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L'Onu celebra la libertà di stampa censurandosi. Erdogan ringrazia

Giulio Meotti

L'incontro della News Literacy Project è saltato perché l'organizzazione si è rifiutata di assecondare la richiesta dalle Nazioni unite di rimuovere i riferimenti ai paesi che perseguitano i giornalisti. Intanto a Parigi Zemmour veniva condannato per “islamofobia”

Roma. Quando a fine aprile, i giornalisti del quotidiano turco Cumhuriyet, l’ultimo organo libero di informazione in quel paese, sono stati condannati per “terrorismo”, avranno pensato che almeno il 3 maggio sarebbero stati vendicati e citati alle Nazioni Unite, dove si sarebbe celebrata la giornata mondiale della libertà di stampa. Invece il direttore Murat Sabuncu, il giornalista Ahmet Sik, l’editorialista Aydın Engin e il vignettista Musa Kart, tutti condannati a pene che vanno da sette a tre anni di carcere, hanno visto qualcosa che non avrebbero mai immaginato: il potere turco di ricatto che si estende anche sul Palazzo di Vetro.

 

Mentre il Segretario generale delle Nazioni Unite, Antonio Guterres, elogiava i media “cruciali per costruire società trasparenti e democratiche”, nelle stesse ore una conferenza dell’Onu sulla libertà di stampa nel mondo veniva cancellata. Robert Mahoney, vice direttore del Committee to Protect Journalists, ha detto che “mentre combattiamo la censura in tutto il mondo ... un panel è stato cancellato perché uno dei presentatori avrebbe fatto i nomi dei paesi che imprigionano i giornalisti”. Che scandalo! Fare i nomi di chi mette in carcere i giornalisti.

 

L’Alleanza delle civiltà delle Nazioni Unite aveva organizzato la conferenza in collaborazione con il News Literacy Project. Alan Miller, il fondatore del progetto, ha dichiarato che l’incontro è saltato dopo che la sua organizzazione si è rifiutata di assecondare una richiesta dall’Alleanza delle civiltà di rimuovere i riferimenti ai paesi che perseguitano i giornalisti.

 

Farnaz Fassihi, la giornalista iraniana del Wall Street Journal che avrebbe dovuto partecipare al panel, ha dichiarato: “Sono scioccata dal fatto che un panel sia stato cancellato all’Onu. Voglio dire, te lo aspetti in altri paesi ma non qui”. Te lo aspetti nel paese di origine di Fassihi, la Repubblica islamica dell’Iran. Nihal Saad, portavoce dell’Alleanza delle civiltà, ha risposto che il video era “sbilanciato”. Miller ha risposto che un funzionario dell’Alleanza ha prima chiesto al suo gruppo di cancellare il riferimento alla Turchia, e poi ha detto che non si potevano presentare clip.

 

Ogni 3 maggio dal 1993, l’Onu ha ospitato eventi per sostenere la libera informazione. Perché proteggere la Turchia, in particolare? Bene, perché il presidente di quella nazione, Recep Tayyip Erdogan, è il co-fondatore dell’Alleanza delle Nazioni Unite, oltre che oggi il principale carceriere di giornalisti del mondo.

 

Pochi giorni fa, Erdogan ha tuonato contro la “islamofobia” dei paesi occidentali, incaricando il suo Parlamento di indagare su come i media occidentali trattano i musulmani. Due giorni fa, a Parigi, l’intellettuale e giornalista francese Éric Zemmour è stato condannato dalla Corte d’appello di Parigi a cinquemila euro di multa per “incitamento all’odio religioso per le osservazioni anti-musulmane tenute nel 2016 in un programma televisivo”. Durante la trasmissione del 6 settembre 2016 su France 5, Zemmour aveva detto che era necessario imporre ai musulmani “la scelta tra islam e Francia” e che “negli innumerevoli sobborghi francesi in cui molte ragazze sono velate” è in corso una “lotta per islamizzare il territorio”, “una jihad”.

 

E’ una vera e propria “jihad giudiziaria” scrive Causeur a commento della sentenza Zemmour. Con questa parola, “islamofobia”, in Europa e in Francia in particolare hanno processato decine di giornalisti e scrittori. Una parola, disse il compianto Christopher Hitchens, creata dai fascisti (gli Erdogan) e usata dai codardi (Onu, media e tribunali) per manipolare i cretini (noi).

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  • Giulio Meotti
  • Giulio Meotti è giornalista de «Il Foglio» dal 2003. È autore di numerosi libri, fra cui Non smetteremo di danzare. Le storie mai raccontate dei martiri di Israele (Premio Capalbio); Hanno ucciso Charlie Hebdo; La fine dell’Europa (Premio Capri); Israele. L’ultimo Stato europeo; Il suicidio della cultura occidentale; La tomba di Dio; Notre Dame brucia; L’Ultimo Papa d’Occidente? e L’Europa senza ebrei.