Editoriali

Libertà di sanzionare i docenti

Redazione

La prof di Treviso insegnava nel privato, se avesse insegnato in una scuola statale, probabilmente oggi staremmo assistendo al “dibattito” farlocco sulla libertà di pensiero e di espressione o altre ipocrisie

Il caso della professoressa di Matematica Hanane Hammoud, l’insegnante di Treviso che aveva scritto sul un suo profilo social l’infame frase “andate all’inferno, Hitler aveva ragione su di voi ebrei”, ha qualcosa da insegnare – anche al di là della pericolosa diffusione dell’antisemitismo persino nelle istituzioni educative e della necessaria vigilanza che il fenomeno richiede. L’insegnante, di origini libanesi – ottimi studi a Beirut e successiva specializzazione all’Università americana di Dubai: l’odioso occidente fa anche cose buone – è stata dapprima sospesa dal ruolo e ora l’istituto per il quale lavora ha intrapreso l’iter di licenziamento “per giusta causa”. L’annotazione che ne segue è questa: il licenziamento (per ora solo ipotetico) e la sospensione di Hammoud sono stati possibili perché la scuola in cui insegna – che fa parte di H-Farm, un campus di innovazione prestigioso – è una struttura privata, promossa da Cattolica Assicurazioni. I rapporti di lavoro sono regolati dalle regole del privato e all’interno di queste regole c’è anche il rispetto di standard etici e comportamentali su cui la proprietà può intervenire e sanzionare, fino alla decisione di non avvalersi più di una (pur stimata) collaborazione.

 

Se Hammoud avesse insegnato in una scuola statale, probabilmente oggi staremmo assistendo al “dibattito” farlocco sulla libertà di pensiero e di espressione o altre ipocrisie. Il caso del professore di Roma deferito al ministero perché bullizzava uno studente ebreo è già scivolato nel limbo, e frequenti sono i casi (certo, non solo di antisemitismo) in cui il confine tra libero pensiero e prevaricazione viene superato. Ma tutto si perde nel magma del “pubblico” scambiato per licenza. Il caso di Treviso indica un aspetto essenziale per il mondo della scuola, e anche dell’università, come è evidente in questi giorni: saper giudicare e anche sanzionare, con autorità, è parte essenziale dell’istituzione formativa stessa. Si può fare soltanto nel rapporto privato? No, dovrebbe essere compito preciso di ministri, rettori, presidi. Tutti.

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