cattivi scienziati

Danni asintomatici

Enrico Bucci

Occhio alle bufale: sia i polmoni che il cuore dei soggetti asintomatici possono subire danni. E la durata si estende ben oltre quella dell’infezione. Cosa dicono gli studi

Dopo la bufala dei pazienti morti “per” e di quelli morti “con” il coronavirus, smentita dall’analisi delle cartelle cliniche effettuate dall’Istituto Superiore di Sanità, c’è ora una nuova, fuorviante arma semantica che certi irriducibili negazionisti continuano a utilizzare: quella della distinzione fra malattia e infezione, a significare che chi ha il virus, ma non mostra sintomi, non è malato, così che l’aumento del numero dei soggetti infettati evidente da settimane non dovrebbe preoccupare nessuno, perché si tratterebbe non di malati, ma quasi di “portatori sani” del virus.

Ora, al di là dell’ovvia considerazione che se il virus aumenta la sua circolazione, inevitabilmente aumentano anche i casi di ricovero in ospedale e in terapia intensiva, come stiamo inequivocabilmente sperimentando, e alla fine aumentano anche i morti giornalieri, come abbiamo appena cominciato a vedere, qui mi preme ricordare che se un soggetto infettato dal virus non percepisce sintomi di rilievo dall’inizio alla fine dell’infezione non significa affatto che quel soggetto non stia subendo un danno, la cui rilevanza potrebbe divenire apparente ben dopo la guarigione.


Già a giugno Eric Topol, il fondatore e direttore dello Scripps Research Translational Institute in California, scriveva che “l’assenza dei sintomi di Covid-19 nelle persone infettate da Sars-CoV-2 non implica necessariamente l’assenza di danni”. C’è bisogno di indagare maggiormente il significato dei cambiamenti subclinici visibili nei polmoni mediante Tac”. A cosa si riferiva Topol? Per esempio, allo studio condotto sulla nave da crociera Diamond Princess: su 76 soggetti in cui il virus non ha dato nessun sintomo apparente, il 54 per cento presentava comunque lesioni polmonari. O anche a uno studio sui bambini (11 mesi – 14 anni) condotto in Cina, in cui una porzione non trascurabile di soggetti dal decorso completamente asintomatico manifestava parimenti le classiche opacità polmonari e quindi le classiche lesioni legate all’infezione nei polmoni.

 

La presenza di queste lesioni polmonari desta preoccupazione, perché esse potrebbero costituire un ovvio fattore di rischio predisponente ad altre condizioni, in soggetti che oltretutto in molti casi non sono consapevoli di essere stati infettati e dunque di possederle. Fra le tante possibili ricadute dannose, per fare un esempio concreto, vi è la possibilità di un accresciuto rischio di eventi infausti per quei soggetti con danno polmonare subclinico da Covid-19 che dovrebbero sottoporsi a radioterapia toracica, come descritto in un lavoro pubblicato pochi giorni fa.

 

Non solo i polmoni, ma anche il cuore dei soggetti asintomatici può subire danni, la cui durata si estende ben oltre quella dell’infezione. In uno studio su 100 pazienti, con età media di soli 49 anni, di cui la grandissima parte asintomatici o con sintomi molto lievi, si è trovato che a due mesi dal test che aveva rilevato il virus, il 78 per cento presentava anomalie cardiache e il 60 per cento aveva miocardite, cioè un’infiammazione del muscolo cardiaco. Questo perché il cuore è uno degli organi sui cui tessuti è presente in abbondanza il recettore del virus, Ace2; per cui anche i soggetti asintomatici, come dimostra lo studio citato, possono sperimentare danni più o meno seri.

 

Questi danni, la cui durata è certamente come minimo di qualche mese, ma che non è noto per quanto possano estendersi al massimo nel tempo, possono non comportare alcuna conseguenza, oppure possono invece essi stessi predisporre guai peggiori; nessuno lo sa, ma è evidente che si tratta comunque di “segni clinici” del passaggio del virus che si trovano anche nei soggetti asintomatici. Persino rare e pesanti conseguenze dell’infezione possono manifestarsi nei soggetti asintomatici: i bambini asintomatici possono sviluppare una sindrome infiammatoria multisistemica, la quale è stata trovata associata in età pediatrica a Covid-19.

 

In breve, più si studiano i soggetti asintomatici, più si evidenziano i “danni silenti” del Covid-19; ragion per cui bisognerebbe essere molto, molto prudenti nel dichiarare che i soggetti asintomatici non sono pazienti o malati, derubricando con questo artificio semantico la loro infezione a mera statistica che non desterebbe preoccupazione. Basta con i giochini semantici, e pensiamo a evitare le infezioni senza se e senza ma.

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