Chi deve avere diritto ai tamponi gratis sono i giovani, non gli insegnanti

Luciano Capone

Serve un periodo transitorio di test gratuiti per gli under 50: non per chi, come i docenti, ha avuto il privilegio della priorità nella campagna vaccinale; ma per chi ha già subìto lo svantaggio di essere stato messo in fondo alla lista. Finché non arriverà il loro turno per il vaccino

Sulla scuola, e in particolare sul green pass, il governo sta prendendo le decisioni più contraddittorie e inspiegabili, piegandosi al ricatto e al potere di interdizione dei sindacati come neppure con i partiti di governo come la Lega aveva fatto. Il punto più basso è stato, evidentemente, il protocollo che prevedeva tamponi gratuiti – pagati con le risorse straordinarie attribuite alle scuole – per il personale scolastico non vaccinato. In pratica un’agevolazione per i pochi insegnanti che, pur avendo avuto il privilegio della priorità, non si sono voluti vaccinare: un nudge per i No vax e i Boh vax.

 

In un secondo momento, dopo le polemiche, il ministero dell’Istruzione ha corretto il tiro, con un comunicato, dicendo che i tamponi gratis sono riservati “ai più fragili”, ovvero a chi non si è potuto vaccinare, e non a chi non ha voluto. “Chiariamolo subito, non ci saranno tamponi gratis ai No vax, andremo incontro solo a chi non può vaccinarsi per motivi di salute”, ha detto il ministro dell’Istruzione Patrizio Bianchi al Messaggero. Ma l’interpretazione ex post del protocollo da parte del ministro cozza con quella che ne danno le altre parti coinvolte: da un lato l’Associazione nazionale presidi (Anp) che non ha firmato l’accordo proprio per i tamponi gratuiti ai No vax (“Condividiamo totalmente la posizione manifestata dal ministro e dal suo dicastero, al punto da stupirci della discrepanza tra la stessa e il testo del protocollo che, palesemente, dice altro”, ha commentato il presidente dell’Anp Antonello Giannelli); dall’altro i sindacati che hanno firmato quel protocollo proprio perché garantiva a chi non si è voluto vaccinare di poter continuare a lavorare senza alcun onere (“Il testo parla chiaramente di risorse disponibili anche per sostenere il costo dei tamponi. E’ del tutto chiaro – ha commentato il segretario generale della Flc Cgil Francesco Sinopoli – che la scelta del green pass avrebbe dovuto comportare anche la gratuità dei tamponi che sono nei fatti una opzione obbligatoria per chi non può o non vuole vaccinarsi”).

 

Non regge la spiegazione del ministro Bianchi sui test gratis solo per il personale “fragile” da un lato perché, secondo le norme stabilite dal governo, chi non può vaccinarsi per motivi di salute non è sottoposto ai vincoli del green pass; dall’altro perché tutte le altre parti in causa, sia chi l’ha firmato sia chi non l’ha firmato, danno la stessa interpretazione del protocollo. E’ quindi del tutto evidente che il governo si è piegato ai sindacati, che intendono difendere l’esigua minoranza del personale che non si è vaccinato, per poi pentirsene dopo le forti reazioni di chi non ha apprezzato un cedimento in netta contraddizione rispetto agli obiettivi della campagna vaccinale.

 

La polemica sugli insegnanti e sul personale scolastico dovrebbe però riaprire la discussione sui tamponi gratuiti, per indirizzare questo strumento in senso diametralmente opposto a quanto pensato da sindacati e governo: non agli insegnanti, ma agli studenti. E più in generale alla popolazione più giovane. Non a chi come i docenti ha avuto il privilegio di essere stato messo in cima alla lista delle priorità della campagna vaccinale (un privilegio a cui corrispondono dei doveri); ma a chi ha subìto lo svantaggio di essere stato messo in fondo alla lista per questioni anagrafiche. Non è giusto che i più giovani, oltre ad aver dovuto attendere il vaccino, debbano ora anche sopportare il costo dei tamponi per poter accedere alle attività sociali dove è previsto il green pass. Così pagano un doppio sacrificio.

 

E’ vero che il governo ha stretto un accordo per tamponi a prezzo concordato, 15 euro, che scende a 8 euro per la fascia 12-18 anni, ma non basta. Si dovrebbe prevedere un periodo transitorio, fino a ottobre come in Germania, in cui i test siano gratuiti per gli under 50. Questa policy non è in contrasto con la campagna vaccinale, perché dopo la scadenza di questa finestra, quando cioè tutti avranno avuto la possibilità di vaccinarsi, chi non si sarà vaccinato pagherà il tampone. Ma prima di allora non è giusto far pagare il costo economico del green pass a chi non è affatto No vax ma deve aspettare che prima si vaccinino gli altri. Se lo stato, legittimamente, impone il Green pass e non può ancora offrire il vaccino a tutti, che almeno paghi il tampone a chi è stato messo in fondo alla lista d’attesa.

 

  • Luciano Capone
  • Cresciuto in Irpinia, a Savignano. Studi a Milano, Università Cattolica. Liberista per formazione, giornalista per deformazione. Al Foglio prima come lettore, poi collaboratore, infine redattore. Mi occupo principalmente di economia, ma anche di politica, inchieste, cultura, varie ed eventuali