Sacha Baron Cohen in una scena di 'Borat' nel quale interpreta un giornalista kazako

Catalogo minimo dei Liberali italiani come fossero i Cornuti di Fourier

Guido Vitiello

Dal Monomane menotassista al Novantaquattrista al tipo “Borat”

Sul canovaccio del Tableau analytique du cocuage di Charles Fourier, che nei primi anni dell’Ottocento classificò ottanta tipi di cornuti d’ordine semplice e composto, voglio abbozzare una tavola analitica dei liberali italiani, un catalogo sommario dei nostri vezzi e delle nostre miserie. Mi limiterò ai tipi oggi più diffusi e perniciosi, trascurando magnifiche specie in via di estinzione come il Liberale snob o pannunziano (quello che indossa ancora i calzini del conte Carandini), il Liberale matto o dannunziano (quello convinto di essere il messia annunciato dalla vox clamantis di Mario Ferrara) e, più a destra, il Liberale straborghese o steampunk (quello che, in assenza di una borghesia civilizzatrice autoctona, si traveste da gentiluomo britannico del diciannovesimo secolo). Erano le nostre casate più nobili, i nostri zii eccentrici: saranno presto le nostre tribù perdute.

     

Oggi la fauna liberale è dominata da belve assai meno graziose. Partiamo dal tipo più grossolano, il Liberale materialista storico o Monomane menotassista, che nello schema di Fourier corrisponde grosso modo al Cornuto bilancino o Cornuto di finanza. E’ diffuso soprattutto in Padania. Lo riconosci perché non parla d’altro che di economia, come nemmeno un veteromarxista, e tout le reste è sovrastruttura: per lui possono anche ripristinare le pene corporali o gettare i rom nei cassonetti purché, beninteso, questo non comporti un’espansione della spesa pubblica. Poi c’è il Liberale novantaquattrista o radiosomarzista, che trova un suo analogo fourieriano nel Cornuto abbarbicato o instancabile. Il 27 marzo 1994 è il suo giorno della marmotta, e pur di non uscirne mai allestisce un piccolo teatro allucinatorio in cui Salvini è il nuovo Berlusconi e la rude razza padana (ma ormai anche etrusca e mediterranea) che lo sostiene è una moltitudine di liberali che non sanno ancora di esserlo, e che un’eterna macchina da guerra catto-comunista-azionista-giudiziaria tenta di frenare. Il piccolo problema è che a rivendicare lo “spirito della discesa in campo” è oggi un quotidiano, la Verità, che non si distingue a occhio nudo dal Primato Nazionale, l’organo di CasaPound. Il vicino di banco del Radiosomarzista è il Liberale oltranzista atlantico o Liberale Borat. Come il giornalista kazako del film di Sacha Baron Cohen, che si mette un giubbotto a stelle e strisce e arringa il pubblico di un rodeo in Virginia con parole che neppure il più fanatico ultrà repubblicano userebbe (“Possa il vostro George Bush bere il sangue di tutti gli uomini, donne e bambini dell’Iraq!”), così il Liberale Borat, dalla provincia dell’Impero, recita la parte del più trumpista di Trump, guarda l’Italia con occhiali americani, porta ’e cazune cu nu stemma arreto, si immagina in lotta con il deep state dei ragionieri del Mef e, Salvini permettendo, sogna di mostrare la sua 44 Magnum lucente alle pussies boldriniane del politicamente corretto. Fourier lo avrebbe accostato al Cornuto marziale o fanfarone.

     

Al di sopra di questa mischia bellicosa e vociante sta infine il Liberale umarell o Liberale di Münchhausen, che si è afferrato da solo per il codino e si è issato fino a raggiungere la terrazza panoramica Croce-Ortega, dalla quale si ha il privilegio di osservare i cantieri aperti della storia umana sub specie aeternitatis. E cosa contano, da lassù, cinque, dieci o cinquant’anni in più di istituzioni libere? Che ragione c’è di scaldarsi o di aiutare i men at work, in quell’aldilà speculativo? Fourier ha un nome anche per lui: Cornuto postumo o dei due mondi. C’è da capirlo, però. Almeno, a differenza di noi cornuti della razza di chi rimane a terra, non vive col timore di finire mazziato.

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