L’affanno dei Moratti La squadra di calcio in mano a un magnate indonesiano, la compagnia petrolifera insidiata dal Cremlino, i fratelli Gian Marco e Massimo che chiudono la cassaforte e si separano: a ciascuno il suo. Tutto sembra sossopra in casa Moratti. La famiglia più influente e trasversale della borghesia milanese nel secondo Dopoguerra, è in difficoltà e sembra avviata lungo una parabola che rimanda a tante altre storie eccellenti del capitalismo italiano. Milano non è Torino, monarchica in ogni sua fibra; i Moratti non sono gli Agnelli e l’élite lombarda è sempre stata policentrica, meritocratica, multinazionale persino. Leggi Notturno Nerazzurro di Maurizio Crippa Stefano Cingolani 19 AGO 2013
Nove colonne Non solo Moreno, Marina va e Renzi si prende todos los berluscones Non solo Moreno. Marina non è più scesa in campo. E Matteo Renzi, intanto, s’era già preparato alla controffensiva. Il capo dei rottamatori, candidato alla premiership del Pd e dunque del paese, s’è preso Moreno, star degli Amici di Maria De Filippi ma ha già pronto un elenco di testimonial per campagna elettorale più happy days di tutti i days. Redazione 17 AGO 2013
Jeff Bezos e Diego Della Valle Comprare il Washington Post. Non comprare il Corriere della Sera. Ciascuno fa quel che vuole dei suoi soldi, ma sta a chi scrive sui giornali distinguere, discernere, cercare di capire. Non siamo l’America: lavoriamo meno, siamo infinitamente meno produttivi, abbiamo un sistema di regole vecchio, un welfare incautamente generoso, una mobilità inferiore, uno stato molto più impiccione, un sistema di istruzione e di cultura protetto ma tutt’altro che all’altezza delle necessità di uno sviluppo sensato (delle sfide della globalizzazione, scriverebbe il giornalista collettivo), un modo di essere e di funzionare del capitalismo che è intrinsecamente pattizio, poco libero, poco coraggioso. Ferraresi Vendita di un'epopea - Raineri Aggiungi un Post a tavola - Innovazione, semplificazione, visione e frugalità creativa: i princìpi filosofici di Bezos detti con parole sue - Linkiesta, il Post e Wired la pensano diversamente sulla mossa di Bezos. Un capriccio. No, una rivoluzione - Masneri Da Bezos a Buffett, i grandi capitalisti americani non replicano l’arrendevolezza di quelli italiani sul Corriere - Buttafuoco Non può che essere colpa di Crocetta se il Post improvvisamente è stato svenduto 07 AGO 2013
Manovre sul patto del Corriere e dubbi sull’investimento Rcs La contesa per il controllo del Corriere della Sera è durata due mesi, tra zuffe mediatiche e la battaglia per il controllo della società editrice. John Elkann, presidente di Fiat, in contrapposizione a Diego Della Valle, imprenditore del lusso, mediatore oscillante il banchiere di Intesa Sanpaolo, Giovanni Bazoli, ha ottenuto la maggioranza relativa. Ora deve dare al tutto una struttura di controllo. Oggi si riunirà il patto di sindacato e il cda: i soci dovranno decidere, alla luce dell’aumento di capitale e della conseguente modifica dell’azionariato, se ci sarà e in che modo avverrà una riedizione del patto stesso. Brambilla I “due padroni” del Corriere, i regolatori e il “puparo” Bazoli - Merlo Parla Geronzi “Per comandare in Rcs servono soldi, DDV ce li metta, le banche escano” - Brambilla Della Valle fa il prezioso con Rcs, ma chi ora disprezza comprerà nel 2014? Redazione 31 LUG 2013
Il pm Spataro si fa intellettuale e politico, e distribuisce ordini agli stati Quel che ho scritto lunedì scorso , prendendomi una gentile rampogna nel Foglio di giovedì dal magistrato oggi più influente e combattivo di Milano, Armando Spataro, era discutibile ma chiaro: il trattamento riservato da Cia e alleati all’imam di Milano Abu Omar nel 2003 andava molto oltre le consuete regole dello stato di diritto per tempi ordinari, era diritto d’eccezione, comunque la si pensi di questa eternamente reincarnata Ragion di stato. 28 LUG 2013
