Il premier Mario Draghi e il ministro dell'Istruzione Patrizio Bianchi (LaPresse)

I nodi da sciogliere

Sulla scuola adesso tocca a Draghi

Marco Campione e Salvatore Milazzo

Tamponi gratis ai No vax e verifica dei green pass: a poche settimane dall'inizio dell'anno scolastico, restano ancora irrisolti due problemi fondamentali. Ecco perché è il momento che se ne occupi Palazzo Chigi

La scelta del governo di introdurre l’obbligo di green pass per il personale scolastico è del 6 agosto ed è una scelta opportuna e condivisa dalla maggior parte dell’opinione pubblica e del personale stesso. Nonostante questo consenso assistiamo da settimane a uno scontro molto aspro. Perché? Perché in gioco c’è anche altro, come diremo. E perché è mancata un’assunzione di responsabilità su due punti cruciali: indicazioni chiare su come le scuole debbano controllare la validità del certificato e una scelta politica altrettanto chiara su come comportarsi con quel personale che non vuole vaccinarsi.

 

Sul primo punto, una circolare ministeriale del 13 agosto nella sostanza prevede che le scuole siano tenute a verificare la validità del certificato ogni giorno, introducendo perfino alcuni paletti che rendono inapplicabili tutte quelle soluzioni che si erano ipotizzate per snellire i tempi. È fondamentale un intervento legislativo in sede di conversione del decreto perché queste procedure vengano semplificate, ad esempio consentendo al personale di segreteria delle scuole di accedere ai dati sulle vaccinazioni. Inoltre, in attesa della conversione che non arriverà prima della fine di settembre, andrebbero date alle scuole indicazioni caratterizzate da una maggiore attenzione alla più efficace applicabilità delle norme e delle disposizioni. Sulla seconda criticità – il personale scolastico non vaccinato, ma soggetto all’obbligo di green pass, pena la sospensione dal servizio –, il dibattito di questi giorni si è concentrato sull’opportunità di assicurare loro tamponi gratuiti, dato che il certificato può essere ottenuto anche da chi ne possiede uno negativo eseguito negli ultimi due giorni. La polemica origina dal contenuto del protocollo stipulato tra la maggior parte dei sindacati e il ministro dell’Istruzione.

 

Detto protocollo, infatti, prevede la possibilità di fare convenzioni per tamponi per tutto il personale scolastico, inclusi quindi coloro che, pur avendo avuto una corsia preferenziale per la vaccinazione, hanno scelto deliberatamente di non accedervi. L’indignazione dell’opinione pubblica, di parte del mondo della scuola e l’opposizione del maggiore sindacato dei dirigenti scolastici, Anp, ha portato il ministero a provare a correggere il tiro con la nota dipartimentale del 18 agosto con la quale, di fatto, si modifica unilateralmente il protocollo e si precisa, peraltro non senza contraddizioni con altre disposizioni, che solo i cosiddetti “fragili” potranno usufruire della gratuità. Nota che ha indotto i sindacati a richiedere un incontro urgente, stigmatizzando “disposizioni unilaterali che introducono elementi difformi dalle intese”, con considerazioni di una durezza che non si leggeva da molti anni. Al di là delle imprecisioni e delle debolezze tecniche nella gestione di una vicenda così delicata, al di là dell’incertezza con la quale si sono affrontate fino a oggi le questioni che abbiamo evidenziato, emerge anche un dato politico di quella che sembra la vera posta in gioco: proseguire o meno nella direzione della cogestione sindacale nell’organizzazione delle nostre scuole autonome.

 

Elementi di questa propensione (forse più del ministero che del ministro, forse più per quieto vivere che per convinzione politica) se ne erano avuti altri in questi mesi: il patto per la scuola, ad esempio, al quale non è passato inosservato mancasse la firma del presidente Draghi. Ora questo protocollo, il cui potenziale esplosivo è stato evidentemente sottovalutato dalla parte politica o da chi la consiglia. Tutto ciò suona un po’ strano, in un momento in cui il presidente del Consiglio ha impresso una linea politica chiara e determinata nell’azione dell’esecutivo. Sorge il dubbio che Palazzo Chigi mai avrebbe dato il proprio avallo a un’operazione capace di scaricare sui contribuenti il costo delle scelte di chi decide di non vaccinarsi. Si è trattato di ingenuità tecniche? Sarebbe già grave di per sé. Ha davvero bisogno di questo la scuola? In tanti sono convinti di no.

 

Di certo, oggi, la scuola ha bisogno di Mario Draghi, prima che sia troppo tardi. Lo ha detto a chiare lettere anche Luigi Berlinguer a questo giornale (“Serve la risolutezza che di Draghi abbiamo apprezzato. Deve prevalere la sua linea. Senza tentennamenti”). Ne ha bisogno perché sul punto politico generale e sui due nodi che abbiamo evidenziato sia fatta chiarezza: su quello dei tamponi, per non divaricare ulteriormente le distanze tra una rappresentazione autoreferenziale del mondo della scuola, la scuola stessa e il mondo reale; su quello dei controlli, perché il governo tutto può permettersi tranne di introdurre norme sentite come necessarie ma rese di fatto inapplicabili per gli ostacoli, le incertezze e le ingenuità di un’amministrazione da rivedere. 

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