CATTIVI SCIENZIATI
Abbiamo rotto anche con gli scienziati russi. E abbiamo sbagliato
Tagliare fuori un’intera comunità scientifica, per eventi e colpe chiaramente al di fuori del controllo di quella comunità, è un’azione inaccettabile, esattamente come lo sarebbe punire in maniera selettiva i dimostranti che Putin incarcera a migliaia ogni giorno
La collaborazione scientifica con gli scienziati russi, in tutti i settori, è stata assoggettata a severissime restrizioni, quando non è stata eliminata del tutto. Molti programmi di collaborazione, finanziati o da finanziare, tra cui il programma aerospaziale congiunto, sono stati annullati; intere nazioni, come la Germania, hanno annunciato che ogni forma di collaborazione scientifica con la Russia sarà interrotta.
Il principale fondo di ricerca e innovazione da 95 miliardi di euro noto come Horizon Europe non includerà più la Russia: Mariya Gabriel, membro della Commissione europea, ha affermato nell’ultimo numero di University World News: “L’aggressione militare della Russia contro l’Ucraina è un attacco alla libertà, alla democrazia e all’autodeterminazione, su cui si basano l’espressione culturale, la libertà accademica e scientifica e si basano sulla cooperazione scientifica. Di conseguenza, abbiamo deciso di non impegnarci in ulteriori progetti di cooperazione nel campo della ricerca e dell’innovazione”.
Esiste addirittura un certo numero di riviste scientifiche che al momento non accettano più lavori che originano da strutture di ricerca russe. Inoltre, le annunciate restrizioni sull’accesso a internet dalla Russia rischiano di produrre un ingentissimo, ulteriore danno ai ricercatori di quel paese.
Questo stato di cose è assolutamente funesto.
La libera collaborazione fra scienziati è sempre stata indispensabile; tagliare fuori un’intera comunità scientifica, per eventi e colpe chiaramente al di fuori del controllo di quella comunità, quando per giunta decine di migliaia di ricercatori e altri esponenti del mondo della ricerca scientifica e della cultura russi si sono direttamente esposti al rischio di risposte repressive del proprio paese, protestando contro l’aggressione dell’Ucraina e la guerra in corso, è un’azione sbagliata e inaccettabile, esattamente come lo sarebbe punire in maniera selettiva i dimostranti che Putin incarcera a migliaia ogni giorno.
La possibilità di condurre ricerche tutti insieme nel mondo, di scambiare dati, risultati, idee è alla base del progresso scientifico di tutti; diminuire le connessioni fra le teste danneggia in modo evidentemente stupido tutti, e rafforza i sospetti, gli scambi di accuse, la propaganda e l’isolamento che sono il seme della guerra, e non l’antidoto a essa.
Non per ultimo, la fine della collaborazione scientifica e la ricostruzione di due blocchi separati significa anche l’impossibilità di vigilare a vicenda sui rischi di certe ricerche e di avanzare insieme, invece che separatamente nel mondo, su strade che debbono essere battute da tutti, per valutare sia rischi che benefici di certi tipi di ricerca: è nell’isolamento e lontano dallo sguardo della comunità scientifica internazionale che possono nascere i pericoli peggiori, non collaborando liberamente e in piena luce come tutti i ricercatori che hanno a cuore l’avanzamento della conoscenza intendono.
Lo scambio di conoscenza va promosso, non ostacolato, perché è uno dei ponti migliori che si possono stabilire fra le nazioni; e la comunità scientifica internazionale, dividendosi in frantumi sempre più piccoli e sempre più isolati, muore, non migliora.
La condanna dell’aggressione della Russia nei confronti dell’Ucraina, e della conseguente barbarie militare, da parte di una larghissima parte della comunità internazionale si è associata al colpire proprio ricercatori e intellettuali russi, che quella condanna hanno condiviso a decine di migliaia insieme agli altri cittadini russi scesi coraggiosamente in piazza: la stupidità di una simile azione è evidente a tutti, e necessita al più presto di essere corretta.