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Il massimo esperto mondiale di Xylella ci racconta i guai causati dai complottisti

Luciano Capone

"La disinformazione su Xylella ha causato ritardi nell'attuazione delle misure per arrestare o rallentare l'avanzamento della malattia dell'olivo". Parla Alexander Purcell, professore emerito alla Università di Berkeley

E' iniziato a Bari il Congresso dell'Associazione Luca Coscioni che, nelle sue tre giornate, ha previsto una discussione dedicata alla Xylella, il batterio che sta distruggendo l'olivicoltura pugliese. L'epidemia si è diffusa anche a causa degli interventi a gamba tesa della magistratura, della cattiva informazione e della pessima politica che, alimentandosi a vicenda, hanno ignorato le evidenze scientifiche e addirittura colpevolizzato i ricercatori. “Xylella: dalla prova scientifica alla decisione politica per la rinascita dell’ulivo in Puglia”, è il titolo dell'incontro.

 

L'ospite d'onore è Alexander Purcell, professore emerito alla Università di Berkeley e massimo esperto mondiale di Xylella, un batterio molto conosciuto in California dove da oltre un secolo colpisce la vite. Purcell, che già ci aveva scritto una lettera nel 2015 al Foglio chiedendo alle autorità di intervenire subito ascoltando gli scienziati e abbandonando il complottismo, parla con il Foglio dell'intera vicenda, delle cose sbagliate accadute e di quelle giuste da fare, facendo chiarezza anche su un aspetto che lo ha visto, suo malgrado, protagonista dell'inchiesta della procura di Lecce che ha messo sotto accusa i ricercatori italiani.

  

Professore, considera la possibilità di trovare e utilizzare cultivar resistenti alla Xylella una soluzione concreta?

“Sì, le cultivar resistenti e tolleranti sono metodi molto pratici per altre malattie causate dalla Xylella fastidiosa, come il mandorlo. Tuttavia, non dimentichiamo che le cultivar resistenti e tolleranti hanno lo svantaggio di ospitare Xylella, che può rappresentare una minaccia per varietà sensibili o altre piante ospiti non infette. E a lungo termine non si può escludere il rischio che compaiano altri genotipi di Xylella che superino la resistenza delle piante”.

 

Quanto può avere inciso la diffusione di notizie infondate e teorie del complotto sul mancato contenimento dell'epidemia? In Italia c'è ancora chi sostiene che non è la Xylella a causare il disseccamento degli ulivi, qual è il consenso della comunità scientifica su questo punto?

“La disinformazione e l'incomprensione su Xylella hanno causato ritardi nell'attuazione delle misure per arrestare o rallentare l'avanzamento della malattia dell'olivo, che è causata da Xylella. I coltivatori che non riescono a rimuovere gli alberi malati non solo aumentano e accelerano la morte dei propri alberi, ma anche quella degli alberi dei vicini e delle piante autoctone sensibili a Xylella”.

 

Anche in California si è dovuta fronteggiare un'epidemia di fake news? E come?

“Abbiamo avuto alcuni esempi di false affermazioni su metodi di controllo chimico o colturale in grado di controllare o curare le viti infette di Xylella, affette dalla malattia di Pierce. Nessuno di questi metodi alternativi ha poi dimostrato di avere alcun valore per il controllo del batterio”.

 

Quali sono gli ulteriori fitopatogeni che a suo giudizio costituiscono un grave rischio per le coltivazioni europee? Di chi dovremmo preoccuparci per prevenire un nuovo caso Xylella?

“Il Citrus greening (l'inverdimento degli agrumi, ndr) è una grave malattia, ancora più grave per l’agrumicoltura rispetto alla malattia degli agrumi causata dalla Xylella che si trova ora in Brasile. Altri genotipi di Xylella possono causare la letale malattia di Pierce della vite e della bruciatura delle foglie di mandorlo. Potrebbero esserci nuove malattie da Xylella che potranno manifestarsi in futuro in colture o specie selvatiche in cui fino a ora non sono stati segnalati problemi causati da Xylella. In ogni caso, ulteriori genotipi del batterio causano malattie principalmente delle piante perenni”.

 

Che idea si è fatto dell'inchiesta della Procura di Lecce? Nell'indagine i pm che hanno accusato gli scienziati italiani hanno scritto che lei durante un panel dell'Efsa avrebbe fatto la seguente affermazione: "Non fate il nostro stesso errore: contro la Xylella gli abbattimenti non servono a nulla". E' vero?

“Non ho mai fatto questa affermazione secondo cui mi opporrei alla rimozione degli ulivi malati come parte di una strategia di controllo. Proprio il contrario. Le mie affermazioni le ho fatte in un discorso a una conferenza sulla Xylella fastidiosa tenutasi a Bruxelles nel 2017. Il mio discorso è stato registrato e archiviato su Internet, si può verificare che non l'ho mai detto. Un gruppo di studenti di scienze ha pubblicato sul loro sito web una mia intervista in cui ho confermato di non averlo detto”.

 

A suo giudizio qual è la qualità della comunità scientifica italiana che si è occupata di Xylella?

“Sono rimasto impressionato dalle lunghe ore e dagli sforzi che gli scienziati hanno messo nella ricerca sul problema della Xylella nel Salento per avere iniziato con un supporto finanziario molto limitato. Altrettanto impressionante è stata la loro apertura alla condivisione dei dati e  allo sviluppo di collaborazioni. Dovreste notare come hanno rapidamente pubblicato i loro importanti risultati”.

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  • Luciano Capone
  • Cresciuto in Irpinia, a Savignano. Studi a Milano, Università Cattolica. Liberista per formazione, giornalista per deformazione. Al Foglio prima come lettore, poi collaboratore, infine redattore. Mi occupo principalmente di economia, ma anche di politica, inchieste, cultura, varie ed eventuali