Tariq Ramadan

"Tariq Ramadan si è infiltrato nelle democrazie per portarci l'islam politico"

Giulio Meotti

Parla Caroline Fourest, accusatrice dell'islamologo sospettato di stupro

Roma. Nonostante le accuse di violenza sessuale arrivate da una decina di donne musulmane tra Francia, Belgio e Svizzera fossero già uscite sulla stampa da due settimane, l’islamologo Tariq Ramadan tre giorni fa si trovava a Rimini ospite del Centro Studi Erickson, importante pensatoio di sociologi ed educatori di Trento, a parlare al loro convegno su una “scuola inclusiva”. Ramadan ha tenuto una lezione dal titolo “i requisiti educativi per insegnare e gestire la diversità” (fra gli ospiti, anche Eraldo Affinati e Benedetta Tobagi). “Non ho mai visto nessuno così talentuoso e machiavellico come Tariq Ramadan nel manipolare l’opinione pubblica”, dice al Foglio Caroline Fourest, che a Ramadan ha dedicato il libro “Frère Tariq” e che ha fatto parte per anni della redazione di Charlie Hebdo (oggi scrive per Marianne). Mentre proliferano le accuse di violenza sessuale ai danni di Ramadan, che lui respinge al mittente parlando di “complotto” mentre Oxford lo sospende dall’insegnamento, nel mirino ci finiscono i “compagni di strada” dell’islamologo svizzero. Charlie Hebdo ne ha messo uno in copertina, Edwy Plenel, il direttore e fondatore di Mediapart. Il giornalista ha reagito evocando il “manifesto rosso” del regime di Vichy sulla condanna a morte di 23 resistenti, citando Romain Rolland: “Mi possono odiare, ma non saranno in grado di insegnarmi l’odio”. Dunque i difensori di Ramadan sarebbero i nuovi “resistenti”. Il 17 gennaio 2015 a Brétigny-sur-Orge Edwy Plenel e Tariq Ramadan apparvero in pubblico a fare causa comune contro l’“islamofobia”, benedendo la convergenza tra proletari e musulmani, lavoratori e immigrati. I francesi in quelle stesse ore stavano piangendo i loro morti, quelli di Charlie Hebdo, all’Hyper Cacher e la poliziotta a Montrouge. Due giorni prima, in milioni erano scesi per strada per difendere la libertà di espressione e protestare contro il terrorismo islamista. Ma Plenel e Ramadan “non erano Charlie”.

 

“Si deve distinguere fra la duplicità di Ramadan sull’islam e le accuse di stupro” prosegue Fourest al Foglio. “La cosa più scioccante oggi per me è questo silenzio di una parte della sinistra, è cecità ideologica. Plenel e Ramadan hanno fatto conferenze assieme, e Plenel ha attaccato come ‘islamofobo’ chiunque criticasse Ramadan. Ha negato ogni accusa a Ramadan. Oggi che sappiamo chi sia Ramadan, la sua risposta è dire che è una vittima dell’odio. E’ una intellighenzia miserabile. Sono gli utili idioti di Ramadan, come Edgar Morin, che ha scritto due libri con Ramadan. C’è il direttore del Monde Diplomatique, Alain Gresh, e i sociologi che hanno difeso Ramadan e attaccato le persone che lo criticavano. In Belgio, in Svizzera, in Italia, in Marocco, Ramadan è stato in grado di insinuarsi in tutti gli ambienti che contano. E’ stato un fondamentalista molto intelligente e abile. Su Press Tv, la tv del regime iraniano, aveva un suo programma. E ogni volta che perdeva un incarico in un paese, come a Rotterdam, si spostava in un altro”.

 

Ci si domanda quale sia il segreto del successo di Tariq Ramadan. “Viene da una lunga storia di islamisti dalla visione strategica, il nonno in Egitto, il padre in Pakistan. Tariq serve la ‘dawa’, sdoganare i Fratelli musulmani, convincere le élite, le istituzioni, i giornalisti, gli intellettuali” prosegue al Foglio la giornalista francese Caroline Fourest, grande accusatrice di Tariq Ramadan, cui ha dedicato libri e inchieste.

