La vigilia degli Azzurri tra l'oceano e la paura di fallire La Praia do Negro è una delle spiagge più famose del Brasile, il paradiso dei surfisti. Il Pestana Resort si affaccia proprio lì davanti. Sullo sfondo, il Morro do Careca, letteralmente il “dosso del pelato”, perché la fitta vegetazione è stata scavata nei secoli dall’erosione lenta del vento, e adesso c’è una striscia di sabbia di fronte al mare, sembra quasi la cresta di Balotelli di qualche tempo fa. Presagio? Pierluigi Pardo 22 GIU 2014
Perché un Mondiale non fa (mai) pil. Manaus e altri stadi Uno stadio da 42.000 posti e 300 milioni di dollari per una città di 1.800.000 abitanti. Un investimento forse sostenibile, se la città in questione non fosse Manaus, enclave urbanizzata nel mezzo della Foresta amazzonica, raggiungibile solo in aereo o via fiume. di Massimiliano Trovato (Research fellow dell’Istituto Bruno Leoni ) Redazione 18 GIU 2014
Avremo bisogno di lui, il culo La prima scintilla dell’innamoramento mi si accese al cinema Politecnico, una flaccida canaglia nazista messa a sorvegliare i traffici nelle “Acque del sud” chiede a Lauren Bacall “da dove viene, miss Browning?”, e lei con la sua voce perfidamente roca , “Brazil, Rio”, allora mi dico che un paese in cui ha potuto vivere una donna così è per forza di cose un bel paese, un posto gioioso che nell’oblio e nella sensualità cura ferite, ricostruisce vite perdute e quando le cose vanno male al più ti mette il broncio, non la terra arida di siccità del “Dio nero e del diavolo biondo”, non quella di “Antonio das Mortes” che tanto piacevano alla sinistra del mio tempo. Leggi anche Sicurezza all’ultimo stadio 04 GIU 2014
L’idolo della curva a U Dice che Thomas Piketty sbaglia i numeri, mena le fidanzate, scrive un libro che si chiama “Capitale” e Marx non l’ha mai letto (“Non ce l’ho mai fatta. Voglio dire, non so se tu ci hai provato. Ci hai provato? ‘Das Kapital’ è davvero difficile, e per me non era nemmeno così influente”), cita Balzac e si confonde, produce 700 pagine di saggio (edizione inglese, la più venduta, in ristampa perenne, primo nella classifica di Amazon) riassumibile in tre caratteri, “r>g”, i redditi da investimenti crescono più veloci degli stipendi, cioè i ricchi saranno sempre più ricchi, vanno tassati senza pietà, non accetta le critiche (“non c’è nemmeno un errore”) e parla tantissimo. 30 MAG 2014
L’idolo della curva a U Dice che Thomas Piketty sbaglia i numeri, mena le fidanzate, scrive un libro che si chiama “Capitale” e Marx non l’ha mai letto (“Non ce l’ho mai fatta. Voglio dire, non so se tu ci hai provato. Ci hai provato? ‘Das Kapital’ è davvero difficile, e per me non era nemmeno così influente”), cita Balzac e si confonde, produce 700 pagine di saggio (edizione inglese, la più venduta, in ristampa perenne, primo nella classifica di Amazon) riassumibile in tre caratteri, “r>g”, i redditi da investimenti crescono più veloci degli stipendi, cioè i ricchi saranno sempre più ricchi, vanno tassati senza pietà, non accetta le critiche (“non c’è nemmeno un errore”) e parla tantissimo. 30 MAG 2014
“I think Silvio is right” "I think Silvio is right”, disse nel 2011 il presidente degli Stati Uniti, Barack Obama, schierandosi con il governo italiano di Silvio Berlusconi contro l’idea di lasciar commissariare Roma dal Fondo monetario internazionale. Tutto ciò accadde durante il summit G20 di Cannes, e spinse la cancelliera tedesca “nell’angolo”, fino al punto che la voce di Angela Merkel fu rotta dalle lacrime. La fonte non è il Mattinale curato dal deputato berlusconiano Renato Brunetta, autorevole e di parte, ma il Financial Times, quotidiano british per antonomasia, Bibbia per gli investitori della City e non soltanto loro. Redazione 13 MAG 2014
Contro la Russia la Germania è più dura di quanto si pensi In principio si chiamava Ostpolitik e pareva un ideale, anziché una dottrina politica: al tempo della Guerra fredda Willy Brandt pensava che gli scambi con l’Unione sovietica avrebbero portato cambiamenti positivi anche nei confini del regime comunista. Poi è venuta la diplomazia d’affari usata da Schröder per rafforzare l’economia nazionale sfruttando accordi e amicizie nei palazzi di Mosca. Ora la sottile linea russa del governo tedesco passa per Angela Merkel (ieri in visita a Washington) ed è una linea più dura rispetto al passato, soprattutto nei confronti della crisi in Ucraina. Luigi De Biase 03 MAG 2014
Speciale online Il capitalismo è il peggiore sistema sociale ad eccezione di tutti gli altri Se Paul Krugman dice che il libro di questo Thomas Piketty è la nuova edizione per il nostro secolo dell’anatomia della società civile dell’Ottocento contenuta nel Das Kapital di Marx (in realtà Krugman è spicciativo, scrive in tono entusiasta che è fantastico, il miglior libro da decenni in qua), devo credergli. Se un verbale di commissariato parigino afferma che Piketty le suonava alla moglie, Aurélie Filippetti, ora ministro della Cultura, devo credergli. Se il Wall Street Journal trova il saggio che fa tendenza a Washington ideologico e confuso quanto a dati e interpretazioni, devo credergli. 27 APR 2014
Speciale online 13:10 Prima lo stomaco o la morale? Merkel e il business tedesco con Mosca Come dimostrano le polemiche delle ultime ore, il florido interscambio commerciale tra Germania e Russia potrebbe influenzare Berlino e l'intenzione della prima potenza economica europea di assumere posizioni particolarmente severe nei confronti di Mosca. A margine del vertice bilaterale con il Primo ministro canadese, Stephen Harper, la Cancelliera tedesca, Angela Merkel, aveva accennato alla necessità di ripensare la politica energetica della Repubblica federale. Il che, detto in un periodo nel quale la Germania sta lentamente uscendo dal nucleare per puntare sulle energie rinnovabili è suonato ai più molto sibillino, tanto che la governatrice del Nordreno-Westfalia, Hannelore Kraft, ha chiesto a Merkel di riferire il più presto possibile sulla questione. Leggi anche Lo Prete L'Ue si muove sull'energia ma Putin lo fa da 25 anni Zafesova Via dalla Russia Giovanni Boggero 31 MAR 2014
A Vienna c’è una band che canta la colonna sonora di Maidan “Ogni tempo ha la sua musica”, sostengono parafrasando la scritta che si trova sull’edificio della Secessione – “Al tempo la sua arte, all’arte la sua libertà” (Ludwig Hevesi) – i componenti della rock band viennese Kreisky. Sono tra i gruppi indie più celebrati del momento in Austria e in Germania. Ogni nuovo album è un successo, piace il sound in alcune parti quasi metal. Piacciono i testi, non proprio “arrabbiati”, ma certamente critici su come gira il mondo. Con l’ultimo album, “Blick auf die Alpen” (Vista sulle Alpi), uscito il 21 marzo, hanno però dimostrato di essere dotati anche di una certa capacità chiaroveggente. Andrea Affaticati 27 MAR 2014