È un paese libero, ma è libero anche dai virologi in tv?

“A ognuno il suo mestiere, lei parli di televisione, sennò prenda due lauree e parli come un virologo”. I virologi invece parlano di: politica, giurisprudenza, filosofia, calcio

Manuel Peruzzo

Sovraesposti, ubiqui, narcisi. Medici che hanno scoperto di non poter rinunciare alla telecamera. Col rischio che la loro opinione, a un certo punto, sia sullo stesso piano di quella di un cantante o di un presentatore, e smetta di essere solo quella di un esperto.

I virologi hanno sostituito i maghi in televisione. Sono sovraesposti, ubiqui, narcisi. Ci terrorizzano, ci rassicurano, ci confondono, ci dicono che va tutto bene poi che va tutto male, che bisogna riaprire, che bisogna chiudere. Applausi. Il criterio d'impatto scientifico H-index è stato sostituito dal tempo di permanenza in video. A loro confronto anche Barbara Palombelli pare una riservata Elena Ferrante. Dimmi che programma guardi e ti dirò che virologo sei: Ilaria Capua è da Floris, Roberto Burioni sceglie Fazio, Matteo Bassetti predilige Rete Quattro ma non disdegna incursioni altrove. Massimo Galli lo trovi persino a Tele Capri, per poi lamentarsi: “Non posso passare tutto questo tempo al telefono e in tv”. E lo dice a Myrta Merlino, durante un collegamento a l’Aria che Tira. Un po’ come se Chiara Ferragni dicesse che perde un sacco di tempo su Instagram. Autocritica o dissociazione?

 

Se le chiacchiere fossero vaccini saremmo già tutti immunizzati. Ci ripetono che “i dati parlano chiaro”, ma poi ognuno li interpreta a modo suo, usandoli contro l’avversario, facendo leva sull’autorevolezza per vincere la discussione (quante volte abbiamo sentito “non è un virologo è un veterinario/rianimatore/è un esperto di zanzare). L’unica certezza di questi mesi confusi è che dalla scienza non possiamo aspettarci dogmi. Dobbiamo fidarci perché l'alternativa è peggiore (non vorrete mica finire a negare l'utilità di vaccini e l'undici settembre...), ma allo stesso tempo dobbiamo mettere in discussione la caterva di posizioni assolute, rifiutare sia la medicalizzazione della politica sia la politicizzazione della virologia, e per dirla con una sintesi dell’epistemiologa Susan Haack occorre dire sì alla scienza e no allo scientismo. Non è sempre facile ricordarselo quando si guarda il nostro medico preferito confermare la nostra opinione: sia che è tutto finito o sia che moriremo tutti.

 

La telecamera è una droga, come ha ammesso Matteo Bassetti su Chi (che come sapete è il nuovo Lancet). L’ultima a fargli notare l'eccessiva presenza mediatica è stata Antonella Boralevi: “Sta poco in corsia e molto in televisione”, e a Bassetti è partito un vaffanculo divulgativo. Lo abbiamo visto discutere con Massimo Giletti, con Andrea Casadio, e persino con Simona Ventura colpevole d’aver raccontato la propria esperienza. Come si permette? Bassetti l’aveva zittita: “A ognuno il suo mestiere, lei parli di televisione, sennò prenda due lauree e parli come un virologo”. I virologi invece parlano di: politica, giurisprudenza, filosofia, calcio. Se facciamo fare ai conduttori televisivi i medici non va più bene, dice Bassetti. Meglio far fare ai medici i conduttori televisivi?

 

È un paese libero dove tutti possono esprimere le proprie opinioni, ma non è un paese libero dai virologi. Certo, non ha molto senso lagnarsene: se non li vuoi vedere puoi cambiare canale (ammesso ce ne sia uno libero). Se li invitano è perché allo spettatore interessa sentire cosa hanno da dire, anche se poi tutti sbuffano “ancora tu, ma non dovevamo vederci più?”. Il punto forse è che quando accetti di diventare un personaggio televisivo può capitare che la tua opinione sia messa sul piano orizzontale con quella di un cantante o un presentatore, e smetti d'essere "solo" un esperto. E non ha più senso pretendere d’essere un autorevole luminare. Sei un nano e ballerino come tutti gli altri.

 

È sempre più difficile distinguere la divulgazione scientifica dall’intrattenimento. A Carta Bianca Massimo Galli, nemico numero uno di Matteo Bassetti in quella sintesi politica-giornalistica tra catastrofisti e aperturisti, si è scontrato prima con Stefano Bonaccini che gli chiedeva conto di interviste in cui criticava le scelte di Mario Draghi (“Io nervoso? Ma si vergogni”), poi col positive thinking di Marisa Laurito convinta che “il cervello sia creatore”. Bianca Berlinguer ne ha approfittato per chiedere sibillina al percepito menagramo un parere autorevole: “Professore, ha ragione Marisa Laurito?”

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