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Cattivi scienziati

Così l'esplosione di stelle nel cosmo influenza la vita sulla Terra

Enrico Bucci

Un articolo pubblicato su Ecology and Evolution spiega come eventi catastrofici che avvengono a distanze notevolissime abbiano un ruolo nella biodiversità marina

Per millenni, e in culture fra loro diversissime, si è mantenuta viva l’idea che la posizione degli astri e le configurazioni più o meno rare che essi manifestano nel tempo abbiano una influenza diretta sulle vicende terrene. L’astrologia, o per meglio dire le varie e diverse astrologie che si sono storicamente sviluppate, hanno cercato con ogni sforzo di tradurre la regolarità del complicato disegno dei moti celesti in significato: un fenomeno dalla geometrica e mirabile precisione, prima della scienza moderna, è stato associato ad un senso per noi importante, a causa dell’innata tendenza dell’essere umano a ricercare agenti e significati per noi stessi in fenomeni molto regolari. Da Newton in poi, le credenze astrologiche sono diventate obsolete, e sono state superate via via in capacità esplicativa e predittiva dalla moderna astronomia, nonostante la sopravvivenza dei vari credo astrologici e delle loro derivazioni esoteriche, come nel caso della biodinamica; tuttavia, proprio la conoscenza scientifica ha illuminato alcune influenze reali degli eventi cosmici sulla vita del nostro pianeta.

 

L’influsso delle fasi lunari sul comportamento di vari organismi è l’esempio più ovvio e meglio caratterizzato; meno noto, tuttavia, è il fatto che anche eventi cosmici che avvengono a distanze molto maggiori dalla Terra, possono avere influenza diretta sugli organismi viventi. In un recentissimo articolo, abbiamo un esempio particolarmente interessante di questo tipo di influenze. In breve, un articolo pubblicato su Ecology and Evolution ha documentato una possibile influenza diretta nell’ultimo mezzo miliardo di anni da parte di eventi catastrofici, che sono avvenuti fortunatamente lontano da noi, sulla biodiversità della vita marina. Il nuovo studio rivela una grande sorpresa: il numero variabile di stelle a grande massa che esplodono (supernove) a distanze non eccessive dal nostro pianeta è fortemente correlato ai cambiamenti nella biodiversità dei generi marini (il rango tassonomico sopra le specie) durante gli ultimi 500 milioni di anni. La correlazione appare dopo aver normalizzato la curva della diversità marina in funzione dell’estensione dei bassi fondali che si sono avuti nelle ere geologiche, perché questo fattore è noto per controllare fortemente la diversità della vita marina. Come può spiegarsi la correlazione, molto specifica e stretta, tra l’andamento della biodiversità marina documentata dai fossili e l’esplosione delle supernove, documentata dai loro resti nello spazio che ci circonda?

 

Una possibile risposta arriva dall’osservazione che, nei periodi con maggiore numero di esplosioni, si è osservato sul nostro pianeta un clima mediamente più freddo, con una grande differenza di temperatura tra l'equatore e le regioni polari. Questo tipo di clima si traduce in venti più forti, mescolamento degli oceani e trasporto di nutrienti essenziali per la vita nelle acque superficiali lungo le piattaforme continentali. Ora, ragionano gli autori, quando le supernove esplodono, producono raggi cosmici, che sono particelle elementari con enormi energie. I raggi cosmici viaggiano verso il nostro sistema solare, dove alcuni terminano il loro viaggio impattando l'atmosfera terrestre. Precedenti studi hanno mostrato come questo impatto è fonte primaria di ioni, i quali aiutano a formare e far crescere gli aerosol richiesti per la formazione delle nuvole. Poiché le nuvole possono regolare l'energia solare che raggiunge la superficie terrestre, la quantità di ioni generata dei raggi originatisi dalle supernove ha il potenziale per influenzare il clima. Era già noto, peraltro, come si siano avuti cambiamenti climatici sostanziali quando l'intensità dei raggi cosmici è cambiata significativamente nel corso di milioni di anni. Il meccanismo illustrato è ovviamente ipotetico, fondato sull’interpretazione coordinata di una serie di fatti noti, ma non provato direttamente; tuttavia, è plausibile e compatibile con le osservazioni disponibili, per cui il nuovo articolo conclude che le supernove sono vitali per la produttività biologica dei mari influenzando il trasporto dei nutrienti attraverso i cambiamenti climatici.

 

Molte volte abbiamo su queste pagine discusso di come la vita è stata innescata da una biochimica che ha avuto origine per ogni dove, nel cosmo, a partire dalla combinazione in molecole complesse degli elementi chimici generati nelle fucine stellari e in altri oggetti cosmici; tutti sappiamo, inoltre, di come grandi catastrofi causate da comete e asteroidi possano cambiare il corso dell’evoluzione, distruggendo interi ecosistemi e facendo sparire gruppi di organismi; come sopra si accennava, inoltre, la Luna è usata per regolare diverse attività da molti organismi biologici. Adesso, se questo ultimo studio sarà confermato e rafforzato, abbiamo per la prima volta la possibilità di mettere alla prova una teoria scientifica che vede una persistente e forte influenza sull’evoluzione della vita nel nostro pianeta da parte di oggetti a distanze elevatissime: per esempio, una stima accurata della quantità di raggi cosmici che ha investito il nostro pianeta nelle ere geologiche è ottenibile in modo indipendente con diversi metodi, e il peso del loro effetto nell’alterazione del clima può essere determinato in molti modi diversi. E questo è, precisamente, il ruolo della scienza: fornire ipotesi di meccanismi coerenti con i fatti osservati, le quali possano essere messe alla prova, diversamente dalle superstizioni tradizionali che taluni, ancora oggi, si ostinano a preferire alle molto più affascinanti descrizioni scientifiche dell’universo.

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