 

Per Jacques Julliard, la “glaciazione islamica”, di cui sarebbe espressione il sodalizio fra islamologi come Ramadan e una parte della gauche francese, è la terza “glaciazione intellettuale” della sinistra dopo la “glaciazione stalinista” e la “glaciazione maoista”. Alcuni si domandano quali siano le differenze fra i casi Weinstein e Ramadan. “La differenza con Weinstein è che le vittime di Ramadan, che sono numerose quanto quelle di Weinstein, sono donne musulmane religiose che si sentono in colpa, che hanno paura di lui, è come una setta, perché Ramadan ha sottomesso anche psicologicamente le sue vittime” continua Fourest. “Molte ragazze ora parlano di minacce violente, intimidatorie, da parte del network della Fratellanza musulmana. Alla prima donna che ha denunciato hanno dato della ‘puttana sionista’. C’è da aggiungere che è la prima volta che Charlie Hebdo riceve minacce di morte non per aver fatto delle vignette su Maometto, ma per aver ironizzato su Tariq Ramadan”.

 

Secondo Caroline Fourest, la responsabilità maggiore ricade sugli inglesi. “Oxford ha una grande responsabilità in questa storia. Sono atterriti dai fondamentalisti islamici e dai predicatori. Oxford ha dato a Tariq Ramadan la legittimità intellettuale che gli serviva e il Qatar ha pagato per il suo titolo accademico. Senza il Qatar quel dipartimento a Oxford non sarebbe mai esistito. E poi Ramadan è andato a inaugurare un dipartimento a Doha assieme a Yusuf al Qaradawi, l’imam della Fratellanza musulmana. In Inghilterra, Ramadan ha trovato ossigeno. Gli inglesi per anni hanno protetto i peggiori islamisti e jihadisti in nome del multiculturalismo, in cambio di una sorta di ‘pace’ sociale che avrebbe consentito loro di controllare le comunità islamiche. Tony Blair ha persino assunto Tariq Ramadan come consulente e, dopo il massacro di Charlie Hebdo, gli inglesi sono stati i più codardi”.

 

Fourest si felicita per la caduta di questa celebre icona per anni accolta nei salotti, nelle sale conferenze, sui giornali, nelle case editrici che contano, ma avrebbe voluto che Ramadan fosse stato sconfitto sul campo delle idee, non grazie alle accuse di molestie sessuali. “Io sono di sinistra, ho lavorato a Charlie Hebdo, e ho sempre detto che Ramadan era pericoloso per le sue idee e che era un islamista antisemita. Ma una parte della sinistra non voleva sentire e ascoltare. Vedremo se questa sarà la fine di Ramadan. Ci sono ancora molte vittime nell’ombra. Non penso che Ramadan avrà più la stessa capacità di manipolazione che ha avuto finora. Ma ha già di sicuro molti allievi pronti a continuare la sua opera di manipolazione. Tariq Ramadan ha un obiettivo: portare più e più islam nei paesi ospitanti, organizzare un Califfato non come quello dell’Isis, ma infiltrandosi nei paesi democratici, fino a che l’opinione pubblica sarà pronta ad accettare l’islam politico”.

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  • Giulio Meotti
  • Giulio Meotti è giornalista de «Il Foglio» dal 2003. È autore di numerosi libri, fra cui Non smetteremo di danzare. Le storie mai raccontate dei martiri di Israele (Premio Capalbio); Hanno ucciso Charlie Hebdo; La fine dell’Europa (Premio Capri); Israele. L’ultimo Stato europeo; Il suicidio della cultura occidentale; La tomba di Dio; Notre Dame brucia; L’Ultimo Papa d’Occidente? e L’Europa senza ebrei.