Il padre della chiesa, S. Agostino, e il diavolo, di Michael Pacher

Lutero, Calvino e l'etica che gira intorno a una comica baruffa

Giuliano Ferrara

Parliamo tanto di libido perché vogliamo dimenticare il peccato, una guerra che abbiamo tutti perduto nella secolarizzazione senza Dio

Ho due domande per me stesso, da condividere con ironia. Come mai le donne sono oppresse in tutto il mondo, e a casa mia no? Quando finirà questa storia grottesca delle molestie sessuali? Alla prima rispondo semplicemente: perché mia moglie è bella, intelligente, innamorata, ma non è un tipo cordiale, non si fa mettere i piedi sulla testa, bisogna interloquire con la massima cautela. Alla seconda rispondo semplicemente: quando si capirà che la libido va distinta dalla concupiscenza, come insegnano i migliori storici e biografi di Lutero.

 

La libido fa ridere, la concupiscenza è un peccato mortale di superbia e di amore di sé. Calvino reprimeva anche la libido, nella sua ascesi intramondana e teocratica. Sposò malvolentieri una donna per dovere esclusivo pastorale, la amò per nove anni castamente, la perse, la rimpianse. Stop. Lutero sposò una suorina riformata di gran carattere, anche lei poco cordiale, e la corteggiò fino alla morte in una casa-convento in cui si beveva, si scherzava, si scopava parecchio. Gli americani sono evangelici della filiera calvinista, corrente puritana, più ancora scozzese che ginevrina. Trasgrediscono le tavole della Legge che si sono imposti dai tempi del Mayflower, e questo li titilla (ovvio) e li umilia (ovvio). Sono storie di masturbazione, denudamenti, massaggi, avances in ascensore, zinne afferrate un po’ per celia un po’ per non morire: una commedia pansessualista che gira intorno all’orgasmo percepito, una cosa da nulla, come ha ampiamente dimostrato Mariarosa Mancuso in queste pagine. I francesi, anche loro influenzati dalla Haute Société Protestante calvinista, li seguono a ruota nella recente caccia ai demoni del sesso. (Che come ricordato dal cattolico spiritoso Antonio Pascale è piuttosto breve. In un suo bel romanzo e sulfureo è scritto in forma di dialogo più o meno questo. Parafrasi. Lei dice: e mi imponi tutto questo in cambio di un minuto di piacere? Lui si domanda sornione tra sé e sé: ma come si fa a farlo durare un minuto? Per noi cattolici e italiani la repressione calvinista della libido, e la sua liberazione scollacciata che va insieme, è boutade, nessuno mai ci convincerà, nemmeno le vittime di Fausto Brizzi, se sia vero, che il mondo etico gira intorno a queste puttanate).

 

Sarò smentito presto, in tempo di globalizzazione della pippa, ma vedo che i tedeschi e gli scandinavi sono fuori dal quadro. Perché sono luterani. Temono la concupiscenza, e ogni orgoglio ecclesiastico, ma non la libido. Non ne ridono come noi, che abbiamo un alto debito pubblico anche in fatto di commedie, ma la praticano per adesso nel più assoluto riserbo. Per secoli, ora è il quinto centenario delle Tesi famose, gli storici di parte cattolico-apologetica hanno sostenuto che Frate Martino si era smonacato e aveva dato l’assalto alla chiesa romana dell’Anticristo perché aveva molta voglia di fottere (libido). Poi si è capito, l’hanno capita anche loro, che la faccenda fu parecchio più complicata, storicamente e spiritualmente, sopra tutto spiritualmente. Sarà stato libidinoso, non lo nego e non lo affermo, mica sono un freudiano, ma si comportava in modo irreprensibile se non angelico, e ce l’aveva con la concupiscenza, la superbia, l’orgoglio, l’avarizia di sé nel rapporto di fede in fede, con il Dio giusto che giustifica l’uomo, lo salva, non imputandogli i peccati, che lo accompagnano fino alla morte e alla rinascita in Lui, attraverso la sofferenza di croce. Insomma, parliamo tanto di libido, una comica baruffa senza vinti né vincitori, perché vogliamo dimenticare il peccato, una guerra che abbiamo tutti perduto nella secolarizzazione senza Dio. Fine dell’omelia.

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  • Giuliano Ferrara Fondatore
  • "Ferrara, Giuliano. Nato a Roma il 7 gennaio del ’52 da genitori iscritti al partito comunista dal ’42, partigiani combattenti senza orgogli luciferini né retoriche combattentistiche. Famiglia di tradizioni liberali per parte di padre, il nonno Mario era un noto avvocato e pubblicista (editorialista del Mondo di Mario Pannunzio e del Corriere della Sera) che difese gli antifascisti davanti al Tribunale Speciale per la sicurezza dello Stato.