Notturno nerazzurro Perché poi che cosa se ne va davvero, come una dissolvenza nei colori della notte, “il nero e l’azzurro sullo sfondo d’oro delle stelle”, che cosa svanisce davvero della sponda inquieta e folle del balùn meneghino, se Massimo Moratti, il petroliere della Milàn di sciuri, che al Forte gira in bicicletta come un vero sciur de Milàn, vende davvero la sua Inter (mah, chissà, è ancora 12X), e non a un suo pari o a un suo dispari, ma al giovane tycoon indonesiano? Le carte son pronte e le garanzie bancarie pure, è arrivato in città Erick Thohir, con i suoi trecento milioni di euro in saccoccia pronti subito per il 75 per cento di un reame nobile del piccolo mondo antico, ma assediato dai debiti. Maurizio Milani Piangere fisso per Luisito Suarez e non per la fame nel mondo 27 LUG 2013
Il fighetto Dem E’ quasi peggio dell’accusa – che piove da destra, che piove da sinistra – di essere dei radical chic. L’ha buttata lì Enrico Letta, nella sua lavata di capo ai deputati del Pd: “Basta fare i fighetti, cercare l’applauso individuale con un tweet o su Facebook non basta più”. La figura del Compagno Fighetto comincia ad avere una sua stabile presenza, nella quotidiana ammuina del teatrino democratico – tant’è che pure il povero Bersani, pochi giorni prima di sprofondare, quasi disperato invocava i suoi: “E spegnete ’sti telefonini ogni tanto! La politica non si fa a colpi di tweet e di sms!”. Leggi l'editoriale Evadere per sopravvivere Stefano Di Michele 26 LUG 2013
Abu Omar e altro, ci scrive Spataro che le rendition non funzionano In due editoriali pubblicati nei giorni scorsi, Lei ha definito “vergognoso” e frutto di “grottesco accanimento giudiziario” il processo celebrato a Milano per il rapimento dell’egiziano Abu Omar, poi trasferito e torturato in Egitto. Lei ha poi esultato per il rilascio a Panama di uno dei condannati, Robert Seldon Lady che, da capo della Cia a Milano, fu tra i principali responsabili di quel fatto, aggiungendo che i metodi violenti della Cia, “fondamento ultimo della nostra libertà”, sono irrinunciabili per quei “patrioti di ultima istanza” che “devono… mettere in condizione di non nuocere feroci nemici della libertà civile nelle democrazie moderne” . Redazione 25 LUG 2013
Los Zetas, ovvero l’ultima lettera prima dell’inferno messicano "Bienvenida la muerte” cantava Manu Chao a proposito di Tijuana, a leggere “Z, la guerra dei narcos” (laNuovafrontiera) di Diego Enrique Osorno, sembra che il benvenuto sia l’orrore. Raccontato senza sublimazione, elencato nelle sue assurdità, declinato lungo la linea di confine tra Messico e Texas, consumato dal gruppo narco-modernista Los Zetas, strutturato in modo orizzontale dove conta l’insieme e non il capo, una sorta di calcio totale applicato al narcotraffico e al controllo del territorio. Un innesto sui vecchi cartelli di Sinaloa, Tijuana, Ciudad Juárez, di un corpo militare addestrato, moderno che prolifera mentre la droga diviene una questione culturale, uno stile di vita condiviso. di Marco Ciriello Redazione 18 LUG 2013
Candidatura fissa Come falso nomade di Milano ho deciso di candidarmi alla segreteria del Partito democratico. Il ragionamento è semplice: l’Unione europea stanzia 500 milioni l’anno per le minoranze etniche (giusto); 70 milioni arrivano a Milano. Perché dovremmo far gestire queste risorse a degli intermediari, o meglio, a dirigenti di un partito che dice di difenderci? Ok, grazie, i fondi li gestiamo direttamente noi nomadi, per cui assumiamo educatori, mediatori culturali e artisti di strada tra i nostri parenti. Ma non solo: il 7-8 per cento di posti lo lasciamo a chi non è iscritto al nostro partitone. Maurizio Milani 17 LUG 2013