Sostituire i 21 parametri con un unico indice si può. Un modello

Nicola Bedin

Raffaele Zenti, data scientist, ha creato un “Covid Index”, una misura intelligente che sintetizza le informazioni sull’andamento del coronavirus amalgamando diversi modelli di calcolo. I numeri dicono che la situazione più critica sembra alle nostre spalle

Siamo sopraffatti dalla caotica moltitudine dei commenti e delle opinioni sul SARS-CoV-2. Sono convinto che per fare chiarezza sia indispensabile partire dai numeri, oggi più che mai. I numeri letti, elaborati ed interpretati da chi lo fa di mestiere: i data scientist. Raffaele Zenti, piemontese trapiantato a Milano, è uno di questi. Uno “smanettone” innamorato dei big data. Co-fondatore di Virtual B, azienda di data analytics per il fintech ed il wealth management, Zenti qualche giorno fa non ha saputo resistere al richiamo dei database sulla pandemia. Esasperato dal chiacchiericcio da bar costantemente alimentato dai nuovi esperti della domenica e dai tuttologi a cui non sfugge niente, ha sentito la necessità di capirne di più autonomamente, applicandosi ad un’attività che ai più provoca mal di testa, ma che per lui è invece una passione: macinare numeri.

 

 

Ha creato un “Covid Index”, una misura intelligente che sintetizza le informazioni sull’andamento del coronavirus e del Covid amalgamando diversi modelli di calcolo. Utilizzando un processo di machine learning ha normalizzato e standardizzato i dati, applicando anche del “de-noising” (cioè riducendo i “rumori di fondo”, i numeri anomali o poco significativi che – se non contestualizzati – rischierebbero di essere fuorvianti). La base: i ricoveri in terapia intensiva, i positivi rispetto al numero di tamponi, i deceduti, i ricoverati con sintomi, gli isolamenti domiciliari. Il risultato: una metrica descrittiva assolutamente interessante, un termometro che ci fornisce il quadro d’insieme del livello di criticità della situazione, tenendo in considerazione, “amalgamandoli”, diversi numeri che se isolati risulterebbero invece parziali e non esaustivi.

 

I dati restituiscono un pattern sulla forza del virus, se così vogliamo chiamarla. Non ha una valenza predittiva, ma descrittiva. Per i più curiosi, il retroterra logico usato da Zenti attinge anche al teorema di Bayes, geniale matematico britannico del Settecento. Il Covid Index (più il valore è elevato, peggio siamo messi) ci mostra come la cosiddetta seconda ondata sia solo di poco meno grave della prima. Fatto 100 il valore base alla data del 25 febbraio 2020, il picco si è raggiunto il 24 marzo, giorno nel quale l’indice era pari a 389 punti: il 10 novembre il valore ha raggiunto 341 punti. E’ chiaro dunque che ci troviamo comunque in una situazione critica.

 

 

Non lo diciamo influenzati dal nostro background ideologico, culturale o politico. Lo dicono i numeri. Uno spiraglio di ottimismo può derivare dal fatto che il 21 novembre l’indice è sceso a quota 295, seguendo una riduzione cominciata l’11 novembre. La situazione più critica sembra alle spalle. Naturalmente questa analisi può essere fatta anche su base regionale e locale. Penso che quello di Zenti possa essere uno strumento utile per le istituzioni, anche perché potrebbe semplificare il monitoraggio oggi effettuato attraverso i 21 parametri. Un’immersione profonda nei numeri, usando l’intelligenza artificiale, per portare a galla informazioni a supporto delle decisioni nell’ambito dell’oceano agitato che è la pandemia.

 

*Nicola Bedin, Lifenet Healthcare