David Copperfield (foto LaPresse)

L'arte di proteggere un segreto in un mondo senza più segreti

Alberto Brambilla

Cosa dice della nostra società il caso giudiziario del mago David Copperfield

La rapida evoluzione tecnologica prepara un mondo non necessariamente desiderabile, ma inevitabile se si vuole stare al mondo (nuovo). Macchine intelligenti sempre attive monitorano le azioni, i movimenti, riconoscono i volti, conoscono le preferenze, i gusti, le abitudini, gli amici, gli amori. Nessuno ha più segreti perché non si può mentire con le azioni (si può fare con le parole) e le azioni compiute online sono oggetto di analisi statistiche intensive su masse di dati catalogati in database detenuti da privati. Un patto faustiano (massima conoscenza vs minima riservatezza) che, chi vuole, firma con Zuckerberg & Co. Le persone pretendono protezione ma per paradosso esaltano i whistleblower e gli spioni in ogni campo (sesso, fisco, etica, giustizia). Tutti sono spiati, ma vogliono spiare. Perfino il mago più noto di quest’epoca, David Copperfield, ora rischia di essere forzato a rivelare in un’aula di tribunale di Las Vegas il segreto di un suo famoso trucco: la folla che svanisce.

 

Una sera nel 2013 la sala dell’MGM Hotel diventa buia, dieci volontari siedono in una gabbia velata, sospesa a circa un metro d’altezza, tengono in mano delle torce per segnalare la loro presenza dietro le tende prima di sparire in un istante. Ma qualcosa va storto. Quando l’assistente del mago conduce la “folla” in un passaggio segreto, lo spettatore-volontario Gavin Cox scivola su un detrito e si ferisce alla testa. Lo sfortunato Cox ha riportato danni cerebrali e ora trascina Copperfield in tribunale chiedendo un risarcimento milionario (la cifra non è rivelata). Il giudice potrà chiedere a Copperfield come funziona quella magia realizzata per quindici anni senza conseguenze per oltre 100 mila volontari che hanno partecipato. Il mago che è evaso dalla prigione di Alcatraz, ha attraversato la Muraglia cinese, ha fatto sparire la Statua della Libertà rischia la pena peggiore per un prestigiatore: esporre il suo segreto. L’idea che la magia ha un prezzo è vecchia quanto la leggenda di Faust. E può arrivare a costare il sacrificio della vita. Nel libro “The Prestige” (dal quale è tratto il film di Christopher Nolan del 2006) l’autore Christopher Priest sviluppa il concetto e ambienta nell’Inghilterra vittoriana la battaglia all’ultimo sangue tra due maghi rivali, Alfred Borden (nel film Christian Bale) e Robert Angier (Hugh Jackman), disposti a immolarsi per primeggiare e difendere l’effetto del “teletrasporto umano”. Per capire il sacrificio è però centrale la figura di un personaggio di contorno, Ching Ling Foo, un mago cinese che paga un prezzo alto per ciò che fa. Vecchio, fragile e malfermo sembra incredibile che riesca a fare comparire dal nulla un’enorme e pesante boccia piena d’acqua e pesci rossi. In realtà Ching è un uomo forte, capace di grandi sforzi, forse addirittura giovane. Ma per fare il suo numero deve apparire claudicante e malconcio anche fuori dalla scena: per proteggere il segreto è costretto a fingere nella vita reale. Come fa notare al Foglio Remo Pannain, avvocato e prestigiatore, il trucco inteso come strumento meccanico è relativamente importante – produce un effetto che tutti possono far funzionare se sanno come fare, basta conoscere il metodo – il segreto del mago sta nell’arte di proporlo perché è ciò che emoziona il pubblico, e può essere solo tramandato all’allievo da un maestro. Tre anni fa il prestigiatore americano Teller (da sempre in coppia fissa con Penn) ha vinto una causa per plagio contro un mago dilettante belga che aveva pubblicato su You Tube “Shadows”, in cui il mago recide l’ombra di un fiore proiettata su un pannello e i petali cadono davvero a terra. Il giudice ha dato ragione a Teller non perché è stato riprodotto il meccanismo, cioè il trucco, ma l’intera pantomima, l’arte, l’emozione di un effetto molto poetico difeso dal 1983. Per un prestigiatore ogni magia ha un costo, ma per il pubblico quel costo è un valore assoluto. Conoscere il segreto fa crollare quel valore dall’infinito del massimo stupore a zero. Copperfield deve resistere non tanto per sé quanto per chi vuole ancora essere piacevolmente ingannato. Alcune cose è meglio non saperle.

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  • Alberto Brambilla
  • Nato a Milano il 27 settembre 1985, ha iniziato a scrivere vent'anni dopo durante gli studi di Scienze politiche. Smettere è impensabile. Una parentesi di libri, arte e politica locale con i primi post online. Poi, la passione per l'economia e gli intrecci - non sempre scontati - con la società, al limite della "freak economy". Prima di diventare praticante al Foglio nell'autunno 2012, dopo una collaborazione durata due anni, ha lavorato con Class Cnbc, Il Riformista, l'Istituto per gli Studi di Politica Internazionale (ISPI) e il settimanale d'inchiesta L'Espresso. Ha vinto il premio giornalistico State Street Institutional Press Awards 2013 come giornalista dell'anno nella categoria "giovani talenti" con un'inchiesta sul Monte dei Paschi di Siena.