Pierpaolo Sileri, sottosegretario alla Salute (LaPresse)

Il sottosegretario alla salute

"Obbligo vaccinale? Ne discuta l'Europa. Avanti con il green pass". Parla Sileri

Ruggiero Montenegro

"La riflessione avvenga su scala europea o rischia di essere una norma poco efficace. Il certificato verde non è un surrogato, consente l'attività di screening e spinge verso il vaccino. Terza dose? Seguiamo la scienza e gli enti regolatori"

La situazione, dice, è sotto controllo. Certo, i numeri sono in crescita e “la quarta ondata è già esplosa a metà luglio, con la diffusione della variante Delta. Ma le tendenze  al momento non preoccupano”: mostra un cauto ottimismo Pierpaolo Sileri, sottosegretario alla Salute, quando fa il punto della situazione sulla pandemia. Eppure ci sono ancora circa 4 milioni di over 50, la popolazione più sensibile agli effetti del virus, che ancora non è vaccinata. Come li andiamo a prendere? “Dobbiamo potenziare la campagna di informazione. E poi fare affidamento sui medici del territorio che hanno un ruolo fondamentale, perché è a loro che per primi si rivolgono coloro che hanno dubbi”, risponde al Foglio Sileri, chirurgo e accademico prima di arrivare in Parlamento con il Movimento 5 stelle, e poi al ministero della Salute.

 

Non sarebbe forse il caso di aprire una discussione seria sull’obbligo vaccinale? “Bisogna fare attenzione su questo aspetto. Oggi, i dati e le prospettive non indicano una necessità in questo senso: entro fine settembre, come da target, dovremmo arrivare all’80 per cento di popolazione completamente immunizzata e – spiega l’esponente pentastellato – con una copertura tale non ci sarebbe motivo di arrivare all’obbligo. È chiaro che se dovessero cambiare i fattori in campo, dovremo pensarci”. Ma non solo. Nel ragionamento del sottosegretario   è  una questione che va affrontata ben oltre i confini italiani: “Credo che la riflessione debba avvenire su scala europea. Altrimenti rischia di essere anche una norma poco efficace a causa delle varianti che potrebbero svilupparsi in paesi limitrofi, dove non vige l’obbligo”.

 

Intanto, complice il ferragosto, la campagna vaccinale ha registrato negli ultimi giorni un netto rallentamento, rischiando di compromettere la tabella di marcia del ministero. Ma niente drammi: “Sicuramente c’è uno zoccolo duro intorno tra i 50 e i 69 anni, circa 3 milioni che devono essere raggiunti. Ma penso che qualcuno abbia deciso di vaccinarsi al rientro, per cui aspetterei la fine delle vacanze per dare giudizi”, dice ancora Sileri, secondo cui questo calo “era prevedibile, l’avevamo messo in conto. Ma per esempio, nella prima settimana di agosto abbiamo somministrato un milione di prime dosi, non è un dato da poco. Sono convinto che ora i numeri riprenderanno a salire”.

 

Insomma, in attesa di questo nuovo cambio di passo, non ci resta che il green pass: è uno strumento sufficiente? “Sì, per due ragioni. Da un lato è un ottimo mezzo diagnostico per chi, per varie ragioni, non vuole o non può vaccinarsi. Consente un’attività di screening anche per quei casi che non vengono intercettati dal tracciamento ordinario. E dall’altro spinge verso il vaccino”, ragiona il sottosegretario. Tuttavia, proprio per questo, c’è chi considera la certificazione verde un surrogato dell’obbligo vaccinale, figlio della timidezza del governo su questo tema. “Sarebbe stato così se non ci fosse stata l’opzione dei tamponi, che permette anche a chi non vuole vaccinarsi di ottenerlo. Indubbiamente ha dato un’accelerata alla campagna. Ma no, non è un surrogato. Deve essere considerato come un mezzo flessibile, da rimodulare in base agli eventi e alla circolazione del virus”.

 

Il consiglio di Sileri comunque resta sempre lo stesso: “Vaccinarsi, al di là del green pass”. Anche con la terza dose? “L’Italia rispetterà le decisioni degli enti regolatori”, è l’approccio diplomatico dell’ex viceministro alla Salute del governo Conte II: “Io credo che sarà necessaria per alcuni. Ci sono 20-25 studi che ne mostrano l’utilità nei soggetti particolarmente fragili. Tutte quelle persone per cui si sa che la risposta immunitaria è meno forte”. Per gli altri bisognerà prima capire il tipo e la durata dell’immunità dopo la doppia somministrazione: “Aspettiamo la scienza e ci muoviamo di conseguenza. Per ora ci sono evidenze solo su alcune categorie”. E per questi ultimi l’Italia com’è messa, esiste già un programma? “Probabilmente da ottobre inizieremo con i soggetti più a rischio. Negli altri casi – conclude Sileri – ci teniamo pronti, ma bisognerà attendere le indicazioni degli esperti”

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