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Cattivi scienziati

La conta dei morti

Enrico Bucci

Il numero delle vittime è l’orrido costo della pandemia, ma anche un modo per capire se e come il virus si contrae

 

Qual è stato, finora, il vero costo della pandemia di Covid-19, in termini di salute perduta e di persone colpite? Questa cruciale domanda è una di quelle a cui è più difficile rispondere, perché il monitoraggio della pandemia è stato finora estremamente variabile da nazione a nazione, sia per motivi diagnostici, sia per motivi economici, sia per difficoltà logistiche e impreparazione. Per gli stessi motivi, è difficile persino capire con una certa accuratezza in che situazione siamo, per esempio, in questo mese rispetto a quello appena trascorso: il virus si sta ritirando? E se sì, a livello di singoli territori vi sono differenze sostanziali?

 

Se avessimo dati accurati, potremmo anche tentare di capire se vi sono territori colpiti di più o di meno della media, per studiare quelli e cercare di capire un po’ meglio le caratteristiche grazie alle quali l’epidemia si propaga o, viceversa, si contiene. Il problema non è solo che, come in Italia, non abbiamo tutti i dati che vorremmo: il vero problema è che questi dati sono largamente inaccurati, incompleti, afflitti da mille bias di selezione. Ecco perché, probabilmente, una delle misure più stabili e più affidabili a cui possiamo rivolgerci per capire cosa stia succedendo, pur con tutti i suoi limiti, è quella della mortalità, paese per paese; e particolarmente ci interessa una misura standard, in grado di potere confrontare ciò che succede in paesi con popolazioni molto diverse, quale per esempio l’eccesso percentuale di mortalità rispetto alla media degli anni precedenti.

 

 

Proprio per questo motivo, i giornalisti investigativi del Wall Street Journal hanno interrogato i database delle istituzioni di statistica nazionale di 59 diversi paesi, e per quei paesi hanno confrontato l’eccesso totale di mortalità del 2020 rispetto agli anni precedenti con il numero di morti dichiarati per Covid-19. Considerando tutti i 59 paesi selezionati (quelli per cui esistono dati accurati di monitoraggio della mortalità generale), la mortalità generale è stata del 12 per cento più elevata dell’atteso. In nove paesi, tra cui Norvegia, Nuova Zelanda e Giappone, si è registrata una mortalità minore dell’atteso: ciò, probabilmente, è dovuto all’effetto benefico generale della riduzione della mobilità in lockdown e della maggiore attenzione alla salute durante la pandemia. Se si guarda alla maggioranza dei paesi, si vede tuttavia un forte eccesso: solo negli Stati Uniti, i dati mostrano oltre 475.000 morti in eccesso fino all’inizio di dicembre, un periodo di tempo che include anche circa 281.000 decessi legati al Covid-19, secondo la Johns Hopkins University.

 

In totale, per il periodo considerato dall’analisi, si sono avuti oltre 821.000 morti in eccesso nelle nazioni analizzate, che non sono compresi nella conta ufficiale dei morti per Covid-19 ma che, essendo temporalmente correlati all’onda pandemica, sono quasi certamente conseguenze dirette o indirette dell’aumento delle infezioni virali. Inoltre, se si estende l’analisi fino a oggi, si trovano altri 444.000 morti ufficialmente ascritti al Covid-19, il che presumibilmente significa anche un’ulteriore quota del 12 per cento di morti in eccesso non computati ufficialmente. Ecco: un anno dopo certe dichiarazioni circa “una banale influenza”, qual è il vero, orrido lascito della più importante pandemia da un secolo a questa parte.

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