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Diario di un prof

A fare da bastian contrario è rimasta solo la scuola, fuori è tutto mainstream

Marco Lodoli

Chaplin, Bob Dylan e Fellini? “So’ cose vecchie, professo’”. Così sono i prof, paradossalmente, a produrre controcultura

Pochi giorni fa cercavo di spiegare Adam Smith, teorico del liberismo economico, del “laissez faire”, e anche ideatore della suddivisione del lavoro, che non è più seguito dall’inizio alla fine dall’artigiano, ma viene scomposto in tanti minimi segmenti, ognuno dei quali ignora cosa c’è prima e cosa c’è dopo. “Non so se avete mai visto la divertentissima e terribile scena di ‘Tempi Moderni’, con Charlie Chaplin alla catena di montaggio…”, ho aggiunto, e intanto sulla Lim cercavo lo spezzone del film. Tra questi miei studenti di diciotto, diciannove, venti anni, nessuno aveva mai visto “Tempi moderni”, e fin qui niente di troppo strano. Più strano, forse, è che nessuno avesse mai sentito nominare Charlie Chaplin. “Ma come, il vagabondo con la bombetta e il bastoncino… ‘Luci della città’, ‘Luci della ribalta’, Chaplin, uno dei più grandi artisti della storia del cinema, uno dei più grandi artisti in assoluto del Novecento, un poeta…”. Niente, non pervenuto.

Qualcosa di simile mi è capitato in un’altra classe, in cui spiegavo come poesia e musica a un certo punto si sono separate, ma per tanto tempo sono state unite, come ad esempio nella poesia provenzale, tra i trovatori. “E del resto – ho aggiunto – ancora oggi ci sono cantanti che hanno scritto testi meravigliosi, considerati importantissimi anche dal punto di vista letterario. Pensate che tre o quattro anni fa il Premio Nobel per la Letteratura è stato assegnato a un cantautore americano, Bob Dylan. L’avete mai ascoltato?”. No, mai, nessuno aveva mai sentito nominare Bob Dylan. “Sono cose vecchie”, mi ha detto Mirella, “cose del tempo suo, professo’, a noi non ci interessano, è tutta roba in bianco e nero…”. Persino i Beatles sono pressoché ignoti, e De Sica (Vittorio), Fellini, e Picasso. Da tanto ho questa impressione, quasi sempre confermata dai fatti: ormai gli studenti seguono soltanto il Presentismo. Non so se esiste una corrente artistica con questo nome, non credo, ma ci siamo capiti: vale solo ciò che esprime la pura attualità, il resto sono vasi etruschi, polvere culturale, roba stipata nei magazzini chiusi a chiave del passato.

Il tempo si è definitivamente spezzato in due, corre un crepaccio profondissimo e senza ponticelli tra oggi e ieri. E ieri è veramente ieri, non un secolo fa, un film, una canzone, un’opera dello scorso anno è già inghiottita dalle fauci dell’oblio, è già cibo per vecchi. A scuola è importante lasciare da parte ogni forma di indignazione, non bisogna mai scandalizzarsi, cadere nel comodo sentimento della nostalgia, “ai miei tempi, quand’ero giovane…”: mai. Però è necessario cercare di capire come stanno le cose, in che modo oggi si forma una nuova coscienza. Oggi, per quanto mi sembra di capire, la cultura deve obbedire alle regole dell’intrattenimento. Quelle ricerche originali, a volte provocatorie, a volta complesse, perseguite dagli artisti del Novecento non arrivano più ai miei studenti: sono percorsi ormai persi nel nulla. Eppure nelle periferie, a Roma come altrove, si sono sviluppate forme espressive straordinarie, a Centocelle ad esempio, come racconta benissimo Valerio Mattioli nel libro “Remoria”, sono nati il punk, la techno, il rap, per un desiderio artistico ed esistenziale che andava necessariamente controcorrente.

A ogni ragazzo il mondo così com’è ha sempre fatto schifo, quello che gli veniva offerto dalla televisione, dalla cultura ufficiale, dai padri veniva rifiutato in nome di una autenticità più intensa e sofferta, più viva. Mi sembra, lo dico con cautela e pronto a essere smentito, che ogni diversità venga riassorbita in cinque minuti, senza alcuna possibilità o desiderio di resistenza. Ogni libertà viene fatta salire sulla giostra che gira, gira e stordisce. Vedo Ghali che fa la pubblicità di McDonald’s, Sfera Ebbasta di siti di incontri, i Måneskin a fare smorfie sotto qualsiasi riflettore. “È il mondo d’oggi, professo’, bisogna divertirsi e fare i soldi, solo questo conta veramente…”. Forse ha ragione Mirella, oggi il mondo gira così, a fare i bastian contrari si passa per moralisti bacucchi. E quindi Chaplin e Bob Dylan e Fellini non possono insegnare più niente, non possono commuovere, sono anticaglie arrugginite che generano solo pensieri pesanti e parecchia noia, e forse anche il tetano. Ma così, paradossalmente, è la scuola a produrre controcultura, sono i professori più ostinati che insistono a mostrare film, a leggere libri, a proporre musica che oggi è sabbia negli ingranaggi della società dello spettacolo. La scuola è underground, mentre fuori è tutto accomodante mainstream. 

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