editoriali

Lasciate stare i morti da Covid

Redazione


Vergognosa speculazione elettorale del Pd con Crisanti, peggio di Salvini

Che almeno si lascino da parte i morti. Sarebbe già qualcosa: un minimo di civiltà, un poco di decenza nelle regole d’ingaggio di una campagna elettorale che pare già abbastanza sbracata per rendere necessario anche il ricorso ai pochi residui tabù della morale. I morti, appunto: quelli reali, che sono stati tantissimi, e perfino quelli ipotetici. E invece ieri Matteo Salvini e Andrea Crisanti anche su quello sono riusciti a litigare. E, va detto, nessuno dei due ci ha fatto una gran figura. Non di certo il leader della Lega, che per ammiccare all’elettorale boh vax ha approfittato della notizia della candidatura dello scienziato tra le file del Pd per contestare, retrospettivamente, le scelte prese dai passati governi sulla pandemia.

  

Ma se Salvini è quel che è, Crisanti riesce perfino a risultare più sgradevole. Perché la risposta che ha dato al leghista (“Se fossimo stati nelle sue mani ora ci sarebbero 300 mila vittime di Covid al posto di 140 mila”) è inqualificabile da ogni punto di vista. Lo è perché priva di alcun effettivo fondamento, e quando si affrontano certi temi, specie se lo si fa con le stimmate del tecnico, bisognerebbe rifuggire dalla tentazione del commento da bar. Lo è perché proprio Crisanti, sempre zelante nello spaccare il capello in quattro ogni volta che lo si interrogava in tv sulle scelte del governo, dovrebbe allora spiegare da dove trae quel dato. Perché 300 mila e non 290 mila? O perché non 310, o 400, o 32?

   

E lo è perché si fa fatica a non notare come, nella presunta superiorità della sua autorevolezza, Crisanti non abbia esitato a contestare, nei mesi, non solo le scelte di Salvini (che sulla gestione della pandemia ha avuto ben poche responsabilità, e menomale), ma anche quelle del ministro Speranza, con cui pure ora condivida la candidatura, del Cts “lottizzato” (ipse dixit), del governo Draghi alla cui agenda il partito che lo candida dice di volersi ispirare. Si è spesso contestata l’irresponsabilità dei politici che si ergevano a luminari dell’epidemiologia; ma neppure degli scienziati che s’improvvisano capipopolo si sentiva la mancanza.