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cattivi scienziati

Discriminazioni d'età

Enrico Bucci

Largo ai giovani e isolati gli anziani a rischio Covid? Che cosa non funziona nella dichiarazione di Barrington

Molto furore sta facendo in questi giorni la cosiddetta “dichiarazione di Barrington”, ovvero una lettera aperta promossa da tre ricercatori e firmata poi da moltissimi altri medici e dal pubblico, in cui in sostanza si chiede di considerare tutte le conseguenze di un lockdown – e non solo quelle, positive, su Covid-19 – per stabilire che, alla luce dei molti fatti negativi causati da chiusure prolungate e discussi anche in questa sede, si debba invece optare per una separazione tra chi rischia di più e chi meno, sulla base dell’età. I giovani, in sostanza, dovrebbero essere lasciati vivere senza vincoli, i ristoranti, i cinema e tutte le attività riaprire senza limitazioni e così via, mantenendo invece protetti e isolati gli anziani, fino allo stabilirsi di una immunità di gregge dovuta alla circolazione del virus fra i soggetti mantenuti esposti. Purtroppo, ci sono vari punti critici circa l’idea che questa strategia possa essere efficace, pur condividendo le premesse circa i danni estremi indotti dal lockdown. Questi elementi critici forse sono presenti anche perché questa “dichiarazione” è stata pensata e pubblicata da persone che, a causa dei loro forti preconcetti, hanno preso clamorose cantonate scientifiche proprio sull’immunità di gregge: anche se noi non ne abbiamo sentito parlare, Sunetra Gupta, di Oxford, è famosa in Inghilterra per aver firmato uno scritto in cui a marzo ipotizzava che l’immunità di gregge in Inghilterra fosse già raggiunta, con un 68 per cento di inglesi già esposti. 

Nel merito, in ogni caso, vale la pena di ricordare le obiezioni sollevate da una serie di ricercatori di rilievo, guarda caso proprio in Inghilterra. Julian Tang, professore emerito in Scienze respiratorie presso l’Università di Leicester, ha ricordato come, senza vaccini o farmaci efficaci almeno come quelli per l’influenza, il “focused approach” invocato da Gupta e colleghi non può funzionare, e non si vede come potrebbe essere messo in atto (se non recludendo una parte della popolazione su base anagrafica, il che è inaccettabile e non è detto che funzioni). Rupert Beale, group leader del laboratorio di Biologia cellulare delle infezioni del Francis Crick Institute, ha osservato fra l’altro che la dichiarazione “dà la priorità solo a un aspetto per una strategia sensata – proteggere i vulnerabili – e suggerisce che possiamo costruire in sicurezza la ‘immunità di gregge’ nel resto della popolazione.

 

Questo è un pio desiderio. Non è possibile identificare completamente gli individui vulnerabili e non è possibile isolarli completamente. Inoltre, sappiamo che l’immunità al coronavirus diminuisce nel tempo ed è possibile la reinfezione”. Michael Head, senior research fellow in Global Health dell’Università di Southampton ha aggiunto: “Coloro che stanno dietro la dichiarazione di Barrington sono sostenitori dell’immunità di gregge all’interno di una popolazione. Affermano che ‘quelli che non sono vulnerabili dovrebbero essere immediatamente autorizzati a riprendere la vita normale’, con l’idea che in qualche modo i vulnerabili della società saranno protetti dalla conseguente trasmissione di un virus pericoloso. E’ una pessima idea. Abbiamo visto che anche con lockdown stringenti in ​​atto, c’era un enorme numero di morti in eccesso, con gli anziani che ne sostenevano il peso maggiore, e il 20-30 per cento della popolazione britannica sarebbe stata classificata come vulnerabile a una grave infezione da Covid-19. Circa l’8 per cento della popolazione del Regno Unito ha un certo livello di immunità a questo nuovo coronavirus e tale immunità probabilmente diminuirà nel tempo e sarà insufficiente per prevenire una seconda infezione. Una strategia basata sull’immunità di gregge promuoverebbe anche ulteriori disuguaglianze nella società, ad esempio nelle comunità etniche nere, asiatiche e minoritarie. La dichiarazione ignora anche il peso emergente del ‘long Covid’. Sappiamo che molte persone, anche fra i più giovani che hanno sofferto di una malattia inizialmente lieve, soffrono delle conseguenze a lungo termine di un’infezione da Covid-19”. Stephen Griffin, professore associato presso la scuola di Medicina dell’Università di Leeds, ha detto fra l’altro che “i mezzi con cui i firmatari propongono di raggiungere il loro obiettivo si basano sul raggiungimento della cosiddetta ‘immunità di gregge’, che nella migliore delle ipotesi è attualmente un concetto teorico per Sars-CoV-2. Al contrario, le restrizioni sociali combinate con misure efficaci di test rapidi hanno efficacemente ridotto la diffusione del virus in diversi paesi. I firmatari propongono che ai membri della popolazione ritenuti abbastanza in salute da sopportare l’infezione dovrebbe essere consentito di operare normalmente, godendo del pieno accesso al lavoro, all’istruzione, alle arti, all’ospitalità, ecc. Al contrario di quelli ritenuti ‘vulnerabili’ al Covid-19 grave. Questo approccio ha profondi difetti etici, logistici e scientifici”.

Per Simon Clarke, professore associato di Microbiologia cellulare presso l’Università di Reading, “attualmente non ci sono prove su Covid-19 che suggeriscano che un approccio passivo a lungo termine abbia alcun merito. Nonostante gli enormi progressi nella nostra comprensione del coronavirus, non sappiamo nemmeno se l’immunità di gregge sia possibile”. James Naismith, direttore del Rosalind Franklin Institute e professore a Oxford, ha commentato: “Non sappiamo ancora quanto durerà l’immunità, quindi ottenere l’immunità di gregge potrebbe non essere semplice. Non abbiamo l’immunità di gregge al raffreddore comune nonostante molti di noi ne abbiano uno o più all’anno”. Jeremy Rossman, lettore senior onorario in Virologia presso l’Università del Kent, ha detto infine: “Sfortunatamente, questa dichiarazione ignora tre aspetti critici che potrebbero comportare impatti significativi sulla salute e sulla vita. In primo luogo, non sappiamo ancora se sia possibile ottenere l’immunità di gregge. […] In secondo luogo, la dichiarazione si concentra solo sul rischio di morte per Covid-19, ma ignora la crescente consapevolezza del long Covid, cioè che molti giovani adulti sani con infezioni ‘lievi’ da Covid-19 stanno vivendo sintomi protratti e disabilità a lungo termine. Terzo, i paesi che hanno rinunciato al lockdown a favore della responsabilità personale e della protezione mirata degli anziani, come la Svezia, non sono stati in grado di proteggere con successo la popolazione vulnerabile”. Io credo che vi sia molto da riflettere, prima di presentare entusiasticamente come soluzione, ancora una volta, quella dell’immunità di gregge (a meno di non voler mantenere segregata una fetta di popolazione a tempo indeterminato); e credo che le critiche, particolarmente sui punti in cui sono tutte concordi, vadano prese in considerazione quanto le lodi della “di - chiarazione di Barrington”. 

 

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