A Roma procede la preparazione delle scuole nel rispetto delle normative anti contagio (foto LaPresse)

Cattivi scienziati

Scuole aperte, si può

Enrico Bucci

Alcuni studi dicono che il virus non si argina chiudendo gli istituti, ma cambiando stile di vita fuori dalle classi

In vista della riapertura delle scuole, uno degli interrogativi che ci si pone è quanto e se sia diffuso il virus fra gli scolari, visto che soprattutto fra bambini e ragazzi l’infezione è spesso asintomatica. A questa domanda prova a rispondere uno studio appena pubblicato su Jama, che ha esaminato 33.041 bambini, i quali si erano sottoposti a visite di controllo in 28 ospedali degli Stati Uniti. Di questi, 250 bambini senza sintomi sono risultati positivi a Sars-CoV-2, con percentuali variabili fra lo 0 per cento e il 2,2 per cento a seconda del particolare ospedale considerato e con una prevalenza media totale di circa lo 0,7 per cento. La cosa interessante rilevata da questo studio è che, durante le 6 settimane in cui sono stati raccolti i dati dello studio, l’infezione asintomatica in età pediatrica correlava robustamente con la prevalenza settimanale osservata per il virus su tutta la popolazione, senza nessun altro fattore in grado di influenzarla in maniera significativa: dunque, la frazione di infezioni in età pediatrica era dipendente solo dal tasso di infezione totale dell’intera popolazione, e non, per esempio, dalla quantità di test eseguiti, dall’indicazione che aveva portato a effettuare il test o dal sito in cui era stato effettuato, eccetera. Questo risultato ha un’importante conseguenza: il rischio di infezione in età pediatrica non è particolarmente influenzato da fattori correlati alla fisiologia, al comportamento o alla socialità dei bambini, ma appare semplicemente seguire il rischio generale nella popolazione completa.

 

 

Stabilito che il rischio in età pediatrica è proporzionale alla prevalenza del virus nella popolazione, è evidente che la miglior misura protettiva nei confronti di bambini e studenti non dipende dal fronteggiare o limitare fattori speciali per quell’età, quanto dalla capacità di abbattere la circolazione del virus nell’intera popolazione, non solo nelle scuole o in occasione di particolari momenti, ma in generale in tutto l’ambiente in cui essi c si trovano a svolgere le proprie attività.

 

Questo dato, che significa che non vi è una particolare circolazione del virus nascosta dalla mancanza di sintomi tra bambini ed adolescenti, va considerato insieme ad altri due. Il primo riguarda la trasmissione secondaria da bambini ad adulti. Sia in uno studio svolto in Corea su 107 “casi indice” in età pediatrica, sia in un altro svolto in Svizzera su 40 casi pediatrici, sia in uno più piccolo svolto in Cina su 10 bambini hanno tutti trovato che la trasmissione secondaria da parte di casi indice pediatrici è percentualmente più bassa che non in media, con i valori più piccoli per le età minori.

  

 

Infine, il rapporto del 6 agosto dell’Ecdc (European Center for Disease Control) per quel che riguarda la circolazione del virus nelle scuole sottolinea che, ancora oggi, nonostante i casi occorsi recentemente negli Stati Uniti e in altri paesi, al momento gli outbreak partiti nelle scuole sono ancora pochi (anche se potrebbero essere sottostimati proprio per la maggior prevalenza di soggetti asintomatici fra gli scolari). Lo stesso rapporto, in accordo con la letteratura disponibile, mostra inoltre come la chiusura delle scuole, da sola, sia una misura di limitata efficacia per quel che riguarda la circolazione del virus, sottolineando ancora una volta il contributo relativamente modesto delle infezioni scolastiche. 

 

Per tutti i motivi elencati, è evidente che il problema dell’eventuale circolazione aumentata del virus dovuta alla riapertura degli istituti scolastici non è contenibile con misure che siano esclusivamente dirette alle scuole, e comunque, rispetto alla circolazione virale al di fuori delle scuole stesse, ha un peso atteso non predominante sullo sviluppo epidemico. Focolai, probabilmente, ce ne saranno: ma, per quello che ne sappiamo oggi, la risposta non può comportare la sospensione delle lezioni, bensì deve consistere nel cambiare il comportamento dell’intera società – anche all’esterno delle classi – verso le buone norme di contenimento dell’epidemia. Queste norme, applicate in maniera omogenea fuori e dentro le aule, aiuteranno a proteggere gli insegnati e gli allievi, e a mantenere gli ospedali vuoti.

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