurate le reazioni di pancia, ora che l’ondata sta scemando, possiamo dichiarare: sì, in fondo, gli italiani hanno fatto squadra.

Ci dipingono e un po’ ci dipingiamo pure noi, come quelli del paese spaccato, umorali, con l’anima nera, pronti ad afferrare il primo sovranista che passa e a regalargli il voto, capaci di negare l’inverosimile pure che il parente prossimo sia morto di Sars-Cov-2. Ci dipingono così e quindi ci crediamo e magari proviamo a recitare secondo copione. Però, appunto, ora che le bocce si stanno pian piano fermando vediamo un’Italia diversa. Prendi le mascherine. Ci siamo fatti prendere per pazzi. Non le volevamo portare, chi si sentiva soffocare, chi giurava che suo cugino su WhatsApp gli aveva detto che il virus passava lo stesso.

 

Abbiamo fatto ironia su chi le portava sotto il mento, in fronte, sul gomito. Poi a guardare bene, oggi le portiamo tutti, anche i ragazzi. Sembravamo tutti negazionisti, nei bar a confabulare sui cinesi che hanno fatto l’inguacchio, sul complotto, sulle influenze che quelle sì che uccidono, e poi in maniera disciplinata ci stiamo vaccinando. Anche qui, all’inizio: chissà se arrivano i vaccini, chissà a chi andranno per primi, chissà i raccomandati, abbasso i generali con la divisa che mi fanno paura. E invece, col tempo abbiamo acquistato fiducia nelle istituzioni, in fondo quei militari in divisa, quando invece di distruggere i ponti li costruiscono, danno sicurezza. E’ stato poi un piacere vaccinarsi, presi per mano in un drive-in, accompagnato alla tua isola, parcheggiare la macchina, abbassare il finestrino e non fare nemmeno in tempo a chiedere che devo fare…? che una gentile infermiera ti aveva fatto la puntura.

E’ stato bello ricevere un messaggio dalla tua regione che ti avvisava che i 15 minuti di osservazione erano finiti, potevi andare in pace, come dopo la messa: ed erano passati esattamente 15 minuti dalla puntura. Ci siamo lagnati della scomparsa della notte, abbiamo gridato al sequestro, fatto le corse per rientrare prima delle 22, tuttavia siamo stati capaci di rispettare non una ma più restrizioni, anche quando i controlli non sono stati così intensi. Alla fine, fatti i conti, la sensazione è quella: abbiamo fatto squadra e la sfida, se vogliamo, è passare da squadra a soggetto politico, a paese con un progetto d’avanguardia, serio e coinvolgente. Hai visto mai che riusciamo a convincere altri, l’Europa per esempio, della necessità e del piacere di stare insieme? Magari, chissà, un giorno, quando meno ce l’aspettiamo. Per ora possiamo farci l’applauso, che poi quelli a consuntivo danno più soddisfazione di quelli a preventivo.

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