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saverio ma giusto

Lockdown dal basso

Saverio Raimondo

Il governo non lo vuole: tocca arrivarci da soli, per via omeopatica. O passare al modello danese

La strategia è chiara, la capirebbe persino un bambino e addirittura i suoi genitori: il governo stavolta non intende proclamare nessun lockdown (mai sia che Conte prenda una decisione o si assuma una responsabilità, evidentemente ha un blocco psicologico, forse da bambino ha fatto una scelta sbagliata – tipo che ha scelto un gusto di gelato che non gli è piaciuto – e da allora è rimasto traumatizzato); stavolta al lockdown dobbiamo arrivarci da soli. Un lockdown “dal basso”, molto Cinque stelle. O, se preferite, un lockdown indotto psicologicamente, emotivamente e omeopaticamente: prima ci hanno detto di indossare sempre la mascherina, anche all’aperto, anche da soli; poi quando hanno visto che nonostante il fastidio e l’irrazionalità rispettavamo la norma ma andavamo in giro lo stesso, allora hanno fatto il coprifuoco; quando hanno visto che rispettavamo anche quello ma uscivamo da casa nelle ore in cui era consentito, allora hanno chiuso mezzo paese alle 18.

 

Ora voglio vedere al prossimo dpcm che altro s’inventano per non dire “lockdown” – forse lo fanno perché la Crusca non vuole che si usino parole inglesi? Non capisco perché, arrivati a questo punto, il presidente Conte con un sussulto di dignità non provi con l’ipnosi: convochi una delle sue conferenze stampa a reti e social unificati, e in un primo piano intenso fissi con il suo sguardo penetrante e magnetico dentro la telecamera, ripetendo con la sua voce suadente “ora avete sonno… molto sonno… sentite le palpebre farsi sempre più pesanti… anche le saracinesche dei negozi… lasciatevi cadere in uno stato di trance… uscirete di casa solo quando lo dico io”; sinceramente, mi sembrerebbe un modo di trattare i cittadini più adulto e responsabile. Ma del resto, di cosa ci lamentiamo? Se siamo a questo punto è solo colpa nostra: cosa abbiamo fatto in questi mesi noi cittadini per le terapie intensive, per i tracciamenti, per i trasporti, per i controlli, per la sicurezza e la sanità pubblica?

 

Perché alla fine, nello scaricabarile generale (barile di gel igienizzante), mi sembra di capire che ce ne saremmo dovuti occupare noi, mica il governo né le regioni. Vabbè, sarà per la terza ondata. Ma adesso? Come ne veniamo fuori? Propongo di applicare anche noi il modello danese: lì, quando si sono accorti che il virus dilagava negli allevamenti di visoni, pur essendo una delle principali fonti di reddito per il paese non hanno mica traccheggiato, non hanno perso tempo chiudendo le pelliccerie per poi vedere come andasse; hanno subito dato ordine di ammazzare un milione e mezzo di quei piccoli mammiferi. Così dovremmo fare qui: ammazziamo anche noi un milione e mezzo di mammiferi – ma non visoni, nel nostro caso esseri umani. E’ vero, un milione e mezzo sono tante persone, molte più dei contagi; ma il virus è esponenziale e fuori controllo, dunque non vedo perché dovremmo controllarci noi.

 

Partiamo dall’ammazzare baristi, ristoratori, teatranti, gestori di sale cinematografiche e di palestre; a quanto siamo? Se ancora non siamo arrivati al milione e mezzo spariamo nel mucchio, sulla folla, ah no giusto gli assembramenti non ci sono più, allora spariamo alle donne in pelliccia di visone, pure a quelle con la sintetica, poi agli uomini con la barba, oppure raccomandiamo fortemente alle persone di impiccarsi da sole a casa, non sarebbe un suicidio ma una “morte agile”. Non possiamo permetterci un secondo lockdown. La salute prima di tutto

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